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Osservatorio Isnet 2020 sulle imprese a impatto sociale

Pubblicata la XIV edizione dell’Osservatorio Isnet che ha valutato gli effetti della pandemia sulle imprese a impatto sociale

In base ai risultati dell’Osservatorio il sistema delle imprese a impatto sociale (cooperative sociali, imprese sociali ex Dlgs 155/06, Società Benefit, B-Corp e SIAVS – Start-up innovative a vocazione sociale) sembra dimostrare una certa resilienza durante la pandemia: le imprese sociali tengono e mostrano grande capacità di resistenza e rigenerazione anche se gli effetti dell’emergenza da Covid-19 ha lasciato il segno anche su di esse.

Osservatorio Isnet 2020 sulle imprese a impatto sociale
L’ultima edizione dell’Osservatorio Isnet, che interpella a cadenze periodiche il Panel di imprese a impatto sociale, ha indagato gli effetti della pandemia sul loro andamento economico e occupazionale e sulle prospettive di rigenerazione. A luglio 2020 sono state condotte le interviste tramite la somministrazione di 400 questionari a responsabili di Cooperative sociali (presidenti e direttori), cui si riferiscono i grafici che riportiamo nel corpo dell’articolo, e successivamente si sono aggiunte, per stilare il report completo, le interviste quali-quantitative a Imprese sociali ex lege (Dlgs 155/06), Società Benefit, B-Corp e SIAVS (Start-up innovative a vocazione sociale).

La situazione occupazionale delle imprese a impatto sociale
L’Osservatorio Isnet 2020 ha fotografato un aumento previsto dei posti di lavoro nel 2020 pari +0,3% con il lockdown, senza il quale sarebbe stato +4,2%. Gli effetti della pandemia hanno dunque inciso negativamente per il 3,9%. L’occupazione varia a seconda del settore di attività: resistono le imprese sociali che si occupano di servizi alla persona e sanità mentre sono in difficoltà quelle attive nel commercio al dettaglio e manifattura. Il dato positivo è connesso soprattutto all’aver proseguito l’attività principale o secondaria durante il lockdown, come dichiarato rispettivamente dal 66,8% e dall’11% del campione. E l’occupazione sembra tenere nonostante l’inevitabile e previsto calo a seguito della pandemia sul volume delle entrate. L’Osservatorio Isnet 2020 ha infatti fotografato un calo superiore al 9% del volume delle entrate che, in assenza dell’emergenza, sarebbero invece aumentate del 5,7%. Le previsioni si modificano così da +5,7% a -9,1%.

Gli effetti della pandemia sulle imprese a impatto sociale
L’incidenza degli effetti della pandemia è pari al -14,8%. Per quanto riguarda la composizione delle entrate prosegue la tendenza già registrata nelle ultime edizioni dell’Osservatorio Isnet: una contrazione dei contratti e delle convenzioni con gli enti pubblici e locali, la cui incidenza sul volume delle entrate scende al 57,5% contro il 60,2% del 2019, e un lieve ma continuo incremento della vendita di prodotti e servizi ad aziende e cittadini (35,9% contro il 34% del 2019), a dimostrazione di un progressivo “orientamento al mercato”. Per le tipologie di imprese di inserimento lavorativo l’incidenza delle vendite a mercato sul totale del volume delle entrate è del 57,3% (+21,4% rispetto al campione generale).

Imprese a impatto sociale poco innovative durante il lockdown
Interpellate sulle iniziative di innovazione adottate durante il lockdown, solo il 52,2% delle imprese ha dichiarato di aver investito negli ambiti considerati dall’indagine (nuovi prodotti, nuove tipologie di clienti, nuove aree mercato, revisione processi e organizzazione, ecc.) mentre lo scorso anno era l’86,2%. Un dato che non sorprende vista la necessità di affrontare i problemi e le difficoltà quotidiane date dall’emergenza, differendo la pianificazione di medio e lungo termine.

Liquidità insufficiente ed eccesso di burocrazia colpiscono anche le imprese a impatto sociale
L’insufficiente liquidità finanziaria (48%) e l’eccesso di burocrazia (49,6%) sono risultati tra i principali limiti/difficoltà nell’affrontare l’effetto Covid-19 da febbraio ad oggi. Eppure le imprese a impatto sociale ce l’hanno messa tutta: da febbraio 2020 hanno attivato diversi processi comunitari: valorizzazione delle risorse locali (66,8%), contributo a reti territoriali per affrontare l’emergenza (72,6%), collaborazione con la pubblica amministrazione (78%), coinvolgimento degli abitanti della comunità con ideali comuni (56,5%), offerta di servizi mancanti alla comunità (76,1%), risposte a bisogni specifici della popolazione (79,1%), contributo a ricostruire e rafforzare il tessuto della comunità (77,3%). “L’emergenza Covid-19” ha detto Laura Bongiovanni, responsabile dell’Osservatorio e presidente di Associazione Isnet “ha fatto da acceleratore di comunità; le imprese sociali sono scese in campo adattando prodotti e servizi e rivedendo processi di gestione, coinvolgendo attori e reti territoriali”.

