Imprenditoria

Marche: le imprese giovanili nella corsa a ostacoli tra credito, fisco e burocrazia

Bora Cna Marche

Perché un ragazzo o una ragazza con un’età inferiore a trentacinque anni dovrebbe decidere di mettersi in proprio? La domanda che si sono posti gli studiosi di Unioncamere, fornendo dati poi elaborati dal Centro Studi CNA Marche

Secondo i dati elaborati da CNA Marche, le imprese in attività guidate da giovani con meno di 35 anni, al 30 giugno 2019 erano 11.351 pari al 7,7% del totale. Ma rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sono diminuite di 465 unità mentre dal 2016 le imprese giovanili sono 1.901 in meno. Circa una su tre di queste imprese under 35 è guidata da una donna.

Uno scenario piuttosto preoccupante, hanno ribadito gli enti che li hanno presentati: il Centro Studi Cna Marche con Giovanni Dini, il Segretario Cna Marche Otello Gregorini, il Presidente Giovani Imprenditori Cna Leonardo Mezzabotta, il Direttore Uni.Co Confidi Marche Paolo Mariani, Gino Sabatini Presidente della Camera di Commercio Marche e l’Assessora Regionale Manuela Bora, per le attività produttive.
In base a quanto emerge dall’indagine, un progetto di imprenditorialità che in passato poteva essere inteso come mero ascensore sociale, oggi viene vissuto da un giovane neo imprenditore come un’opportunità verso la realizzazione di un sogno, per dare ampio respiro alle proprie aspirazioni nonostante la difficile congiuntura economica. Solo l’8,5% lo ha fatto per mancanza di opportunità come lavoratore dipendente.

Gli ostacoli non mancano, purtroppo. Dal fisco al credito e alla burocrazia, tante sono le montagne che i giovani che vogliono fare impresa devono scalare, spesso a mani nude. Su un aspetto gli enti presenti al tavolo sono tutti d’accordo: più che ricercare garanzie, sarebbe opportuno valorizzare le idee, i progetti. Cercare di sostenere l’avvio dell’impresa almeno per i primi tre anni di attività.
Sono tanti i giovani imprenditori che gettano la spugna di fronte a agli ostacoli posti sulla loro strada da fisco, credito e burocrazia.

Commercio e turismo sono i settori con la maggior concentrazione di imprese giovanili. Inoltre, nell’ultimo anno oltre la metà delle nuove imprese che si occupano di telecomunicazione e web ha titolari under 35 mentre tra i barbieri, parrucchieri e acconciatori che hanno avviato la loro attività negli ultimi dodici mesi, solo il 45% ha meno di 35 anni.

Tra i dati da sottolineare, c’è quello relativo al cambio generazionale, tema angusto specialmente per il settore dell’artigianato. A differenza di quanto si possa pensare, il 56% dei giovani imprenditori marchigiani non ha alle spalle un’azienda di famiglia. Il 64% ha avviato una sua attività da zero mentre solo il 25% è subentrato nell’impresa familiare.

Cosa scoraggia maggiormente? L’accesso al credito. In particolare, ottenere un finanziamento rappresenta un muro insuperabile per troppi neo-imprenditori. Il 59,6% di loro ha dovuto finanziarsi con mezzi propri, il 33,7% ha utilizzato risorse di famiglia e solo il 29,5% ha potuto far ricorso al credito bancario. I giovani ricevono scarso sostegno anche dallo Stato e dagli Enti Locali: l’87% dichiara di non aver ottenuto incentivi per avviare la propria idea imprenditoriale.

Conferenza stampa cna marche

“La Regione Marche” ha affermato l’Assessora Bora” aiuta le giovani imprese con due bandi, uno con finanziamenti a fondo perduto per gli imprenditori under 35 e l’altro per favorire il consolidamento delle start up innovative”.
Un ruolo nel finanziamento alle neo-imprese – ha ricordato Paolo Mariani direttore di Uni.Co “possono averlo i Confidi, garantendole nei confronti delle banche”.
Anche la Camera di Commercio vuol favorire l’imprenditorialità “attraverso corsi specifici per la cultura d’impresa su agroalimentare, calzaturiero, meccanica e domotica. Inoltre” ha precisato il presidente Gino Sabatini “con iniziative per l’orientamento al mondo del lavoro”.

Un’impresa giovane su tre è guidata da una donna. Campanello di allarme che, nel 2020, deve far riflettere. Spesso, per una donna – non solo lavoratrice in proprio ma anche con un impiego da dipendente – è sempre più alto il rischio di una sua uscita dal mercato. “Questo è un fatto grave” afferma Bora. “Dall’inizio del 2019, abbiamo attivato un Osservatorio di cui fanno parte associazioni di categoria e sindacati per cercare di monitorare l’andamento delle imprese in rosa. È ancora più grave, però, prendere atto del fatto che oggi, dopo che una donna diventa mamma, la sua vita lavorativa va ancora di più in affanno. Spesso con la conseguente e dolorosa decisione della cessazione dell’attività. Questo non possiamo permetterlo” conclude l’Assessora Bora “perché sarebbe una sconfitta per tutta la società”.

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