Lavoro Sicurezza

Forum annuale della sicurezza sul lavoro

L’indagine dei consulenti del lavoro presentata al Forum annuale della sicurezza sul lavoro: con lo smart working meno infortuni in itinere ma più rischi per la salute

In occasione del Forum annuale della sicurezza sul lavoro la Fondazione studi Consulenti del lavoro ha sottolineato il doppio livello dell’impatto dell’emergenza sanitaria sulla sicurezza sul lavoro. Se da una parte lo smart working ha aiutato a diminuire gli infortuni in itinere (-38,3%), dall’altra ha aperto a nuovi rischi per la salute dei lavoratori: stress, ansia da prestazione, marginalizzazione, disaffezione verso il lavoro.

Forum annuale della sicurezza sul lavoro
Giovedì 20 maggio 2021 è stata illustrata, durante il Forum annuale della sicurezza sul lavoro, l’indagine della Fondazione studi Consulenti del lavoro “Salute e sicurezza sul lavoro nella pandemia: nuovi rischi e prospettive di evoluzione dei modelli di gestione”. È stato sottolineato come, in questo periodo di pandemia, lo smart working abbia diminuito di gran lunga gli infortuni nel tragitto casa-lavoro, ma abbia aperto a nuove criticità, fisiche e psicologiche.

Effetti positivi su incidentalità e mortalità sul lavoro
La fondazione ha rilevato come gli sforzi svolti nell’ottemperanza dei protocolli sulla sicurezza siano stati ripagati dai risultati, con un contenimento degli infortuni da Covid in ambito di lavoro e dei casi di mortalità. Il ricorso diffuso al lavoro agile, oltre a contenere il rischio, ha avuto, infatti, il positivo effetto di produrre un significativo crollo degli infortuni in itinere, quelli che avvengono nello spostamento tra l’abitazione e il luogo di lavoro. Tra 2019 e 2020, le denunce sono passate da più di 100.000 a circa 62.000, registrando un decremento del 38,3%. In termini di mortalità l’impatto è stato ancora più evidente: a fronte di una riduzione del 30,1% dei casi, l’incidenza sul totale delle morti nel tragitto casa-lavoro su quelle totali è passata dal 28,1% del 2019 al 16,8% del 2020.

Denunce di infortunio e mortalità tra donne e uomini
L’elevata incidenza di donne nei settori e tra le professioni maggiormente colpite spiega il maggiore coinvolgimento femminile nel fenomeno degli infortuni da Covid: al 31 marzo 2021, quasi 7 contagi su 10 (69,3%) avvenuti nel luogo di lavoro riguardava le donne.
Contrariamente a quanto avvenuto per le denunce di infortunio, la mortalità ha interessato soprattutto gli uomini, con l’82,8% dei decessi complessivi contro il 17,2% le donne.

Nuove sfide in termini di salute e sicurezza presentate al Forum annuale della sicurezza sul lavoro
Lo sviluppo di questo nuovo modello organizzativo, se da un lato ha effetti positivi con riferimento all’incidentalità e mortalità sul lavoro, dall’altro pone nuove sfide in termini di salute e sicurezza. La dislocazione dell’attività lavorativa dall’azienda alla casa prevede, infatti, una responsabilizzazione crescente del lavoratore, a cui è chiesto di collaborare per organizzare al meglio la propria postazione di lavoro domestico. In questo contesto, si ampliano i margini di rischio potenzialmente legati alla sicurezza di un ambiente di lavoro che non è detto rispetti le normative minime di sicurezza impiantistica (elettrica, antincendio) o che presenti ambienti e postazioni di lavoro adeguati e attrezzati secondo criteri ergonomici: secondo l’indagine svolta dai consulenti del lavoro ad aprile su un campione di occupati, ben il 48,3% degli smart workers presenta disturbi e problemi fisici legati all’inadeguatezza delle postazioni domestiche.
A tali aspetti si aggiunge il rischio di aumento dello stress prodotto dalla dilatazione dei tempi di lavoro, dall’ansia da prestazione, dall’indebolimento delle relazioni aziendali e dalla paura di marginalizzazione, già individuati da quasi la metà dei lavoratori quali elementi di disagio.
Circa un terzo (33%), infine, dichiara che il lavoro a distanza sta penalizzando la propria carriera e la crescita professionale.

Dall’emergenza un’opportunità per ripensare l’approccio alla salute e sicurezza sul lavoro
Al di là degli impatti sulla salute dei lavoratori, l’emergenza ha avuto l’effetto di mettere la salute al centro degli obiettivi dell’azienda. Un passaggio importante che si è tradotto nell’avvio di un modello più partecipato della gestione della salute e della sicurezza in azienda. Si consideri che il 58,7% delle aziende ha dovuto apportare modifiche agli ambienti di lavoro per garantire il distanziamento, attraverso l’uso di barriere e segnaletica per tracciare percorsi differenziati.
I servizi sono stati più attivi, con il 63,9% delle imprese interessate da interventi strutturali, contro il 46,5% nell’industria. In particolare, i comparti che hanno effettuato maggiori interventi sono stati l’istruzione (77,7%), i servizi di alloggio e ristorazione (77,3%), le strutture sanitarie (75,6%) e le attività di servizio alla persona, come parrucchieri e centri estetici (74,6%). Complessivamente, quindi, l’esperienza dell’ultimo anno, ha portato ad un protagonismo nuovo di aziende e dipendenti nella gestione della sicurezza sul lavoro, che potrebbe segnare un passaggio importante ad una logica di intervento in materia meno “verticale” e più partecipata.

Le parole del presidente della Fondazione durante il Forum annuale della sicurezza sul lavoro
“È evidente la necessità di un cambio di paradigma nell’affrontare i temi connessi alla sicurezza sul lavoro, anche in considerazione della capillarità della diffusione dei nuovi modelli organizzativi che interessano tanto la piccola che la grande impresa” afferma Rosario De Luca, presidente della fondazione, che aggiunge: “L’ultimo anno ha dimostrato che la sicurezza, prima che un adempimento, è un valore su cui investire, anche in tema di formazione. A tutti i livelli e per tutte le professionalità”.

Potrebbe interessarti