Pari opportunità Società

Da mamme lavoratrici a casalinghe

In 37.000 in queste settimane hanno abbandonato il lavoro passando da mamme lavoratrici a casalinghe. Federcasalinghe – Obiettivo Famiglia propone diverse iniziative economiche. Intervista alla presidente Federica Gasparrini

Da mamme lavoratrici a casalinghe dopo il lockdown: i dati sull’abbandono da parte di oltre 37mila neomamme dei loro posti di lavoro sono molto preoccupanti. Al riguardo è intervenuta Federcasalinghe – Obiettivo Famiglia proponendo al Governo un Fondo Pari Opportunità e un Bonus Formazione – credito formativo per le mamme.

Da mamme lavoratrici a casalinghe
La situazione delle donne, specialmente le mamme lavoratrici, era già difficile prima dell’arrivo del Covid-19 ma la pandemia ne ha acuito la condizione di svantaggio rispetto al genere maschile. Dopo l’abbandono di oltre 37mila neomamme del proprio posto di lavoro, costrette così a passare da mamme lavoratrici a casalinghe, l’associazione Federcasalinghe – Obiettivo Famiglia è intervenuta sull’argomento proponendo iniziative e supporti economici per arginare il problema. Ne abbiamo parlato con la presidente, Federica Gasparrini.

L’onda lunga della pandemia ha evidenziato un gap preoccupante tra la situazione femminile e quella maschile. Le donne sono in difficoltà, soprattutto se lavoratrici e mamme. I dati sono allarmanti, nonostante le donne siano “alla riscossa”. Quali sono le iniziative messe in campo dalla vostra associazione a sostegno delle donne? 
“Urge un intervento a favore delle donne, soprattutto nelle famiglie monoreddito. La situazione emergenziale del Covid-19 intacca inevitabilmente la vita delle donne. Per evitare che collassi il sistema, portando in povertà soprattutto le famiglie monoreddito, è necessario in tempi brevissimi ripensare ad un rilancio delle stesse in ambito lavorativo, investendo nella loro formazione. Ecco perché abbiamo proposto al Governo di attivare un Bonus Formazione e un Fondo Pari Opportunità da inserire nel decreto Rilancio.”

Secondo dati Istat il numero complessivo delle famiglie in Italia nel 2019 è pari a 25 milioni e 700.000. Di queste, il 35% è formato da monoreddito.
“La presenza in Italia delle casalinghe raggiunge 8 milioni di persone. La nostra associazione si propone di collegare l’iniziativa di formazione alla consegna di un Buono Formativo collegato al reddito della stessa o all’iscrizione all’Assicurazione obbligatoria Inail contro gli infortuni domestici. In tal modo il Governo potrebbe riconoscere alle lavoratrici non retribuite della famiglia un Buono Formazione quale opzione per avere un bilancio di competenze, un orientamento, una formazione e un sostegno nell’inserimento nel mondo del lavoro retribuito o auto impresa nel momento in cui, cresciuti i figli, la donna decida di trovare un lavoro fuori casa.”

Da dove potrebbero provenire le risorse?
“Le risorse per la copertura di questo diritto afferiranno in un Fondo collocato al Ministero delle Pari Opportunità e Famiglia, gestito da un Comitato Autonomo, simile al Fondo Infortuni Domestici (Legge 493/99). Le risorse potranno provenire dai residui regionali, non spesi e non programmati, dal MES in considerazione della finalità chiara del finanziamento, dalle nuove risorse europee, da risorse nazionali, da donazioni. Il 60% circa della formazione si svolgerà per via telematica. La famiglia è il vero ammortizzatore sociale e il ruolo delle donne deve essere messo in primo piano”.

La condizione femminile è ancora una questione culturale? Cosa manca per superarla, a livello sociale e istituzionale? 
“Sì, la condizione femminile è ancora una questione culturale. Necessita di interventi strutturali sia a livello sociale che di scelte istituzionali concrete. Anche le donne devono imparare ad avere più autostima di sé e a fare rete, ma soprattutto devono fare sentire la loro voce nelle sedi istituzionali. Le famiglie che più hanno sofferto del ‘tutti a casa’ sono quelle che abitano nelle grandi aree urbane, spesso con poco spazio a disposizione e niente verde”.

Secondo quanto affermato da Federcasalinghe, da un sondaggio realizzato tra le associate è emerso che sono cambiate le esigenze, diventa più urgente avere risposte territoriali a supporto di chi è madre, casalinga e spesso deve lavorare per affiancare il reddito del marito che non è più sufficiente a mantenere i figli e le necessità anche degli anziani di casa.
“Dai nostri dati emerge che non basta garantire asili nido in quanto i bambini spesso si ammalano e quindi le famiglie si ritrovano a dover pagare sia gli asili che le babysitter a casa, pertanto sarebbe molto meglio poter pagare un voucher da splittare o per l’asilo o per le babysitter, da utilizzare a casa in situazioni di malattia e necessità.”

Le donne, madri e casalinghe hanno cambiato volto?
“Sono spesso laureate, in gamba, che però sono obbligate a fare un passo indietro nella carriera per accudire i figli e che vengono spesso vessate sul lavoro quando tornano dopo la maternità e non trovano sostegno psicologico neanche da parte delle loro colleghe di lavoro. Manca ancora quella capacità di fare rete, di rispettare la maternità come valore sociale nel mondo del lavoro”.

I congedi parentali

L’associazione Federcasalinghe sottolinea anche la disparità di trattamento nel congedo parentale tra chi lavora nel settore pubblico e chi lavora nel settore privato.
“Ci sono le pensioni di reversibilità da fame che mettono in seria difficoltà le donne una volta diventate vedove. Insomma ci sono tante disparità tra uomo e donna ancora in Italia per le quali occorrono interventi seri e veramente non c’è più tempo, le donne sono esasperate, stanche, hanno sulle loro spalle spesso mariti in crisi lavorativa, che a volte diventano pure violenti, devono gestire figli e anziani di famiglia, contribuire con il loro lavoro in casa e fuori casa al mantenimento e quindi non hanno la possibilità di ricaricarsi, attaccate come sono sia in famiglia che all’esterno da pressanti richieste di aiuto e sostegno.”

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