Ambiente Imprenditoria

Transizione ecologica, Italia come Francia

In Francia il piano della transizione ecologica è industriale; anche per l’Italia, nel ministero affidato al fisico Roberto Cingolani, l’innovazione tecnologica punterà sulla ripartenza industriale

Tra i modelli a cui si è ispirato il fondatore garante del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo, nel fare la sua richiesta d’inserire un “superministero” della Transizione ecologica nel governo Draghi, c’erano gli esempi francese e spagnolo, guarda caso entrambi affidati a donne ministre.

I Ministeri esteri per la transizione ecologica
In Spagna il Ministero per la Transizione ecologica e la sfida demografica (Miteco) è guidato dal 2020 dalla socialista Teresa Ribera Rodriguez che, oltre a lottare contro lo spopolamento di alcune aree del territorio spagnolo, si concentra sulla trasformazione del fabbisogno energetico verso un modello più ecologico. La ministra spagnola riserva particolare attenzione anche alla tutela della biodiversità dei boschi e dei mari.
Ci piace ricordare che anche in Costa Rica il Ministero dell’Ambiente e dell’Energia (Minae) è guidato da una donna: Andrea Meza Murillo, un’esperta di sviluppo sostenibile scelta dal presidente costaricano Carlos Alvarado Quesada (centrosinistra). In questo caso, non si tratta solo di un superministero della transizione ecologica, perché la ministra Meza Murillo si sta concentrando sul cambiamento climatico, dato che il Costa Rica è un Paese colpito da tempeste tropicali estreme, sempre più devastanti per strade, ponti e altre infrastrutture che devono quindi diventare resilienti a urti tremendi.
Un po’ più variegato anche in Svizzera il mandato affidato dal 2019 a Simonetta Sommaruga (socialista), a capo del Dipartimento federale dell’Ambiente, Trasporti, Energia e Comunicazioni (Datec), che rappresenta uno dei sette ministeri della Confederazione elvetica (per l’anno 2020 presieduta dalla stessa Sommaruga). Questo insieme è più articolato perché si occupa di politica ambientale, ma anche di sviluppo dei trasporti, vigilanza sulle fonti energetiche e i mezzi di comunicazione, soprattutto televisivi, ma dal punto di vista delle infrastrutture (affinché siano usate senza mettere in pericolo l’ambiente e la salute).

La Ministra francese alla Transizione ecologica Barbara Pompili

Il Ministero francese della Transizione ecologica
Essendo però la Francia, nell’ambito dell’Unione Europea, la nostra cugina d’oltralpe più spesso citata, andiamo a vedere com’è stato organizzato il suo Ministero della transizione ecologica e quanto più potrà assomigliare a quello che disegnerà ex novo il neo ministro italiano Roberto Cingolani.
In Francia il Ministero green ha un budget di 48,6 miliardi, di cui 15,4 dedicati alla transizione ecologica, 16 alle politiche abitative e 8 ai trasporti. Oggi, dopo un lungo percorso, questo Ministero è diventato uno dei dicasteri più importanti dell’amministrazione statale sotto la presidenza di Emmanuel Macron e nonostante la crisi del Coronavirus, la sua importanza, di pari passo al Ministero degli Affari esteri, resta al centro dell’agenda politica in vista delle prossime elezioni presidenziali francesi nel 2022. Nel corso del suo mandato Macron ha rivisto più volte i compiti e la struttura del dicastero della Transizione ecologica e nell’estate del 2020, in occasione del rimpasto di governo, è sopraggiunta la nomina di Barbara Pompili alla sua guida. L’ex esponente francese dei Verdi (che vanta origini italiane per via del nonno, emigrante di Senigallia) è diventata così la quarta ministra dall’inizio del mandato presidenziale. Ma Macron ha colto l’occasione per un restyling più profondo, potenziandone la missione sui temi ambientali, a discapito di aspetti sociali.

La struttura ministeriale francese per la transizione ecologica
Ad aiutare la ministra Pompili nel campo della tutela della biodiversità c’è la sottosegretaria Bèrangère Abba, mentre Jean-Baptiste Djebbari è il ministro delegato ai Trasporti, con competenze sull’aviazione civile e le infrastrutture, i trasporti e il mare. A questi si aggiunge la gestione delle autostrade. Emmanuelle Wargon è stata invece nominata ministra delegata all’Alloggio. Si occupa perciò di edilizia e urbanizzazione in stretto contatto con il ministero della Coesione Territoriale.

L’idea italiana di transizione ecologica
Per quanto riguarda l’Italia, il neo ministro Roberto Cingolani – definito un bulldozer per la sua spiccata vocazione a costruire cose nuove, abbattendo molti muri apparentemente invalicabili – in un suo editoriale su Airpress (rivista italiana specializzata in aerospazio e difesa) ha svelato in un certo senso il suo “manifesto”. Cingolani ha sottolineato, infatti, che la sua visione è prima di tutto incentrata sulle tematiche della robotica e dell’innovazione. A suo parere, l’Italia ha la necessità di “creare prima di tutto un’infrastruttura digitale completa, dal supercalcolo al cloud, dal 5G alla cybersecurity, dall’applicazione dell’intelligenza artificiale alla manifattura, fino alle reti”. E con questo ci spieghiamo anche la scelta di un manager come Vittorio Colao, ex CEO globale di Vodafone, neo ministro per la Transizione digitale.

Il ministro italiano alla transizione ecologica Roberto Cingolani

La scelta di Draghi
Come sappiamo, Cingolani è stato scelto dal presidente Mario Draghi in quanto, come fisico fino ad ora a capo dell’innovazione tecnologica di Leonardo (ex Finmeccanica) e fino al 2019 direttore dellIstituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, fondazione finanziata dallo Stato per svolgere ricerca scientifica d’interesse generale, per fini di sviluppo tecnologico, è considerato l’uomo giusto per mediare con pragmatismo la battaglia ambientale con le necessità dell’industria, rilanciando così lo sviluppo industriale strategico del nostro Paese abbandonato da anni.

La visione di Cingolani su una transizione ecologica organica
La visione organica di Roberto Cingolani sposa il fatto che la transizione energetica e la battaglia ecologica vanno intese innanzitutto come grandi partite tecnologico-industriali per andare a ristrutturare le catene del valore nella mobilità, nell’industria manifatturiera, nella distribuzione elettrica, nell’edilizia e in altri settori ad alto valore aggiunto. Ecco perché il neo ministero della Transizione ecologica metterà insieme diverse deleghe attualmente in seno al Mise (Sviluppo economico) e al Mit (Trasporti).
Di fronte a un Recovery Plan privo di ambizioni industriali come quello contestato al precedente governo da alcune forze politiche, laddove è obbligatorio concentrare il 37% dei fondi europei del Next Generation EU e il 20 per cento al digitale, appare chiaro che per l’Italia la transizione ecologica passa dalla ripartenza dello sviluppo industriale.

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