Dalle Regioni Lombardia

Over 65 in Lombardia, percezione del rischio e strategie

I risultati di un progetto congiunto Auser regionale e Istituto neurologico Besta sulla percezione del rischio e le strategie di resistenza in quarantena degli over 65 in Lombardia

Presentati i risultati del progetto sugli over 65 in Lombardia ai tempi del Covid-19 che ha coinvolto 515 anziani di tutte le province della regione. Il progetto di ricerca è stato coordinato dalla Fondazione IRCCS Besta in collaborazione con Auser regionale Lombardia, con l’associazione Nestore ed altre associazioni di anziani e pensionati.

Matilde Leonardi

Perché un’indagine sugli over 65 in Lombardia
La Lombardia è la regione più colpita dal Covid-65 e, come sottolinea la dott.ssa Matilde Leonardi, direttore UOC Neurologia, Salute pubblica e Disabilità della Fondazione IRCCS Istituto neurologico Carlo Besta e coordinatrice della ricerca, “si è tanto parlato di anziani nelle prime fasi dell’epidemia, purtroppo si è raccontato il lato tragico che il Covid-19 ha provocato, causando tantissime morti proprio in questa fascia di popolazione considerata molto vulnerabile”. Ma c’è un altro aspetto sul quale era importante indagare: come vivono i tempi del Covid-19 gli over 65, quali strategie di resistenza hanno messo in atto durante la quarantena e dall’inizio della epidemia e cosa impatta sulla qualità di vita. Da questo nasce la collaborazione per il progetto con Auser e Nestore, associazioni storiche e ben radicate sul territorio, che hanno fornito servizi di supporto e volontari che hanno contribuito alla distribuzione dei questionari del progetto “Vivere ai tempi del Coronavirus” insieme ai ricercatori dell’Istituto Besta.

Gli over 65 coinvolti nell’indagine
Delle 515 persone intervistate, il 56% è donna. L’età media è di 75 anni (tra 65 e 91 anni) e il titolo di studio è quello della media superiore (38% dei casi). L’indagine è stata effettuata tra il 16 marzo e il 17 aprile 2020. I partecipanti provengono da tutte le province lombarde: la maggior parte (54%) da Milano; il 12% da Varese e a seguire: 5% da Mantova; 5% da Cremona; 5% da Bergamo; 5% da Monza-Brianza; 3% da Brescia; 3% da Lecco; 3% da Pavia; 2% da Sondrio; 1% da Lodi e 1% da Como.
Il campione è composto principalmente da pensionati (92%), la maggioranza dei quali ha dichiarato di vivere con qualcuno (76%), riporta patologie pregresse in anamnesi (56%). Il 40% conosce persone che hanno contratto il Covid-19.

La quarantena degli over 65 in Lombardia
Informazione al primo posto per comprendere la situazione. Gli over 65 in Lombardia anzitutto si sono informati attraverso la televisione (95%) e a seguire tramite internet (76%), ma consistente (ca. 50%) anche la percentuale di chi si è informata tramite quotidiani, familiari e medici.
Il campione mostra di aver messo in atto strategie di resistenza mirate all’accettazione della situazione piuttosto che strategie mirate ad un cambiamento proattivo della situazione. Ad esempio, la maggior parte dei partecipanti ha dichiarato di aver preso atto della situazione e di aver tentato di distrarsi con altri pensieri, in modo da non pensare continuamente alla situazione di emergenza. Un risultato compatibile con la situazione di isolamento nella quale sarebbe infatti molto difficile adottare strategie che possano stimolare un cambiamento attivo della situazione di emergenza.

Come percepiscono il rischio legato al Covid-19 gli over 65 in Lombardia
L’ottimismo vince. Oppure la paura di un male più noto che ormai si è stabilita nella psiche da ben più anni rispetto al nuovo Coronavirus, è superiore. Fatto sta che la percezione del rischio legato al Covid-19 negli over 65 in Lombardia è più bassa rispetto a quella del rischio legato al cancro e all’influenza. Anni e anni di allarme sanitario collegato a queste ultime patologie ha sortito un effetto ben superiore a quello nuovo e improvviso del Covid-19.
Ma secondo gli analisti questo dato potrebbe anche testimoniare come il lockdown sia stato vissuto dagli over-65 intervistati come una situazione protettiva: la maggior parte degli intervistati si è dimostrata estremamente prudente e ha adottato una serie di azioni utili a prevenire e limitare la diffusione del contagio già a partire dal 20 febbraio, quando ancora alcuni comportamenti non erano imposti dalle restrizioni governative. La stragrande maggioranza dei partecipanti ha dichiarato di essersi lavata più frequentemente le mani (97%), aver evitato assembramenti (97%) e aver evitato aree infette (95%) a partire già dal 20 di febbraio.

Strategie di resistenza e qualità della vita degli over 65 in Lombardia
Gli anziani che conoscono direttamente una persona infetta hanno adottato strategie significativamente maggiori di resistenza. Per loro la percezione del rischio legato al Covid-19 è più alta e dunque di stimolo a una maggiore attenzione. Questo non ha modificato però la qualità della loro vita. Per quasi tutti gli intervistati infatti, a prescindere dalle strategie di protezione, la propria condizione abitativa (90% dei casi), la propria condizione economica (78% dei casi) e la propria vita relazionale (76% dei casi) è altamente soddisfacente.
Gli analisti qui sottolineano però che il campione intervistato ha un elevato livello di scolarizzazione, accesso alle risorse in rete e alla rete sociale, un buon contesto regionale e una copertura economica garantita dalla pensione. Tutti fattori che fanno sì che emergano gli aspetti positivi del fronteggiare la situazione di emergenza.
Un altro dato significativo è l’importanza dell’essere in relazione. Determina una buona percezione della qualità della vita avere amici, vivere con qualcuno ed essere parte attiva di un’associazione. Non essere soli in poche parole è il fattore determinante della buona qualità di vita di un over 65 in Lombardia (e non solo). Questo risultato testimonia come il contesto relazionale sia di particolare importanza per il benessere percepito e come essere in rete e avere delle relazioni (non solo della famiglia) giochi un ruolo molto rilevante per tutto il campione.

Lella Brambilla

La solidarietà della rete di relazioni
“La solidarietà nei confronti di persone anziani e fragili è una caratteristica di Auser” spiega Ersilia Brambilla, presidente di Auser regionale Lombardia “e siamo allenati, grazie alla grande esperienza della telefonia sociale del Filo d’Argento, a gestire la solidarietà attraverso la voce. Il fatto di essere esperti nell’accarezzare con la voce le persone ha sicuramente aiutato, fin dalle prime fasi dell’emergenza sanitaria, sia i nostri volontari sia i nostri utenti e il risultato è stato molto importante. Essere stati in grado, inoltre, di rispondere a nuovi bisogni anche di persone che fino a quel momento potevano uscire tranquillamente attraverso la consegna a domicilio di spesa e farmaci e il supporto per le ricette mediche digitalizzate ha concretizzato la solidarietà. La telefonia si è confermata un punto di forza, che va sostenuto e incentivato ulteriormente”.

 

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