Diritti Lavoro

Rapporto Censis 2020, focus sul lavoro

Nel Rapporto Censis 2020, il 54imo sulla situazione sociale del nostro Paese, la fotografia amara dell’Italia in questo anno difficile. Focus su lavoro e imprenditoria

Il Rapporto Censis 2020 sulla situazione sociale del Paese è stato divulgato i primi di dicembre e presentato il 4 dicembre al Cnel dal Direttore generale del Censis Massimiliano Valerii e dal Segretario generale Giorgio De Rita.

Un’Italia in affanno nel Rapporto Censis 2020
L’Italia guarda al futuro con affanno. Il 2020 è stato un anno difficile e l’epidemia ha fatto emergere di più le ferite cui è afflitto il paese nei vari settore. E se non si interviene subito, terminata la pandemia, potrebbero esserci conseguenze ben peggiori. È questo in sintesi il quadro emerso dal 54° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, il Rapporto Censis 2020. Servono riforme urgenti per far ripartire l’economia italiana: il Covid ha infatti ampliato le disuguaglianze sociali: sono cresciute le famiglie che beneficiano di sussidi (+22,8%), mentre i ricchi sono aumentati di 40 unità.

Un’Italia del lavoro spaccata in due
La vera frattura sociale risulta essere tra chi ha la certezza del reddito e chi no. Se ci sono 3,2 milioni di “garantiti assoluti”, i dipendenti pubblici, cui si aggiungono 16 milioni di pensionati che si trasformano in “silver welfare” a supporto di figli e nipoti, per il resto si entra nelle “sabbie mobili: il settore privato senza casematte protettive”. Ci sono poi i più “deboli”, i dipendenti del settore privato e le partite Iva; quindi “l’universo degli scomparsi”, circa 5 milioni di persone alle prese con lavori saltuari nei servizi e lavoro nero. E con il lavoro che va a picco, a pagare il conto sono i più deboli, i giovani e le donne, che hanno perso nel terzo trimestre già 457 mila i posti di lavoro, mandando in fumo il 76% dell’occupazione.

La vision della classe dirigente non può essere limitata al breve periodo
Il compito che attende nei prossimi anni la classe dirigente, che “nello sforzo di confinare l’emergenza” sembra aver “dimenticato di rimettere mani all’aratro”, è la forza di trovare la via per riprendere in mano l’aratro e per gestire il solco guardando avanti e arando dritto. Questo sforzo, questo coraggio, questa responsabilità che è attribuibile alla classe dirigente italiana e che oggi è oscurato da uno sguardo corto dalla necessità di pensare all’oggi, ai decreti di Natale, è forse la più grande sfida che il nostro Paese ha di fronte”. Lo ha detto, citando una poesia di Giovanni Pascoli, il segretario generale del Censis, Giorgio De Rita, durante la presentazione del Rapporto Censis 2020.  “Senza il coraggio, senza la forza e il vigore che la classe dirigente metta mano ai problemi del paese e lo faccia in maniera razionale, ordinata e programmatica, rischiamo che quello sforzo vitale che ciascuno di noi riproverà a mettere in campo, che l’ottimismo che caratterizzerà la ricostruzione dei prossimi mesi e anni, finisca per essere poco fertile o sterile” ha detto De Rita. “Un problema venuto alla luce in questi anni è quello della classe dirigente, non intesa solo in senso politico, ma di tutti quelli che hanno responsabilità non solo di stare dentro i processi reali, ma anche di immaginare e costruire quel progetto collettivo che oggi la società italiana adesso chiede. La classe dirigente italiana dentro l’emergenza ha risposto bene. Questo però non basta più. L’impressione è che la nostra classe dirigente nello sforzo di confinare l’emergenza abbia dimenticato di rimettere mano all’aratro ed è il compito che l’attende per i prossimi anni”.

Famiglie sempre più in difficoltà. I dati del Rapporto Censis 2020
L’incertezza del periodo si è riversata anche sul fronte demografico: se nel 2019 sono nati 420.170 bambini, quest’anno si dovrebbe chiudere a meno di 400 mila nascite. Di conseguenza si riducono anche i consumi e aumentano i risparmiatori che preferiscono mettere da parte risorse da avere a disposizioni in caso di necessità future (contante e depositi a vista hanno superato i 1.000 miliardi). Ma ci sono anche persone a rischio immediato di insicurezza economica, che dispongono di risorse finanziarie per meno di un mese (il 17,1%). E sempre più famiglie in difficoltà nel pagare il riscaldamento della casa. Il rapporto ha analizzato vari aspetti della società italiana, come la sanità e la scuola, dando un giudizio negativo sulla didattica a distanza, che non ha funzionato adeguatamente tanto che per il 74,8% dei dirigenti ha ampliato il gap di apprendimento tra gli studenti.

