Diritti Lavoro

I contratti a termine degli insegnanti precari

Svolta per gli insegnanti precari: accolto in Consiglio d’Europa il reclamo Anief per assumere i supplenti dopo 36 mesi di servizio

“Oltre 200mila precari non hanno mai avuto alcun beneficio dalle sentenze loro favorevoli conseguenti alla condanna della legislazione italiana da parte delle Corte di giustizia europea con la sentenza Mascolo del 26 novembre del 2014: né la Corte di Cassazione, né la Corte costituzionale italiana sono riuscite a trovare un rimedio valido”. Lo ha affermato il presidente nazionale dell’Associazione nazionale Insegnanti e Formatori, Marcello Pacifico, in occasione di un incontro con la stampa voluto per esaminare gli effetti della recente posizione presa dal Comitato europeo dei diritti sociali sul ricorso n. 146/2017, presentato nel 2017 dall’Anief, che ha condannato la politica perpetrata dai governi italiani sulla reiterazione dei contratti a termine sottoscritti nei confronti degli insegnanti precari.

Marcello Pacifico, presidente Anief

Insegnanti precari in una scuola malata di “supplentite”
“Anche la Buona Scuola del 2015” ha spiegato Pacifico, “non ha portato a risolvere il problema del precariato: la ‘supplentite’ è addirittura aumentata. Il tema non è stato affrontato in maniera corretta dai governi che si sono succeduti in Italia”. Anief, che ha denunciato per la prima volta l’abuso dei contratti a termine degli insegnanti precari italiani nel gennaio 2010, ora sta ottenendo giustizia dal Comitato europeo dei diritti sociali, il quale si è detto d’accordo sul fatto che bisogna garantire un sistema di reclutamento riservato a chi ha svolto supplenze oltre i 36 mesi, anche nella scuola paritaria, come del resto previsto già dalla direttiva UE 1999/70/CE. É stato accolto, lo scorso luglio 2020, da parte del Comitato europeo dei diritti sociali, il reclamo collettivo presentato dal sindacato, che ha sede a Palermo, al Consiglio d’Europa contro lo Stato italiano per violazione dell’articolo 1, paragrafo 2, della Carta sociale europea, poiché la situazione di precarietà viola il diritto del personale dell’istruzione pubblica.

I diritti degli insegnanti precari
Il primo reclamo era stato accolto nel novembre 2014 con la ormai nota “sentenza Mascolo”, che dava il diritto di assunzione ai precari con 36 mesi di anzianità. Alla conferenza stampa, che si è tenuta venerdì 29 gennaio in modalità webinar, erano presenti anche gli avvocati Vicenzo De Michele del foro di Foggia, Sergio Galleano del foro di Milano, Walter Miceli e Fabio Ganci del foro di Palermo che hanno assistito il sindacato in sede europea. Se il governo italiano non si adeguerà a quanto ribadito dall’Europa si rischia una procedura d’infrazione. “Abbiamo 200mila precari insegnanti della scuola italiana, con più  di 36 mesi di servizio, che non riescono ad entrare nei ruoli dello Stato” ha spiegato Marcello Pacifico, “perché  hanno subito un abuso dei contratti a termine e perché non vengono inseriti nelle vecchie graduatorie ad esaurimento che il Parlamento ha riaperto per ben due volte su richiesta dell’Anief fino al 2012 ed anche perché l’attuale concorso straordinario, ancora una volta, non li mette tutti in quella graduatoria diversa che li potrebbe portare nei ruoli come sempre ci hanno detto la Cassazione e la Corte Costituzionale”.  A rivendicare il diritto all’assunzione a tempo indeterminato sono gli insegnanti inseriti nelle graduatorie d’istituto, quelli di prima fascia abilitati inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, quelli di seconda fascia abilitati non inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e quelli di terza fascia non abilitati, che possono dimostrare di avere svolto 36 mesi di servizio.

