Lavoro Sicurezza

Il coinvolgimento dei lavoratori nella sicurezza aziendale

I dati INAIL rilevano che i morti sul lavoro aumentano di anno in anno: per un cambio di rotta è necessario coinvolgere i lavoratori nella sicurezza aziendale

Nonostante questo lungo periodo di pandemia che ha ridotto le attività, ci sono ancora troppi incidenti sul lavoro causati da distrazione o noncuranza che mettono a rischio la sicurezza aziendale. È per questo che c’è bisogno di un processo di formazione nelle aziende per il rilevamento di punti critici, di sensibilizzazione nelle scuole per la prevenzione della sicurezza e di collaborazione con i responsabili dei lavoratori.

Perdite sui luoghi di lavoro e sicurezza aziendale
Nei primi tre mesi del 2021 i morti sul lavoro sono stati 185 e, secondo quanto evidenziato dai dati INAIL, rappresentano l’11,4 % in più rispetto al primo trimestre del 2020. Ancor peggio se leggiamo i dati dall’inizio dell’anno allo scorso 21 maggio dove 260 sono state le perdite sui luoghi di lavoro, 505 quelle sulle strade e in itinere. Numeri a cui va aggiunto il personale sanitario venuto a mancare per coronavirus: 88 medici e 80 infermieri.
Senza poi dimenticare che l’Osservatorio indipendente di Bologna ha rilevato che il 70% dei lavoratori morti nel 2021 per infortuni sul lavoro era costituito da donne. Oltretutto, il rischio è quello che, a causa della crisi, molte imprese potrebbero tagliare le spese sulla sicurezza.
Di fronte a questo scenario c’è bisogno di un cambio di rotta, di una formazione diretta ai lavoratori, focalizzata su prevenzione e sicurezza aziendale.

Sicurezza aziendale, il contributo di Confassociazioni
Il presidente di Confassociazioni Sicurezza, Luigi Ferrara, a tal proposito ha dichiarato: “la sicurezza non è un elenco di norme da applicare, ma una forma mentis da creare e rendere virale. È per questo che, visto quello che sta succedendo, abbiamo deciso di mettere a disposizione la competenza di tutti i nostri esperti di sicurezza con tre iniziative a costo zero per aziende e lavoratori su: formazione nelle aziende per il rilevamento di punti critici, sensibilizzazione nelle scuole per la prevenzione della sicurezza, collaborazione con i responsabili dei lavoratori per la sicurezza”.
“Le tre iniziative non cancelleranno il triste fenomeno delle morti bianche, ma potranno contribuire a ridurlo fortemente. Questa è la sfida culturale e professionale che ci ha portati a firmare il ‘Protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-CoV2/Covid-19 negli ambienti di lavoro’ promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali dove vogliamo condividere le migliori pratiche per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro” ha concluso il presidente di Confassociazioni, Angelo Deiana.

In che cosa consiste il protocollo per il contrasto del covid-19?
In accordo con il Governo, il 6 aprile 2021 è stato sottoscritto il “Protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2/Covid-19 negli ambienti di lavoro”, che aggiorna e rinnova i precedenti accordi, su invito del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro della salute. Il protocollo ha l’obiettivo di fornire indicazioni operative aggiornate finalizzate a incrementare, negli ambienti di lavoro non sanitari, l’efficacia delle misure precauzionali di contenimento adottate per contrastare l’epidemia di Covid-19.
In particolare si indica, con riferimento al DPCM 2 marzo 2021, che le misure restrittive per le attività di produzione raccomandino il massimo utilizzo della modalità di lavoro agile o da remoto da parte lavoratori, che siano incentivate le ferie e i congedi retribuiti per i dipendenti, che siano sospese le attività dei reparti aziendali non indispensabili alla produzione e che siano assunti protocolli di sicurezza anti-contagio, tra cui le operazioni di sanificazione.
Il protocollo ritiene inoltre che è opportuno limitare al massimo gli spostamenti all’interno dei siti e assicurare che negli spazi condivisi vengano indossati i dispositivi di protezione delle vie aeree.
Una novità è nel punto 2 ed è relativa alla riammissione al lavoro dopo il contagio: “i lavoratori positivi oltre il ventunesimo giorno saranno riammessi al lavoro solo dopo la negativizzazione del tampone molecolare o antigenico”.
Si conferma poi che la mancata attuazione del Protocollo, che non assicuri adeguati livelli di protezione, determina la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.

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