Rapporto Censis 2020, focus sul lavoro
Un focus importante è stato aperto sul mondo dell’occupazione. Rispetto all’anno scorso, nel terzo trimestre sono già 457 mila i posti di lavoro persi da giovani e donne, il 76% del totale dell’occupazione andata in fumo (605 mila posti di lavoro). E sono 654 mila i lavoratori indipendenti o con contratto a tempo determinato senza più un impiego. A pagare il conto sono soprattutto giovani e donne. Nel secondo trimestre dell’anno i giovani di 15-34 anni risultavano particolarmente colpiti in alcuni settori: alberghi e ristorazione (sono più della metà dei 246 mila occupati in meno nel settore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), industria in senso stretto (-80 mila), attività immobiliari, professionali e servizi alle imprese (-80 mila), commercio (-56 mila).

Il lavoro femminile. Le donne ancora una volta svantaggiate
“La sperequazione nella possibilità di resistere alla perdita del lavoro vede nelle donne ancora una volta il segmento più svantaggiato” evidenzia il Censis: “al secondo trimestre il tasso di occupazione, che per gli uomini raggiungeva il 66,6%, presentava un divario di oltre 18 punti a sfavore delle donne. Nella classe di età 15-34 anni solo 32 donne su 100 risultano occupate o in cerca di una occupazione. Per le donne di 25-49 anni il tasso di occupazione è del 71,9% tra quelle senza figli, solo del 53,4% tra quelle con figli in età pre-scolare.

Rapporto Censis 2020. Produttività in frenata e lavoro fermo
Senza slancio la produttività: tra il 2008 e il 2019 la produttività del lavoro in Italia è aumenta appena dello 0,1%”. Collegate a questa frenata della produttività il mancato rinnovo dei contratti e il blocco delle assunzioni. Sono oltre 10 milioni i lavoratori dipendenti che attendono il rinnovo del loro Contratto collettivo nazionale e a dicembre di quest’anno se ne saranno aggiunti altri 400 mila, portando all’85,2% la massa del lavoro dipendente che attende l’adeguamento del contratto di lavoro. A giugno solo nel settore agricolo la contrattazione collettiva raggiungeva un livello di copertura prossimo alla totalità (93,4%), mentre nell’industria la percentuale scendeva al 23,9% e nel terziario al 21,4%, portando la quota di dipendenti in attesa di rinnovo nel settore privato all’80,4%. Per il totale dell’economia, l’intervallo temporale tra la scadenza del contratto nazionale e la firma del rinnovo è in media di 16,6 mesi.

Rapporto Censis 2020 nell’anno della paura nera
“Il 2020 è stato dunque un anno eccezionale e l’anno della paura nera” ha detto il direttore generale del Censis Massimiliano Valerii. “Gli eventi ci hanno riportato alla nostra nuda vita, con una intollerabile vista pubblica della morte, amplificata dal sistema dei media, resa più inquietante dalla mancanza di una base dati epidemiologica accurata. Questo evento eccezionale ha rappresentato di fatto uno straordinario fattore di accelerazione di alcuni processi che erano già in atto, preesistenti nella nostra società. Ha squarciato un velo su vulnerabilità strutturali del nostro paese. Il re è nudo. E l’immagine complessiva che è emersa è di un sistema che è ruota quadrata che non gira, a fatica, con sforzi disumani tra tentennamenti, pesanti tonfi e mai lo si era visto come in questo anno eccezionale in cui sono emerse tutte le debolezze del sistema. Il timore è che questi difetti possano ripresentarsi domani più gravi di prima dopo l’epidemia se non interverremo in maniera energica. L’epidemia di quest’anno ha finito per accelerare tutta una serie di processi che erano già in atto e ha evidenziato una serie di vulnerabilità. In quest’anno della paura nera, in cui il sistema Italia ci è apparso come ruota quadrata che non gira, ha vinto la logica meglio sudditi che morti. Lo Stato è apparso come il salvagente cui aggrapparsi nel momento del massimo pericolo”.

Rapporto Censis 2020, le conclusioni con uno sguardo al futuro
Guardando in avanti, a quando ci saremo lasciati l’epidemia alle spalle, secondo Valerii il tema è “come potrà un Paese in cui si riduce la popolazione in età attiva ed è caratterizzato da una bassa crescita economica a confrontarsi in futuro, mentre il baricentro del mondo si sta spostando dall’Atlantico al Pacifico, con due temi fondamentali come la stabilità del debito pubblico e la sostenibilità della spesa sociale. Credo che, al di là dell’analisi congiunturale, sono questi i temi su cui dobbiamo cominciare a esercitare le nostre responsabilità affinché il sistema Italia possa trovare un nuovo slancio”.

Questo il link per l’approfondimento del capitolo sul lavoro: https://www.censis.it/lavoro/il-capitolo-%C2%ABlavoro-professionalit%C3%A0-rappresentanze%C2%BB-del-54%C2%B0-rapporto-censis-sulla-situazione

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