Ambiente Imprenditoria

Le nuove frontiere della moda a Phygital sustainability

Phygital sustainability expo 2021, evento mondiale dedicato alla ecosostenibilità della moda: sostenibilità ed etica le nuove frontiere della moda

Le nuove frontiere della moda a Phygital sustainability Expo 2021
Esiste un lato consapevole della moda frutto di un pensiero ragionato che veicola gli acquisti delle persone. Su queste basi il 5 luglio la Phygital sustainability Expo 2021 ha inaugurato al complesso archeologico dei Mercati di Traiano il primo evento mondiale in Italia dedicato alla transizione ecosostenibile della moda e del design. La manifestazione organizzata dalla SFIS – Sustainable Fashion Innovation Society, ideata dalla presidente Valeria Mangani, nasce per sensibilizzare il consumatore ad acquistare moda etica garantendo il rispetto e la tutela del lavoratore, pensare al pianeta e contare su una filiera produttiva virtuosa. Alla manifestazione hanno partecipato 32 tra brand e aziende italiane e straniere, start-up e piccole imprese artigiane insieme alle lecture degli enti, istituzioni, aziende, associazioni e federazioni che hanno sottolineato le relazioni tra moda, politica, ambiente, salute e finanza sostenibile, nonché esperti sulla filiera di prodotto e di processo. A chiudere la serata la sfilata lungo la passerella dell’antica strada romana con la descrizione un capo (il più iconico e rappresentativo di innovazione sostenibile) per ogni brand.

La politica a sostegno del settore moda
Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia ha spiegato di aver depositato una mozione parlamentare per introdurre nei codici della transizione ecologica del PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza) sostegni in investimenti e defiscalizzazioni per le aziende che intendono diminuire la percentuale d’inquinamento nel settore moda.
Antonio Franceschini ha affermato che CNA-Federmoda è la spina dorsale del sistema manifatturiero italiano con 60 mila aziende a livello nazionale e oltre 500 mila addetti. Nel 2019 il comparto ha fatturato 97 miliardi di euro occupando il secondo posto del PIL nazionale. Attualmente ha presentato alla commissione europea un documento dove sono posti al centro i temi della sostenibilità, riciclo, uso e smaltimento con una particolare attenzione al green. “La sostenibilità” ha detto Franceschini “deve guardare al sociale, al rispetto del lavoro lungo tutta la filiera produttiva, agganciarsi ai valori etici e portare questi valori all’attenzione dei giovani”. Federmoda ha realizzato un format dal titolo “cucire, tramare, ordire, tessere, formare, etica”, un vademecum rivolto ai giovani per far capire ciò che c’è dietro al mondo della moda. “Con il PNRR” ha spiegato “è possibile rilanciare progetti legati alla formazione, ricostruire un bacino di competenze, tramandare la storia del settore e rilanciare l’artigianato italiano fatto di piccola imprenditoria”.

Valeria Mangani

Le nuove frontiere della moda per la salute e l’ambiente
Antonio Giordano, specialista in genetica dei tumori, si è occupato delle patologie tumorali legate alla terra dei fuochi in Campania. L’esperto afferma che il 90% delle patologie che affliggono l’umanità sono legate all’ambiente. Le “terre dei fuochi” sono molte ed è urgente diminuire la negatività dell’impatto ambientale sulla salute umana. Ogni forma di vita a contatto con amianto, benzopirene, metalli pesanti e diossina tende a trasformarsi, non è un caso che l’aumento di patologie in quelle zone è molto grave. Infine, ha spiegato “l’accoppiata tra un’imprenditoria malsana e politica ha generato negli anni danni, oggi però si illumina di positività e si comprende come fare buona impresa per un rinascimento ambientale”.

Le nuove frontiere della moda: associazioni e organizzazioni in difesa dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile

Il World Food Programme Italia supporta nel mondo le attività umanitarie dell’ONU. “L’organizzazione” commenta Sanasi “risiede da 60 anni in Italia, salva la vita a 100 milioni di persone, tra questi 18 milioni di bambini in 80 paesi nel mondo tra Asia, Africa e America Latina”. L’organizzazione è impegnata nell’obiettivo 2 e 17 dell’agenda 2030 per rilanciare il partenariato tra i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. “La moda” commenta Sanasi “riveste un ruolo cruciale sia nel settore produttivo che nella diversificazione dei settori merceologici in diverse parti del mondo”. Il concetto di sostenibilità” conclude Sanasi “oltre ad avere una forte connotazione economico sociale, deve porre l’individuo al centro dello sviluppo; finanza e industria devono essere al servizio dell’uomo e non viceversa”.