Imprese a impatto sociale, il versante Industry 4.0
Sul versante Industry 4.0 il monitoraggio dell’Osservatorio Isnet (al terzo anno consecutivo su questo tema) rivela un miglioramento dei processi di adozione delle nuove tecnologie da parte delle imprese sociali, con quasi due imprese su dieci che hanno avviato sperimentazioni nell’ambito della digitalizzazione dei processi, della realtà aumentata e dell’intelligenza artificiale. Al di là di questo dato positivo, prosegue, come già emerso nelle due precedenti edizioni, la resistenza a confrontarsi con le opportunità offerte dalle nuove tecnologie (77% degli intervistati). Anche su questo ambito si gioca il futuro degli interventi delle imprese ad impatto sociale e la loro capacità di amplificare la portata dei processi comunitari e per questo è importante proseguire nelle azioni di sensibilizzazione e di scambio con il mondo della ricerca scientifica. “Sono ambiti molto importanti, che l’Osservatorio continuerà a monitorare” ha dichiarato Bongiovanni, “che evidenziano la capacità di queste imprese di essere non solo adattive e dunque resilienti, ma effettivi attivatori del cambiamento. La tenuta complessiva del sistema e la capacità di rigenerazione che i dati dell’Osservatorio confermano suggeriscono l’urgenza di attivare percorsi di valorizzazione e diffusione delle imprese ad impatto sociale per ridurre gli effetti della pandemia sulle diseguaglianze sociali e aumentare il benessere delle nostre comunità”.

I commenti ai dati emersi dall’Osservatorio Isnet 2020

Dal Ministero del Lavoro                     

“La capacità delle imprese a impatto sociale di essere protagoniste nella gestione dell’emergenza Covid-19” ha affermato Stanislao Di Piazza, Sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, “come evidenziano i dati dell’Osservatorio Isnet conferma l’importanza di consolidare e far crescere una nuova cultura, un nuovo modello economico. La ‘Terza economia’, fatta da imprenditori orientati allo sviluppo sostenibile, oggi più che mai andrebbe sostenuta e valorizzata e questi indicatori sono fondamentali per orientare le scelte dei policy maker”.

Alessandro Lombardi, della Direzione generale del Terzo Settore e della responsabilità sociale delle imprese – Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha evidenziato il percorso in atto di sviluppo della compartecipazione tra pubblica amministrazione e privato sociale, in sostituzione  delle logiche del mero contratto d’appalto relazione con la pubblica amministrazione che non è più legata alla logica competitiva.

Dai rappresentanti delle imprese a impatto sociale

Stefano Mantovani, presidente dell’Impresa sociale Noncello, cooperativa sociale plurima (A+B) che dal 1981 opera in tutto il Friuli Venezia Giulia e nel territorio del Veneto orientale con 121 mezzi  aziendali, 6.540 addetti qualificati, il 40,4% di lavoratori svantaggiati per oltre 800 clienti, in quanto “operatore sul campo” ha sottolineato la necessità per le imprese sociali di “adeguarsi al cambiamento in atto, ben evidenziato dalla ricerca Isnet: siamo nel Terzo Millennio e servono nuove modalità e nuovi strumenti che noi dobbiamo individuare”.

Renzo Sartori, presidente della Società benefit Number 1, specializzata nella fornitura di servizi logistici integrati nel mondo Grocery che conta 290 milioni di fatturato, oltre  60 clienti, 3.600 collaboratori diretti e indiretti e 56 siti gestiti, ha ricordato “La capacità di ascolto – del territorio e non solo – genera il cambiamento; noi lo abbiamo fatto anche con il progetto Next, ora associazione, con il quale abbiamo recuperato giovani immigrati talvolta sbandati, istruendoli, formandoli e facendoli entrare in azienda”.

Giuseppe Guerini, presidente di Cecop-Cicopa Europe, la confederazione europea delle cooperative industriali e dei servizi, che rappresenta 25 membri in 15 Paesi europei per una rete di oltre 40.000 imprese e 1,3 milioni di lavoratori, ha evidenziato come l’Italia sia all’avanguardia “per la capacità di raccolta e analisi dati sull’impresa sociale e che in conseguenza della pandemia ci sia invece stata un’analogia di comportamento, quello tipico delle imprese cooperative, che pur perdendo in fatturato hanno il più possibile cercato di mantenere l’occupazione”.

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