Diritti Lavoro

Cassa integrazione per Covid-19, forse solo a maggio

Secondo le previsioni dei consulenti del lavoro l’erogazione della Cassa integrazione per Covid-19 non potrà essere che a maggio per via delle difficoltà operative e procedurali riscontrate

Gli importi relativi alla Cassa integrazione per Covid-19 dovrebbero essere anticipati dalle banche ma, in base alle risposte al sondaggio “Emergenza Covid-19 e cassa integrazione” dei Consulenti del lavoro, queste non sono pronte. E gli aventi diritto dovranno aspettarsi tempi lunghi per l’anticipo bancario della Cassa integrazione previsto dall’accordo siglato il 30 marzo 2020 tra ABI e Parti Sociali.

L’indagine sulla Cassa integrazione per Covid-19
Il sondaggio è stato realizzato dalla Fondazione Studi Consulenti del lavoro tra l’8 e il 9 aprile e ha coinvolto 4.463 Consulenti del lavoro allo scopo di valutare se ci fossero difficoltà operative o criticità procedurali per l’erogazione dei sostegni al reddito cui hanno diritto circa 5,6 milioni di dipendenti costretti a casa dalle chiusure settoriali predisposte per fronteggiare l’emergenza sanitaria.

Cassa integrazione per Covid-19 tra difficoltà e criticità
Ben il 91% degli interpellati ritiene che gli assegni verranno realisticamente liquidati solo nel mese di maggio. L’83% ha denunciato la mancata operatività degli accordi per dare il via libera alle procedure per l’anticipazione bancaria ritenendo che solo il 17% delle banche ad oggi è operativa.
In poche parole: le banche non sono pronte ad anticipare la cassa integrazione.
Secondo i Consulenti del Lavoro non solo il termine indicato dal Governo per il pagamento della mensilità di cassa integrazione, previsto entro il 15 aprile, non sarà assolutamente rispettato, ma sarà molto difficile che i sostegni ai lavoratori arrivino prima della fine del mese.

Le banche alle prese con la Cassa integrazione per Covid-19
Solo il 17% delle banche è ad oggi operativa, in base alla denuncia dei consulenti del lavoro e forti differenze si riscontrano a livello territoriale: se al Nord Italia la quota di filiali attiva è pari al 28%, il dato scende al Centro Italia (12%) e nel Mezzogiorno (11%).
A scontare incredibili ritardi non solo i piccoli ma anche i grandi istituti di credito: è più del 70% degli iscritti all’Ordine a segnalare la mancata operatività degli accordi.
Inoltre, alcune banche richiedono l’esibizione del modello “SR41” che viene predisposto solo dopo l’autorizzazione Inps. Ma l’accordo ABI-parti sociali è nato invece proprio per accorciare i tempi.

Di banca in banca, quali sono pronte e quali no
In ritardo all’appuntamento si trovano non solo gli istituti di credito più piccoli ma anche i grandi gruppi, da UniCredit a Intesa Sanpaolo. Sebbene un po’ più avanti degli altri, anche queste banche sono ancora molto lontane dal raggiungere gli obiettivi di efficienza che l’emergenzialità del momento richiederebbe: con riferimento alla prima dichiara che sono operativi gli accordi il 28,7% degli intervistati e per quanto riguarda la seconda il 23,7%. A seguire, le banche di credito cooperativo, enti tradizionalmente attenti alle esigenze di territorio, ma anche loro adempienti solo in minima parte (22,4%), mentre ancor più impreparate sono MPS (15,5%), BPER Banca (14,5%), UBI (13,3%) e Banca Popolare di Sondrio (11,3%).

Uno strumento poco chiaro per erogare la Cassa integrazione per Covid-19
Al ritardo nell’organizzazione del sistema si sommano le criticità implicite nello strumento frutto dell’accordo, a partire dalla scarsa chiarezza delle procedure individuate, segnalata dal 21,3% dei consulenti intervistati. Seguono l’eccessiva modulistica (17,2%) e la scarsa preparazione delle banche a gestire lo strumento (16,5%) assieme all’indisponibilità del datore di lavoro a firmare l’atto di benestare con assunzione dell’obbligo solidale (15,6%).
Anche i tempi lunghi per evadere le pratiche rischiano di inficiare la natura di uno strumento che potrebbe risultare estremamente utile (14,3%), mentre al confronto sembrano “contare meno”, sia l’inappropriatezza del merito creditizio (7,9%) sia la mancata attuazione degli accordi sul territorio (7,2%).

Gli ostacoli all’erogazione della Cassa integrazione per Covid-19
Complessivamente l’impianto di strumenti messo a punto per fronteggiare l’emergenza sanitaria si dimostra largamente inefficace per offrire rapidità di risposta – elemento essenziale a garantire un’effettiva tutela dei lavoratori.
Molti sono i fattori che stanno ostacolando l’erogazione della Cassa integrazione per Covid-19, ma più di tutti pesa la pluralità ed estrema eterogeneità degli strumenti a disposizione per l’emergenza (secondo l’84% degli intervistati), mentre sarebbe stato più utile e semplice un ammortizzatore sociale unico.
Altra criticità che viene segnalata dall’84,1% dei consulenti intervistati consiste nell’aver concentrato la gestione di tutto il sistema di interventi in un unico soggetto (l’Inps). Difficilmente infatti l’Istituto riuscirà a gestire la gran mole di lavoro e a smaltirla in fretta.

Le denunce dei consulenti del lavoro
I Consulenti del lavoro denunciano però anche l’eccesso di burocrazia, per via della complessità delle procedure necessarie a richiedere gli ammortizzatori sociali. Ci sono poi i ritardi e le difficoltà che hanno caratterizzato la fase iniziale di accesso agli strumenti, a partire dal blocco del sito Inps.  Ancora, tra i principali ostacoli, vengono segnalate dagli intervistati le incertezze del settore artigiano nel ricorso ai fondi FSBA (68,6%), così come i ritardi delle regioni nella definizione degli iter e degli strumenti per l’accesso alla Cassa integrazione in deroga (65,2%) e, non ultimo, la carenza dei fondi per la liquidazione degli assegni (61,9%).

Un groviglio di adempimenti complessi
Pesano meno altri fattori che pure hanno rallentato e reso faticoso il lavoro di tanti Consulenti, impegnati ogni giorno a districarsi nel groviglio di adempimenti oltremodo complessi. Ad esempio la mancata indicazione da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali delle procedure di Cassa integrazione in deroga per le aziende plurilocalizzate (46,5%) o i ritardi delle Regioni nella profilazione dei professionisti e nel rilascio delle password di accesso ai portali (46%).

Gli imprenditori, gli unici a muoversi prontamente
Una cosa è certa: gli imprenditori si sono mossi tempestivamente. I lavoratori che hanno diritto alla Cassa integrazione non possono proprio prendersela con i loro datori di lavoro se il denaro non è ancora arrivato o arriverà nei termini indicati dal Governo. Solo il 13,1% degli interpellati afferma che le difficoltà di tutela dei lavoratori dipendono dal ritardo con cui le aziende hanno avviato le procedure di richiesta per gli ammortizzatori sociali.

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