Diritti Lavoro

A rischio il 10 percento dei posti di lavoro nelle PMI

Supera il 10% il numero dei posti di lavoro nelle PMI a rischio. Lo denuncia il secondo monitoraggio dei Consulenti del lavoro

In vista la riduzione dei posti di lavoro nelle PMI. Secondo il nuovo rapporto di monitoraggio della crisi da Covid-19 della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, sia le piccole e medie imprese sia i lavoratori autonomi subiranno una significativa contrazione. Una crisi dalla quale si potrà iniziare a uscire solo nel 2022.

Posti di lavoro nelle PMI a rischio
Secondo i dati pubblicati il 28 dicembre 2020, migliora la fiducia sul futuro della ripresa economica ma per l’occupazione lo scenario resta critico. Con lo sblocco dei licenziamenti previsto per marzo 2021, infatti, si rischia di vedere sfumare più del 10% dei posti di lavoro delle PMI da inizio 2020. Va ancora peggio, però, il lavoro autonomo, dove il comparto potrebbe arrivare a perdere fino al 14% della base occupazionale.

Il report dei Consulenti del lavoro
Il secondo Rapporto di monitoraggio sulla crisi da Covid-19 elaborato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro a partire dalle risposte di oltre 3.000 iscritti all’Ordine, è stato condotto nella prima metà di dicembre ed ha evidenziato anche come dall’inizio dell’emergenza le imprese di medie e piccole dimensioni e i lavoratori autonomi non abbiano un reale supporto nell’accesso agli strumenti di sostegno al reddito, nonostante sia ormai chiaro che le imprese non torneranno ai livelli di fatturato pre-crisi prima del 2022. Per questa ragione nel frattempo gli organici delle PMI potrebbero ridursi in media dell’11,7% (anche se il 22,2% degli intervistati pensa che la riduzione sarà tra il 10% e il 14% mentre il 6,8% di loro individua un valore uguale o superiore al 25%).

I posti di lavoro delle PMI più a rischio
Stando alle risposte dei Consulenti del Lavoro, il grosso delle perdite si registrerà nel settore degli alloggi e della ristorazione che, secondo la metà degli intervistati (49,3%), subirà una riduzione degli organici aziendali superiore al 15% mentre per il 26,7% compresa tra il 10% e 15%. Segue, a distanza, il commercio, con organici previsti in fortissima (più del 15%) e forte (tra 10% e 15%) riduzione rispettivamente dal 25,9% e 29,2% degli intervistati, e infine i servizi ricreativi, culturali e sportivi, per cui le previsioni oscillano tra la fortissima (27,7%) e forte (25,4%) contrazione.

La denuncia di Donna in Affari sui posti di lavoro nelle PMI più a rischio
Noi di Donna in Affari abbiamo uno scenario leggermente diverso che vogliamo denunciare: chi è stato maggiormente danneggiato dalla crisi economica legata al Covid-19 sono tutti gli operatori dell’ambito dello spettacolo e dei servizi non primari (in particolare cultura e sport): per queste persone finora non è stata prevista alcuna forma di ristoro nonostante siano quelli obbligati alla chiusura per un periodo maggiore. Per fare un esempio: le imprese che operano nella produzione di documentari non hanno potuto lavorare da quasi un anno e non si prevede che potranno farlo neppure per il 2021, eppure non hanno avuto diritto ad alcun risarcimento. I ristoratori, al contrario, nonostante abbiano avuto delle chiusure limitate agli orari o al vincolo dell’asporto, hanno sempre ottenuto dei ristori. Il Governo dovrebbe rispettare tutti i lavoratori e non solo quelli più “forti”. Il sospetto è che ci sia un collegamento con la numerosità (accontentiamo chi può portare più voti) più che con la giustizia sociale. Usare due pesi e due misure, non considerare tutti i codici Ateco (basterebbe chiederli all’Istat), non valutare cosa rappresenta la chiusura di un settore per gli altri collegati, è una questione che sconcerta l’opinione pubblica e noi giornalisti che ne misuriamo il polso quotidianamente.

Anche i lavoratori autonomi sono considerati PMI
I Consulenti del lavoro spiegano poi che un capitolo a parte lo merita lo scenario di peggioramento delle previsioni sul lavoro autonomo. Un universo composto da piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, professionisti e partite Iva che in questi mesi non solo ha pagato un prezzo pesante per effetto della crisi, ma rischia in prospettiva di vedere assottigliarsi ancora di più le proprie fila: rispetto ad inizio anno, i Consulenti del Lavoro stimano che la riduzione media delle attività in proprio prodotta dalla pandemia sarà del 14,6% (nell’indagine svolta ad ottobre https://www.donnainaffari.it/2020/10/la-pandemia-uccide-il-lavoro-autonomo/ il dato era del 13,6%).

Come ritornare ai livelli di produttività precedenti
Grazie all’arrivo dei vaccini le aziende iniziano ad organizzarsi per recuperare i livelli di produttività perduti a causa delle regole cui hanno dovuto sottostare nel periodo della pandemia. La metà degli intervistati ha individuato come prioritario tale obiettivo ma per realizzarlo è necessario anche riorganizzare i processi lavorativi interni, orientare le strategie aziendali sulle risorse umane. La pensa così il 51,9% dei consulenti del lavoro.

 

La gestione del personale per la ripresa
“Accanto a questi problemi e alle previsioni strutturali, ci sono poi da considerare le difficoltà di gestione delle risorse umane causate dalla pandemia e dal ricorso agli strumenti di integrazione salariale” commenta Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. “Le criticità legate all’eccezionalità della fase economica e sanitaria, derivanti dal clima di incertezza, dalla difficoltà di programmazione, dalla gestione del lavoro a distanza, dallo stress dei lavoratori, finiscono per affossare le organizzazioni e, assieme ad esse, il clima e la qualità di lavoro”.
Infatti, secondo il 46,8% dei consulenti del lavoro, il maggiore affanno è proprio quello legato alla gestione del personale, accanto agli adempimenti per la Cig (indicati dl 48,3% degli interpellati), mentre il 7% dei dipendenti è in attesa da oltre due mesi del pagamento della Cassa integrazione. Con effetti sulla stessa produttività aziendale, indicata al terzo posto (42,7%) quale principale problema che le aziende stanno affrontando in questa fase, con riferimento alla gestione delle risorse umane.

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