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Intervista alla pianista neoclassica Antonija Pacek

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Antonija Pacek, la compositrice e pianista neoclassica dal pubblico multigenerazionale e multiculturale, in occasione della sua venuta a Roma per il concerto del 24 febbraio all’Auditorium Parco della musica, ha rilasciato un’intervista a Donna in Affari

Antonija Pacek, compositrice e pianista neoclassica di origine croata ora residente a Vienna, il 24 febbraio ha presentato in anteprima italiana all’Auditorium Parco della Musica il suo terzo album “Il Mare” uscito il 7 dicembre 2018. L’artista laureata a Cambridge in psicologia che ha insegnato a Vienna per 22 anni, ha spiegato che nel comporre le sue melodie è come se si immergesse in un’altra dimensione. I brani della Pacek sono infatti ispirati alle emozioni della vita, tratteggiano una personalità minimalista e raccontano le sfide della vita da superare con determinazione, le delusioni, l’amicizia, il perdono, il senso di fede e la fiducia nelle proprie azioni.

Il concerto-evento che ha ottenuto il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica di Croazia e del Forum austriaco di cultura, riflette atmosfere romantiche, raccontando in musica le bellezze del suo Paese come nei suoi precedenti lavori, “Soul Colours” e “Life Stories”. In quest’ultima opera “Il Mare”, composta da tredici brani originali, si scorgono perlopiù elementi che richiamano la natura, i boschi e l’acqua influenzando tutti i suoi pezzi musicali. Nella tournée 2019 l’artista internazionale oltre all’Italia toccherà l’Austria, la Croazia e gli Emirati Arabi.

Ecco cosa ci ha raccontato durante il nostro incontro

Intervista con Antonija Pacek

pianistaQuando inizia a coltivare la passione per la musica e cosa l’ha spinta a continuare in questa direzione?
Sono rimasta affascinata dal pianoforte, che ho sentito la prima volta nella scuola materna. A sei anni mi sono iscritta ad una scuola di musica per imparare a suonare questo strumento e ricordo che mia madre fece grandi sacrifici per comprare un pianoforte. La prima canzone, “Tamed Courage”, l’ho composta a 11 anni e fu pubblicata nel mio primo album. Quando decisi di interrompere la scuola di musica, suonai in una band locale con la quale scrissi diversi brani insieme al chitarrista della band. Nel mio paese natale, allo scoppio della guerra fui costretta a trasferirmi a Vienna e per molto tempo non potei permettermi di comprare un pianoforte. Quando mi trasferii a Cambridge per studiare, nel campus c’era un pianoforte a coda ma era chiuso in una stanza e per suonare dovevo chiedere il permesso. Alla fine degli anni ’90 mio marito mi regalò un pianoforte e da quel momento non ho più smesso di suonare. Capii che solo con la musica potevo esprimere le mie capacità, incoraggiata soprattutto dalla famiglia e dagli amici. Nel 2009 ho pubblicato il mio primo demo che fu distribuito e venduto tramite CD Baby. Da quel momento la mia musica iniziò ad essere trasmessa su Whispering Radio negli Stati Uniti.

Nel suo ultimo lavoro, “Il Mare”, trapelano molte emozioni. Da dove parte questa energia creativa che la rende così profonda e meditativa?
La musica che compongo proviene dal profondo della mia anima, specialmente quando vedo qualcosa di ingiusto intorno a me. Attraverso la musica racconto con onestà storie ed emozioni ed è questo sentimento a rendere le mie composizioni profonde, meditative e poetiche. Le persone ascoltando la mia musica colgono sentimenti veri e reali.