La mission del WWF (World Wide Fund for Nature) commenta Alessandra Prampolini è costruire un mondo in cui l’uomo possa vivere in armonia con la natura, e l’organizzazione mira ad obiettivi ambiziosi, arrestare la perdita della biodiversità ed invertire il calo di numerose specie animali nel mondo. Il settore della moda che negli ultimi 50 anni ha visto una forte espansione, è legato alla natura per due motivi: si ispira ad essa come forma d’arte e incide sull’ambiente nelle diverse fasi di produzione; dall’approvvigionamento di materie prime, ai processi dei prodotti, per arrivare alla destinazione finale del manufatto. “Questi passaggi” dice Prampolini “impattano sull’ambiente: sfruttamento del suolo, acqua, cambiamento climatico che nascono dai materiali sintetici”. Il WWF ritiene che il settore moda debba lanciare un messaggio forte ai consumatori e soprattutto ai giovani per acquisti chiari e consapevoli.

Angelo Del Favero di ethic▪et spiega che in venti anni di attività ha finalizzato gli studi analizzando le interazioni fra le sostanze chimiche e i problemi legati ai consumatori e ai lavoratori. L’associazione aiuta più di 300 mila imprese italiane ad essere sostenibili e competitive considerando la sostenibilità un plusvalore nella filiera della moda. Le relazioni dell’associazione sono su tre pilastri: istituzioni, consumatori e aziende. Su richiesta delle aziende del tessile, ethic▪et ha creato un marchio di certificazione privato, oggi di certificazione europeo che garantisce la tracciabilità delle sostanze chimiche pericolose e informa i consumatori sui rischi di salute del prodotto finale. “Nel tessile” spiega Del Favero “vengono utilizzate più di 8mila sostanze chimiche e il compito dell’associazione è monitorare le fasi di lavorazione dalla materia prima al prodotto finito”.

L’Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) nasce cinque anni fa per promuovere i 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’agenda 2030. “Oggi” sostiene Lo Iacono “esiste una nuova consapevolezza perché la sostenibilità non deve essere un lusso. Per fare ciò occorre cooperare con istituzioni, imprese e società civile. Solo così si possono evitare i rischi ambientali e sociali legati alle catene di fornitura, cogliere le opportunità di business, dalla mobilità sostenibile alla riqualificazione delle energie rinnovabili”.

Le nuove frontiere della moda sostenibile secondo ENEA
Claudia Brunori sottolinea che l’Enea si occupa di sostenibilità a tutto tondo e dal 2015 è nato un dipartimento che tratta i temi dei sistemi produttivi e territoriali. Per il settore tessile e moda molte le iniziative messe in campo per promuovere la chiusura dei cicli e un uso efficiente delle risorse. “Stiamo parlando” dice Brunori “di 1,5 tonnellate annue di gas serra che vengono prodotte dal settore tessile. I consumi idrici sono elevati e il settore deve contenere questo bene prezioso”. Brunori aggiunge che l’elevato consumo di carbonio, oggi tra il 4 e il 6% sull’intera impronta ambientale europea, è causato dalla produzione tessile che impatta in maniera importante sulla sostenibilità. “In Italia” ricorda “esiste una filiera completa con interi distretti dedicati al tessile, fatta di piccole aziende che vanno aiutate. Un altro problema riguarda il fast fashion che promuove indumenti a basso ciclo di vita, modello contrario a qualsiasi logica della circolarità”.

Economia circolare per le nuove frontiere della moda
I campi di intervento secondo Brunori devono avere una visione circolare, pensare a prodotti semplici, monomateriali e sostenibili, scelta attenta delle materie prime, aumento della vita media dei prodotti, riduzione delle sostanze tossiche nella processazione e pensare ad un protocollo tracciabile e certificato per sapere quali sostanze contiene il manufatto e riciclarlo in modo sicuro. “In Europa, con il regolamento Reach, esistono restrizioni per determinate sostanze, tuttavia questi vincoli non vengono applicati ai prodotti d’importazione, il tema va affrontato perché penalizza economicamente le aziende del nostro territorio” commenta Brunori. “L’Enea sta coordinando la piattaforma ICESP, aperta agli stakeholder e collegata all’omologa della commissione europea, che da un lato offre visibilità alle eccellenze italiane, dall’altro individua le priorità quali la semplificazione della normativa, sensibilizzazione dei consumatori, supporto all’innovazione tecnologica ed incentivi alle imprese”.

