Ambiente Imprenditoria

Cambiamento climatico, VI Rapporto IPCC

Le novità sul cambiamento climatico, il Report 2021 rispetto al Report 2013 dell’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change

Creato dalle Agenzie delle Nazioni Unite UNEP (UN Environmental Program) e WMO (World Meteorological Organisation) nel 1988, l’IPCC ha il compito di redigere a cadenza regolare rapporti di valutazione sulle conoscenze scientifiche relative al cambiamento climatico, ai suoi impatti, ai rischi connessi e alle opzioni per la mitigazione e l’adattamento. Attualmente è in corso la finalizzazione del VI Rapporto che, come tutti i Rapporti IPCC, si compone di tre parti, ciascuna redatta da un apposito Working Group. Sono pronti i risultati del Primo, con le novità scientifiche rispetto al precedente.

I 3 Working Group sul cambiamento climatico
Ciascun gruppo di lavoro si compone di 200/250 scienziati scelti, su proposta dei singoli governi, dal Bureau IPCC. La partecipazione dei singoli scienziati è volontaria e non retribuita. Compito di ogni gruppo di lavoro è di redigere un rapporto di circa 2 o 3.000 pagine corredato da un breve “Summary for Policy Makers” destinato ai responsabili politici dei Paesi ONU.

Le tre parti del Rapporto IPCC finale sono redatte dai seguenti tre gruppi:

  • Working Group 1: valuta le nuove conoscenze scientifiche emerse rispetto al rapporto precedente.
  • Working Group 2: valuta gli impatti del cambiamento climatico sull’ambiente e la società e le azioni di adattamento necessarie.
  • Working Group 3: valuta le azioni di mitigazione del cambiamento climatico.

Gli scienziati italiani del WG1
Annalisa Cherchi, Susanna Corti e Sandro Fuzzi, del CNR-ISAC, l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, sono i componenti italiani del WG1 e dunque fra gli autori della prima parte del VI Rapporto IPCC, quello che delinea le nuove conoscenze scientifiche in merito al cambiamento climatico. Gli altri autori (in tutto sono 234) provengono da altri 65 Paesi. Il lavoro del WG1 è durato circa 3 anni ed è consistito nell’esame critico di ben 14.000 lavori scientifici pubblicati. Prima della stesura finale, è stato soggetto a due fasi di revisione da parte di centinaia di altri scienziati esperti del settore e da parte di esperti dei singoli governi.

La sintesi del WG1 – Sesto Rapporto IPCC
Il 6 agosto è stato reso pubblico il primo Report, quello del Working Group 1 (WG1). Gli altri due Report di cui si compone il VI Rapporto IPCC sono in corso di elaborazione e verranno presentati nei primi mesi del 2022.

Il cambiamento climatico. Stato attuale
Rispetto al precedente Rapporto IPCC, del 2013, sono state effettuate nuove e più dettagliate osservazioni che, unite a modelli climatici sempre più perfezionati, hanno permesso di approfondire la conoscenza dell’effetto antropico (delle attività umane) sul clima della Terra. Ecco, in sintesi, cosa ne è emerso:

  • Le emissioni antropiche dei principali gas serra sono ulteriormente cresciute, raggiungendo nel 2019 concentrazioni di 410 parti per milione (ppm) per CO2 e 1866 parti per miliardo (ppb) per il metano.
  • La temperatura media globale del pianeta nel decennio 2011-2020 è stata di 1.09°C superiore a quella del periodo 1850-1900, con un riscaldamento più accentuato sulle terre emerse rispetto all’oceano.
  • La parte preponderante del riscaldamento climatico osservato è causata dalle emissioni di gas serra derivate dalle attività umane.
  • A seguito del riscaldamento climatico, il livello medio dell’innalzamento del livello del mare fra il 1901 e il 2020 è stato di 20 cm, con una crescita media di 1.35 mm/anno dal 1901 al 1990 e una crescita accelerata di 3.7 mm/anno fra il 2006 e il 2018.

Cosa sta succedendo a seguito del cambiamento climatico
Tutti i più importanti indicatori delle componenti del sistema climatico (atmosfera, oceani, ghiacci) stanno cambiando ad una velocità mai osservata negli ultimi secoli e millenni. In particolare:

  • La concentrazione dei principali gas serra è oggi la più elevata degli ultimi 800.000 anni.
  • Nel corso degli ultimi 50 anni la temperatura della Terra è cresciuta ad una velocità che non ha uguali negli ultimi 2.000 anni.
  • Nell’ultimo decennio l’estensione dei ghiacci dell’Artico durante l’estate è stata la più bassa degli ultimi 1.000 anni e la riduzione dell’estensione dei ghiacciai terrestri non ha precedenti negli ultimi 2.000 anni.
  • L’aumento medio del livello del mare è cresciuto ad una velocità mai prima sperimentata, almeno negli ultimi 3.000 anni e l’acidificazione delle acque dei mari sta procedendo a una velocità mai vista in precedenza, almeno negli ultimi 26.000 anni.