Fabio Ganci

Le assunzioni degli insegnanti precari sono un dovere
“Questo Governo è riuscito dopo tanti anni a cominciare a investire nella scuola, che purtroppo negli ultimi dodici anni è stata vista sempre come un bancomat e oggi in tempo di pandemia ne abbiamo pagato le spese” ha spiegato il presidente di Anief. “Il Recovery Plan potrebbe essere una soluzione, abbiamo registrato gli aumenti degli organici sia nei plessi sia come a livello di organico straordinario per l’emergenza Covid. Non è andata bene con il governo uscente la politica che riguarda il reclutamento dei precari perché ancora oggi i precari della scuola in Italia non hanno avuto la risposta che aspettavano”.

Cosa chiedere al prossimo Governo per non avere più insegnanti precari
La crisi di Governo sta imponendo un momento di riflessione anche sulla scuola ma già Anief ha chiare le idee su cosa chiedere al prossimo esecutivo e al prossimo ministro per l’istruzione. “Bisogna finirla con la ‘supplentite’, finirla con la precarietà. Questo è un nostro dovere sociale” ha ribadito Pacifico. “La battaglia sulla precarietà è una missione di Anief, fin dalla nostra fondazione. Cominciamo a pensare, partendo da questo concorso straordinario, a fare ammettere tutti i candidati nella graduatoria finale, affinché’ possano essere tutti reclutati perché non è giusto che lo Stato ogni anno chiami le stesse persone, però, nega a queste stesse persone un ruolo solo perché non hanno vinto un concorso. Ogni anno questi insegnanti sono chiamati a istruire i nostri figli, fanno scrutini. Se fossero nel settore privato sarebbero tutti stabilizzati ‘tout court’ e invece sono nel settore dell’educazione. Sono bravi, valutano i nostri figli, bisogna dare loro un canale riservato di reclutamento”.

Sergio Galleano

Il rientro a scuola in sicurezza
Non sono mancate riflessioni sul rientro a scuola. “In queste ore i colleghi docenti stanno definendo come garantire il rientro al 50% e anche al 75%” ha spiegato il presidente di Anief. “In alcuni casi si è deciso di alternare le classi una settimana sì e una no, in altri su richiesta delle famiglie si è deciso di garantire agli alunni con disabilità di poter avere l’insegnante a scuola. Sono scelte fatte dagli organi collegiali che risentono molto delle caratteristiche del territorio”. Quanto all’annoso problema dei trasporti “sono state svolte tante riunioni con i prefetti e con le città metropolitane per i collegamenti: i mezzi sono quelli e sono pochi. Gli ingressi scaglionati sono difficili. Se ci sono poche corse negli orari canonici, figuriamoci se c’è possibilità di poter favorire più corse in orari diversi. Credo che il problema sia il raccordo che deve avvenire attraverso i prefetti tra tutti gli attori, in primo luogo i dirigenti scolastici. Se non vengono coinvolti gli istituti è inutile pensare di fornire un servizio che non è consono all’attività didattica che si svolge”.

Insegnanti precari e garanzia del diritto allo studio
Diminuiscono i contagi ma restano poche le garanzie. “Abbiamo firmato un protocollo di sicurezza per garantire il piu’ possibile personale e alunni” ha concluso Pacifico, “ma con la diffusione del Covid garanzie ce ne sono poche. Se non si investono i soldi del Recovery Fund per garantire il diritto allo studio, per investire nel territorio riprendendo i vecchi plessi, per sdoppiare di nuovo le classi e per aumentare gli organici, continueremo ad avere il rischio contagi. Invito gli studenti a rispettare le regole dentro le classi e fuori, è una sfida, dobbiamo diventare cittadini maturi”. E sulla proroga delle lezioni al 30 giugno in realtà “poteva servire la sospensione della didattica per due mesi e poi spostare il calendario scolastico. La didattica a distanza non sostituisce quella in presenza, ma dire che non serve sarebbe andare a svilire l’attività fatta dai colleghi con sacrificio. La didattica a distanza non è vacanza. Dobbiamo mantenere serietà e responsabilità come quando siamo a scuola. Tutti dobbiamo fare la nostra parte”.

Nella foto di copertina: Chiara Artale

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