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Confagricoltura Donna ascoltata sul PNRR

La presidente di Confagricoltura ascoltata in Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati sulla proposta di PNRR per l’utilizzo del Recovery Fund

Intervenuta all’audizione del 1° febbraio, la presidente di Confagricoltura Donna, Alessandra Oddi Baglioni, ha giustamente sostenuto che “le imprese femminili, esattamente come le altre, hanno necessità di digitale, innovazione e sostegno alla filiera agroalimentare. Pur essendo chiaro che l’agricoltura non ha genere, occorre, però, considerare come per le donne sia ancora tutto più difficile: sono doppiamente impegnate, nel lavoro e nel loro ruolo sociale, fondamentale per la collettività. Servirebbe una corsia preferenziale”. Oggi, in un momento di transizione governativa, rimane ancor più importante ribadire questi principi.

Confagricoltura donna sul Recovery Fund
Durante il suo intervento sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per l’utilizzo del Recovery Fund, la presidente di Confagricoltura Donna ha detto: “Nonostante ci faccia piacere che all’interno dei piani strategici e di sviluppo definiti nel PNRR ci sia un’attenzione specifica al mondo delle dipendenti pubbliche e private, poco viene effettivamente destinato alle imprese condotte da donne. Vorremmo che le risorse stabilite sulla carta fossero realmente operative, semplici e concretamente fruibili, magari riutilizzando il meccanismo della legge 125, che già in passato ha supportato le imprese femminili attraverso il sistema del contributo a fondo perduto, del credito agevolato e del credito d’imposta”.

Incentivare la digitalizzazione del comparto agricolo
“Incentivare le nuove tecnologie e la digitalizzazione nel comparto agricolo, così come velocizzare gli iter” ha concluso Oddi Baglioni “permetterà alle donne di svolgere più rapidamente le mansioni amministrative e burocratiche necessarie per la gestione aziendale, consentendo di avere maggiore tempo a disposizione per occuparsi della famiglia”.
In Italia sono 200mila le aziende agricole gestite da donne (il 30% del totale) ed è necessario farle crescere ancora. A questo fine il Recovery Plan, che destina all’agricoltura 2,5 miliardi di euro, rappresenta un’occasione che non si può mancare.

Le priorità evidenziate da Confagricoltura
Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, dal proprio canto ha evidenziato alcune priorità per il migliore utilizzo delle risorse messe a disposizione dal Recovery Plan. Per aumentare la capacità produttiva agricola del Paese, la competitività e la sostenibilità vanno bene gli investimenti in ricerca e sviluppo, nelle innovazioni tecnologiche ma importanti sono anche gli interventi per le infrastrutture, l’efficienza energetica e la digitalizzazione, come ha ribadito in audizione alla Camera anche la presidente di Confagricoltura Donna, Alessandra Oddi Baglioni.

L’importanza della comunicazione
Confagricoltura ritiene non secondario anche il sostegno ai progetti di filiera integrati, che, supportati da un’adeguata comunicazione, potranno portare benefìci non solo economici, ma anche in termini di salute per i cittadini e, conseguentemente, al sistema sanitario. Come testata giornalistica, non smetteremo mai di sottolineare l’importanza della comunicazione che è base fondante di qualsiasi Piano. Purtroppo raramente vengono previsti contributi reali per le campagne di comunicazione ad eccezione di quelle autoreferenziali autoriflessive e autorganizzate dal settore pubblico: invece di dare un contributo alle campagne che le aziende possono scegliere liberamente, si preferisce stabilire a priori la tipologia di comunicazione da supportare, solitamente mediante propri dipendenti pubblici. Una campagna di comunicazione seria prevede però l’acquisto di spazi pubblicitari su molti e diversi mezzi di comunicazione privati e questo ovviamente ha un costo. Se la PA fornisse un contributo su una campagna di comunicazione che giunga realmente ai cittadini otterrebbe un triplice vantaggio economico: aiuterebbe le imprese agricole, aiuterebbe le imprese che operano nel campo della comunicazione e aiuterebbe il servizio sanitario nazionale, dunque sé stessa. E risparmierebbe evitando investimenti per realizzare uffici e strutture di comunicazione pubblica inefficaci e inadatte allo scopo, in una parola: inutili.

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