Le nuove frontiere della moda coniugano il profitto con la sostenibilità
Il percorso che deve fare il settore è coniugare il profitto con la sostenibilità, dice il docente della Luiss Riccardo Giovannini. Le aziende devono essere consapevoli che il passaggio non sarà un’opzione ma un obbligo. Giovannini suggerisce di individuare gli impatti e cercare la soluzione, che sia di processo oppure di prodotto, purché l’azienda diventi sostenibile.
“Nell’ambito della circulary economy” afferma Tagliafierro di Enel X “sta emergendo un nuovo consumatore, esistono community che guardano al second hand, al solare, alla mobilità elettrica, al bio o alla riparazione. Grazie a questi comportamenti in futuro sarà possibile delineare l’identikit del nuovo consumatore. Infine” dice Tagliafierro, “Enel X sta investendo in eolico, elettrico, fotovoltaico per accompagnare il settore moda dalla linear economy alla circulary economy”.

Soluzioni integrate a basso impatto ambientale. Il supporto di FS alle nuove frontiere della moda
Lorenzo Radice di Ferrovie dello Stato afferma che FS non è solo il treno ma è mobilità collettiva con tutte le soluzioni di trasporto alternative all’auto privata e al trasporto su gomma in termini di merci. La mobilità condivisa, collettiva e dolce ha un basso impatto e le soluzioni sono economicamente accessibili a tutti. Con il nuovo piano industriale l’azienda si prefigge di raggiugere la carbon neutral entro il 2050, eliminare auto e camion dalle strade e diventare best in class nell’ambito della sicurezza in Europa.

Il microcredito in aiuto alle imprese non bancabili
L’Ente Nazionale per il Microcredito nasce da una richiesta delle Nazioni Unite nel 2005 quando Kofi Annan lanciò l’appello per il microcredito e la microfinanza quale strumento di lotta alla povertà e all’esclusione finanziaria. “L’Italia” ricorda Baccini “è stato il primo paese ad abbracciare l’economia sociale di mercato per soddisfare i bisogni della persona, migliorare la qualità della vita fino ad arrivare al Made in Italy. Negli ultimi anni l’ente ha finanziato 17 mila nuove imprese, di queste 2 mila sono entrate nel mondo della moda. “Un’azienda nata con il microcredito” conclude Baccini “priva di garanzie sufficienti per i canali tradizionali, veniva esclusa dal sistema sociale mentre con questo sistema può accedere al mercato con un credito restituibile”.

Le nuove frontiere della moda: le start-up

Le nuove frontiere della moda, la sciarpa filtrante
Airguru, la start-up di Simona Rossi che unisce estetica, innovazione, sostenibilità e tecnologia, ha ideato una sciarpa filtrante: un dispositivo di protezione individuale che supera l’inquinamento, il freddo, i cattivi odori e il trasporto urbano. La sciarpa oleofobica, idrofobica, antibatterica, antiallergica e filtrante ai particolati dello smog è prodotta con tessuti riciclati e riciclabili di monofibra naturale. Il progetto finanziato dal programma europeo Horizon 2020 attualmente ricerca provider tecnologici.

Nuove frontiere della moda, il virtual fashion
Damiano Di Carlo, co-founder della Phi Collective Company, ha condotto una ricerca sui tessuti partendo dal mondo dello jacquard. La tecnica introdotta nell’800, ha rappresentato una svolta nell’automazione del tessile, ma con il digitale si è arrivati al controllo automatico della macchina aumentando la velocità di produzione. Con il “virtual fashion”, Collective approccia un nuovo sistema produttivo in cui il consumatore è al centro del processo creativo. I bisogni di Phi Collective sono: ridefinire i processi personalizzando il tessuto su scala industriale, transitare verso l’industria 4.0 valorizzando il territorio, adottare un sistema di certificazione con la tecnica blockchain per tracciare la filiera in modo trasparente. Per superare queste criticità è nata una piattaforma digitale scalabile connessa alle macchine jacquard in grado di identificare il prodotto utilizzando fibre naturali e biodegradabili senza l’uso di agenti chimici.