Effetti del Covid-19 sulla qualità dell’aria e impatto della qualità dell’aria sul clima
Ci vorrebbero decenni per ottenere un cambiamento climatico che ci riporti alla “purezza” del passato. Il fenomeno del tutto imprevedibile e inaspettato della pandemia da Covid-19, ha permesso di condurre un esperimento altrimenti impensabile: valutare come ha reagito l’atmosfera a una riduzione in tempi brevissimi delle emissioni di inquinanti atmosferici e gas serra dovuta ai lockdown in quasi tutto il mondo. Ecco i risultati:
La riduzione delle emissioni inquinanti ha portato a un temporaneo miglioramento della qualità dell’aria a livello globale, con un considerevole beneficio sulla salute umana e sull’ambiente in generale. Si è trattato di una riduzione del 7% delle emissioni globali di CO2 (una riduzione enorme, mai sperimentata nei decenni passati) che però non ha prodotto alcun effetto sulla concentrazione di CO2 in atmosfera e, conseguentemente, nessun apprezzabile effetto sulla temperatura del pianeta e sul cambiamento climatico. Questo perché, mentre la riduzione delle emissioni dei principali inquinanti – che permangono in atmosfera per alcuni giorni o al massimo per alcuni mesi – ha un rapido effetto sulla loro concentrazione, per contrastare il cambiamento climatico (il riscaldamento) sono necessarie riduzioni della concentrazione di CO2 (e di altri gas serra) di grossa entità che permangano in atmosfera per centinaia di anni, dunque che siano sostenute nel tempo fino alla completa decarbonizzazione.

Cosa fare per contrastare il cambiamento climatico. Gli scenari futuri
In questo Rapporto, i possibili climi del futuro sono simulati sulla base di 5 scenari. I primi due descrivono un contesto in cui non vi è alcuna sostanziale mitigazione rispetto alle emissioni di CO2 (gli scenari SSP7.0 e SSP8.5), il terzo un contesto intermedio, con una mitigazione modesta (SSP4.5) e gli ultimi un basso contenuto di CO2 con emissioni nulle raggiunte nella seconda metà del 21° secolo (SSP2.6 e SSP1.9).

Effetti sul cambiamento climatico. Scenari con emissioni immutate o quasi.
La temperatura superficiale globale della Terra continuerà ad aumentare almeno fino alla metà del secolo corrente in tutti gli scenari di emissione considerati. I livelli di riscaldamento globale di 1,5°C e 2°C al di sopra dei livelli pre-industriali saranno superati entro la fine del 21° secolo a meno che nei prossimi decenni non si verifichino profonde riduzioni delle emissioni di CO2 e di altri gas serra. Negli scenari con elevate emissioni di CO2 si prevede che la capacità di assorbimento del carbonio da parte degli oceani e degli ecosistemi terrestri diventerà meno efficace nel rallentare il tasso di crescita della CO2 atmosferica. Un ulteriore riscaldamento del clima amplificherà ulteriormente lo scongelamento del permafrost e la perdita della copertura nevosa stagionale, del ghiaccio terrestre e del ghiaccio marino artico.

Effetti sul cambiamento climatico. Scenari con emissioni più basse.
Nello scenario con le emissioni di CO2 valutate più basse (SSP1.9), corrispondente a una diminuzione delle emissioni globali di gas serra dal 2020 in poi e il raggiungimento di emissioni nette di CO2 pari a zero negli anni 2050, il riscaldamento globale durante il 21° secolo è estremamente probabile che possa rimanere al di sotto dei 2°C. La riduzione delle emissioni di CO2 porterà effetti positivi sulla qualità dell’aria, osservabili su una scala temporale di alcuni anni. Diversamente, gli effetti sulla temperatura del pianeta saranno visibili solo dopo molti decenni.

Effetti del cambiamento climatico: cosa sta causando il riscaldamento terrestre
Molte delle variazioni già osservate nel sistema climatico, fra cui aumento della frequenza e dell’intensità degli estremi di temperatura, ondate di calore, forti precipitazioni, siccità, perdita di ghiaccio marino artico, manto nevoso e permafrost, diventeranno più intense al crescere del riscaldamento globale. Si prevede che un ulteriore riscaldamento globale intensificherà il ciclo globale dell’acqua, compresa la sua variabilità e la gravità degli eventi umidi e secchi.
Si può affermare che ogni mezzo grado di riscaldamento globale provoca un aumento chiaramente percepibile della frequenza e della durata di estremi di temperatura (ondate di calore), dell’intensità delle precipitazioni intense e della siccità in alcune regioni del pianeta.

Le conseguenze ormai irreversibili del cambiamento climatico
È probabile che l’Artico sarà praticamente privo di ghiaccio marino in settembre (mese in cui raggiunge il minimo annuale) almeno una volta prima del 2050 in tutti gli scenari di emissione, con eventi più frequenti per livelli di riscaldamento più elevati. Vi sono conseguenze dei cambiamenti climatici in atto che sono irreversibili su scale temporali dell’ordine delle centinaia di anni. In particolare questo è vero per i cambiamenti che riguardano l’oceano, il ghiaccio marino artico e il livello del mare (che continuerà a salire nel corso del 21° secolo).

 

Il cambiamento climatico nell’area mediterranea e in Italia
Nel Mediterraneo e in Europa (e dunque in particolare in Italia, che si trova al centro di questa regione geografica), eventi estremi di elevata temperatura (temperature massime giornaliere, durata, frequenza e intensità delle ondate di calore) sono aumentati dagli anni ’50, cosiccome nel Mediterraneo sono aumentati fenomeni siccitosi misurati in base al contenuto di umidità del suolo e al bilancio idrico. In entrambi i casi, l’aumento è da attribuirsi all’attività dell’uomo. In base alle proiezioni climatiche disponibili, questi aumenti continueranno nel futuro, con intensità crescenti parallelamente all’aumento del valore di riscaldamento globale raggiunto. Viste le conseguenze, è estremamente urgente che i governi intervengano tempestivamente per ridurre le emissioni che causano il cambiamento climatico.

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