Qual è il messaggio che vuole lanciare allo spettatore ascoltando i suoi brani in “Life Stories”?
Ancora una volta attraverso la musica narro storie di vita reale. Le storie di questo album sono ispirate alla mia famiglia. “Sorrow”, “Lost”, “Reaching Sky”, “Your Love’s Here” sono dedicate alla perdita di mia madre mentre “Soft Place” a mio padre e “We Were Meant to Meet”, “Loving You”, “You Are My Whole World” e “Ecstasy” sono ispirate all’amore per mio marito. “Strong” è invece una canzone che rappresenta un momento di rottura perché mi ha consentito di abbandonare il passato per concentrarmi sul mio benessere e sulla mia famiglia. Infine “Little Lea” e “For Alina” sono dedicate alle mie due giovani figlie. In questo modo sono riuscita ad esprimere con onestà la mia vita e tutto quello che mi circonda.

La sua musica è definita colta perché si rifà al periodo neoclassico. Pensa che questo stile si accosti alla sua personalità e perché?
Sono una persona ottimista e positiva per la maggior parte del tempo e cerco sempre qualcosa di buono anche in situazioni difficili o negative. Personalmente ascolto molti generi musicali e le mie composizioni riflettono questo mix di generi, così molti esperti definiscono la mia musica come una fusione tra quelle classica, pop e soft jazz, mentre altri la definiscono neoclassica. Fondamentalmente le persone che ascoltano i miei brani colgono la speranza nella vita e questo sentimento riflette molto bene la mia personalità.

AuditoriumQuando compone un brano, lo concepisce pensando di contribuire alla crescita della società o è solo un modo per trasmettere il suo mondo interiore?
Mi esprimo solo in maniera intima e familiare e chi ascolta i miei brani percepisce un sentimento reale perché colpisce molti lati emotivi di noi stessi. Se la mia musica poi apre la strada ad altre persone per elaborare nuove sfide, allora posso affermare di essere in grado di contribuire alla crescita della società.

Le tredici composizioni dell’album “Il Mare” sono strumentali, addolcite dall’immaginazione poetica e da suoni inesplorati, mentre il 14esimo brano è vocale. Da cosa è stata ispirata?
La quattordicesima canzone si intitola “the Sea” ed è interpretata dalla bellissima voce di Barbara Kier. Questa canzone è un addio a mia madre morta nel 2013. Dentro di me ero consapevole che non l’avrei più vista e che lei non avrebbe mai conosciuto i suoi nipoti, ascoltato i miei concerti o la mia musica. Posso dire che con questo brano ho raggiunto il più alto momento introspettivo perché ho accettato per sempre la sua scomparsa.

Quanto ha influenzato l’attività di artista il suo secondo interesse, quello per la psicologia?
La musica è un linguaggio universale pieno di emozioni e non devi tradurlo. La psicologia studia la percezione di come le persone affrontano le emozioni. Con la musica siamo in grado di comunicare il nostro dolore, la gioia, la felicità, le ansie… la musica si può definire terapeutica in questo senso. Ci sono studi che affermano che le persone si possono salvare durante interventi chirurgici se la musica viene fatta ascoltare durante un’operazione delicata. I bambini prematuri ad esempio crescono meglio se sono circondati dalla musica classica, i pazienti di Alzheimer reagiscono a livello emotivo alla musica anche se non riescono più a riconoscere i membri della famiglia. È dimostrato che con l’ascolto della musica si diventa più creativi e felici e questi elementi si incarnano anche nella psicologia. Psicologia e musica sono quindi interconnessi più di quanto la gente pensi.

Per un certo periodo della sua vita da docente si è occupata di investigare sulla natura delle persone. Le sue composizioni sono influenzate da questa passione?
Credo di sì! Queste attività ed esperienze di vita sono in qualche modo correlate.

Da chi è composto il suo pubblico?
Il mio pubblico si può definire multinazionale e proviene da diversi contesti culturali, età e generi diversi. Guardando le statistiche mi sono resa conto che la mia musica è perlopiù ascoltata in Italia, Germania, Stati Uniti, Canada, Croazia e Austria. Ciò mi rende felice perché mi sono resa conto che la mia musica è difficile da definire, così come è difficile definire i miei ascoltatori!

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