Le nuove frontiere della moda e il market place editoriale
Tutta femminile la start-up di Rebecca Prunali, CEO di Talia collective, il primo market place editoriale, che oltre a promuovere brand sostenibili adotta una forte impression sull’educazione al consumatore che percepisce la sostenibilità in antitesi alla qualità ed estetica. L’obiettivo di Talia collective è rendere il brand cool, aspirazionale e divertente e far sì che più persone si approccino a questo lifestyle.

Nuove frontiere della moda, la scarpa più sostenibile al mondo
Nel 2017 Edoardo Iannuzzi e Fabio Cannavale hanno fondato la ACBC lanciando la scarpa più sostenibile al mondo ottenendo la certificazione B-Corp per gli standard sociali e ambientali raggiunti. La ACBC ha ricevuto vari riconoscimenti sul mercato, come quello della Montecarlo fashion week invogliando altri brand ad abbracciare gli stessi obiettivi. L’azienda ha 5 siti certificati, lavora con un team di 20 persone e ha venduto più di 300 mila paia di scarpe distribuite in 14 Paesi nel mondo.

Nuove frontiere della moda, le sneaker cruelty free ai cereali
Umberto De Marco, Ceo e founder di Yatay è la prima startup in Italia che produce sneaker cruelty free con bio-materiali innovativi, quali cereali, mais, legno, plastiche e copertoni riciclati. I materiali green sono confezionati utilizzando collanti ad acqua, resine naturali che conferiscono alla calzatura flessibilità e conforto. L’unicità di Yatay è coinvolgere i clienti nel comitato aziendale attraverso la creazione di un code impresso all’esterno della scarpa che permette ai clienti di piantare un albero nella foresta Yatay in Kenya. Con questo codice l’azienda segue la crescita dell’albero per sapere la percentuale di CO2 assorbita. Quando l’albero ha raggiunto un assorbimento sufficiente il cliente viene avvisato dell’impatto positivo sull’ambiente. Yatay offre la possibilità di riciclare le sneakers a fine ciclo vita che ritirerà a proprie spese, successivamente una ONG separerà la tomaia dalle suole e l’azienda provvederà a disintegrarle per creare nuove calzature nell’ottica della circularity economy.

Il riutilizzo degli stock nelle nuove frontiere della moda
Alexandra Schimel direttrice del brand di lusso della famiglia Zilli, nasce per l’abbigliamento maschile in pelle, nel tempo ha virato verso la green disruption puntando su prodotti fatti per durare nel tempo. Il carattere distintivo dell’azienda sta nella scelta dei materiali, passare i capi da generazione in generazione e riportare a nuova vita i capi in pelle. Oggi sostiene il Made in Italy e il Made in France e da poco ha lanciato una linea per la casa partendo dal riutilizzo degli stock di abbigliamento.

L’e-commerce che assicura gli standard dell’Agenda 2030
Staiy fondata nel 2019 da quattro ragazzi italiani con sede a Berlino, è un e-commerce che raccoglie 130 brand tra designer, accessori, fashion e cosmetica sviluppando un sistema di valutazione in risposta ai 5 target degli SDGs per assicurare che i brand rispettino gli standard dell’agenda 2030. Staiy si occupa di scouting, estetica e sostenibilità, e con la creazione della piattaforma Staiy.com ha accelerato il processo personalizzando i gusti dei giovani consumatori.

I biomateriali nelle nuove frontiere della moda
Due ricercatori del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), hanno spiegato che tecnologia e biologia sono sempre più vicine. Scobyskin, il materiale realizzato dall’ente di ricerca non solo contiene i Goals dell’agenda 2030 ma esamina globalmente i biomateriali, biopolimeri e materiali affini. Il materiale risponde a diverse peculiarità. Tiene conto dei colori, tema caro al mondo del tessile, per questo sono stati indotti microorganismi a crescere con gli scarti recuperati sul territorio. Sulla base degli scarti (arance, carote, ribes, mirtilli, ananas, etc) i ricercatori hanno ottenuto tessuti di diverse colorazioni a seconda del frutto utilizzato. Scobyskin è al 100% circolare e brevettato, la forza del progetto sta nel fatto che il terreno esausto è pronto per essere riutilizzato come fertilizzante. Le applicazioni del materiale riguardano il fashion, design, cosmesi e il biomedicale.

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