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Campagna olearia 2021-2022, l’annata dell’olio italiano

Come è andata l’annata per l’olio italiano? Meglio del 2020, ma ancora sotto le potenzialità secondo Confagricoltura che afferma: paghiamo i fenomeni climatici

È buona la qualità dell’olio italiano di quest’anno ma le quantità sono variabili da zona a zona: diminuisce infatti la produzione nel Centro Italia e soffre anche il Nord.

La campagna olearia 2021-2022
La campagna di quest’anno per l’olio italiano si annuncia in leggera ripresa rispetto a quella precedente, seppur con forti differenze tra il Nord e le aree del Centro e del Sud. Confagricoltura presenta le stime del comparto mentre è iniziata la raccolta delle olive in Sicilia. E i tecnici dell’organizzazione spiegano: la qualità è buona, e in generale gli operatori sono soddisfatti per lo stato fitosanitario delle drupe. L’umidità controllata ha infatti contribuito a contenere gli attacchi di mosca, ma la mancanza d’acqua, dovuta a un’estate particolarmente asciutta, limiterà la resa in molte province olivicole.

 

La produzione di quest’anno di olio italiano. I problemi del Nord
La produzione di olio extravergine d’oliva, in particolare in Veneto e Lombardia, purtroppo è stata praticamente azzerata a causa delle condizioni climatiche avverse: prima le gelate, che hanno ritardato le fioriture, poi le grandinate estive che hanno dato il colpo di grazia, con perdite anche del 90%. In Liguria la riduzione arriverà al 50% per fitopatologie che a luglio hanno provocato cascola di frutti sani. Dimezzata la produzione in Emilia-Romagna.

Olio italiano 2021-2022, la situazione al Centro
La situazione al Centro e al Sud si presenta estremamente variegata e altalenante a causa del clima e della disponibilità idrica. In Toscana, sulla costa, si avrà circa il 50% della produzione potenziale; nelle zone interne si andrà al 30%, ma lo stato fitosanitario è sotto controllo. In Abruzzo, rispetto allo scorso anno, la produzione registrerà un aumento del 10% con performance migliori nel Chietino e nel Pescarese. In Umbria si avrà un calo importante, anche se la qualità è ottima. Per Marche e Sardegna si prevede una contrazione, mentre nel Lazio l’andamento produttivo si mostrerà a macchia di leopardo, con le province di Latina e Frosinone che lasciano presagire una buona raccolta, mentre Rieti, Viterbo e Roma avranno volumi più bassi. In generale ci si aspetta una riduzione del 25% rispetto allo scorso anno.

Olio italiano del Sud, annata 2021-2022
Tiene l’olio extravergine nelle regioni meridionali, ad eccezione della Campania, dove si prevede un calo del 30%. In Molise, nonostante la siccità, si prevede un aumento del 10% e un prodotto di discreta qualità. In Puglia si annuncia un’annata di carica, ma con i volumi in parte condizionati dalla siccità. Laddove è stata possibile l’irrigazione di soccorso – evidenzia Confagricoltura – si è riusciti a tamponare a scapito di costi di produzione più elevati. Nel Salento c’è grande attesa per i primi impianti di Favolosa (varietà resistente al batterio della Xylella Fastidiosa) che entrano in produzione quest’anno e che lasciano intravedere una luce in un territorio flagellato dalla malattia.
In Sicilia c’è soddisfazione per lo stato fitosanitario; la quantità invece è variabile. Si sta già iniziando a raccogliere nella zona orientale per le produzioni di alta qualità, con rese in olio limitate fra il 6% il 10%. In Calabria la campagna presenta una situazione decisamente diversificata, con le aree costiere di Cosenza e Crotone in carica e una buona produzione anche nelle zone interne. Valida la performance anche nel Catanzarese, mentre nelle province di Vibo e Reggio le produzioni si preannunciano meno positive dal punto di vista dei volumi.

Il commento della FNP
“Il settore olivicolo-oleario è fortemente influenzato dai cambiamenti climatici estremi” afferma Walter Placida, presidente Federazione (FNP) Olio di Confagricoltura. “Abbiamo avuto una stagione segnata da una diffusa siccità, in particolare nelle regioni meridionali, che ha favorito il contenimento delle problematiche fitosanitarie, ma che ha influenzato i volumi produttivi. Soltanto le prossime settimane, con il clima che ci sarà all’inizio dell’autunno, potranno chiarire l’andamento anche in termini di resa in olio”.

Il commento di UNAPOL
Il presidente di UNAPOL (Unione Nazionale Associazioni Produttori Olivicoli) Tommaso Loiodice, aggiunge: “Mi auguro che si possano trovare le risorse finanziare da mettere a disposizione del comparto, per ampliare i sistemi di irrigazione in modo da affrontare meglio periodi di siccità che hanno caratterizzato la campagna attuale”.

Olio italiano, i dati di mercato
L’Italia è il primo importatore mondiale di olio di oliva (da Spagna, Grecia, Tunisia, Portogallo) e il Paese che ne consuma di più: quasi 13 litri/anno pro capite. Il nostro Paese è il secondo produttore, dopo la Spagna, nonché secondo esportatore mondiale. Il 50% dell’export nazionale è concentrato su quattro Paesi: gli USA, che accolgono il 30% del prodotto tricolore, la Germania, il Giappone e la Francia. La produzione italiana copre mediamente il 15% di quella mondiale (a fronte del 45% in media della Spagna) ed è concentrata soprattutto in 3 regioni: Puglia (49%), Calabria (14%), Sicilia (11%). Purtroppo è tendenzialmente in calo: negli ultimi 4 anni si registra una diminuzione media del 55%.

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