Diritti Lavoro

I candidati sindaci di Roma da Confcooperative

Il 16 settembre nella sede di Confcooperative sono intervenuti i candidati sindaci di Roma per rispondere alle istanze presentate dal mondo cooperativo romano

I candidati sindaci di Roma dei maggiori schieramenti politici sono stati invitati a partecipare a un incontro che ha preceduto la riunione assembleare di Confcooperative Roma. Un evento raro, poiché in Italia difficilmente si ha l’occasione di ascoltare contemporaneamente i maggiori candidati politici che si confrontano in pubblico sui temi che stanno maggiormente a cuore alla cittadinanza.

Il “pre-assemblea” di Confcooperative
Alla parte iniziale della mattinata, prima dell’assemblea, sono state invitate ad assistere anche altre organizzazioni, come ad esempio Legacoop, per ascoltare i candidati sindaci di Roma riguardo a temi di interesse comune. Questo speciale “pre-assemblea” è stato aperto dai saluti di Monsignor Giampiero Palmieri, Vicegerente della diocesi di Roma, poiché Confcooperative rappresenta le cooperative che si ispirano ai valori cattolici.

Dopo di lui ha parlato Lorenzo Tagliavanti, il presidente della Camera di Commercio di Roma, che ha presentato alcuni dati positivi riguardanti l’imprenditoria romana sottolineando che non si è verificato quel che si temeva, ovvero il fallimento e la chiusura delle aziende dopo il periodo critico causato dal Covid-19: “anzi, in realtà siamo in ripresa, in media del +5,8%, a Roma addirittura del +6%”. Tagliavanti si è detto più preoccupato per l’astensionismo che si prevede alle elezioni amministrative ed esorta i cittadini ad andare a votare, perché quel che accade e accadrà a Roma “non è responsabilità solo dei politici ma di tutti noi, riguarda la nostra vita”.

 

La mappa della complessità di Roma
Il prof. Salvatore Monni, dell’Università Roma Tre, ha presentato i risultati della ricerca svolta con due colleghi, Keti Lelo e Federico Tomassi, dal titolo “Le mappe della disuguaglianza. Una geografia sociale metropolitana” e pubblicata in un volume che ha donato ai candidati presenti. Una utile fonte di informazioni che ha mostrato ai candidati sindaci di Roma dati che fanno riflettere e spingono all’azione: Roma infatti è una metropoli di circa 3 milioni di abitanti con un centro ormai spopolato, dove restano a vivere solo gli anziani, mentre fuori dal grande raccordo anulare sorgono i quartieri abitati dalle famiglie dei giovani, che lavorano in centro e che ogni giorno affrontano una “traversata” che causa traffico e affollamento sui mezzi di trasporto. Parliamo di giovani uomini, perché le donne che abitano fuori dal GRA sono disoccupate, spesso perché non avendo servizi come gli asili nido sono costrette a occuparsi dei figli (e non finiremo mai di chiederci perché non possano farlo gli uomini). Per questo – specifica l’autore Monni – si creano profonde disuguaglianze tra chi è dentro e chi è fuori dal GRA. La maggioranza delle donne disoccupate che vive al di fuori del Raccordo è laureata mentre per gli uomini il dato dell’istruzione è l’opposto: tanti laureati al centro (il 42%) e solo il 5% fuori dal raccordo anulare. Dato che dovrebbe spingere alla riflessione.
Un ulteriore campanello d’allarme suonato dal prof. Monni sta nel fatto che i più contagiati dal Covid-19 sono stati quelli che vivono nelle periferie, perché costretti a prendere mezzi affollati e perché vivono in case piccole, in media di 30 mq.

Carlo Calenda e Virginia Raggi, candidati sindaci di Roma, in conversazione prima dell’evento

I candidati sindaci di Roma presenti
L’invito rivolto ai candidati sindaci di Roma è stato accompagnato da una serie di istanze, o meglio da un elenco di temi sui quali i cooperatori romani chiedevano di fare chiarezza in vista delle prossime elezioni. Nel Palazzo della Cooperazione si sono presentati 3 candidati su 4, in quanto il candidato Enrico Michetti all’ultimo momento ha disdetto l’impegno assunto e già inserito in agenda da settimane (come hanno sottolineato gli organizzatori durante l’evento). Hanno dunque risposto all’appello Carlo Calenda, Roberto Gualtieri e Virginia Raggi i quali hanno affrontato i temi proposti da Confcooperative, temi che il presidente di Confcooperative Roma Marco Marcocci ha esposto prima di dare loro la parola con una premessa: “la caput mundi non può essere seconda a nessuno”.

 

I temi affrontati da i candidati sindaci di Roma
“Il ruolo delle forze produttive e dei sindacati è fondamentale, perché nessun sindaco può governare da solo” ha detto Marcocci presentando gli argomenti al centro dell’incontro e la disponibilità del mondo della cooperazione a lavorare con gli amministratori cittadini in quanto “Noi cooperatori conosciamo le località e i loro bisogni e serve sinergia per assicurare un piano condiviso per lo sviluppo sostenibile di Roma”. E Marcocci ha anche avanzato proposte concrete, come quella di una cooperativa per ogni quartiere: “Proponiamo una cooperativa per lo sviluppo di una comunità urbana di quartiere, di ogni quartiere romano, per creare una rete di vicinato, con servizi di prossimità, una collaborazione tra pubblico e privato in attuazione del principio di sussidiarietà”.
Confcooperative ha riepilogato dunque la serie di proposte e di istanze inviate nei giorni scorsi ai candidati sindaci di Roma chiedendo se fosse possibile una co-programmazione di sviluppo con le molteplici risorse in arrivo del PNRR. Ha poi messo in evidenza il grande problema del sistema degli appalti con gare al massimo ribasso, specificando che può “aprire le porte a chi non fa contratti di lavoro regolari”. Ha poi chiesto, per quanto riguarda il tema della rigenerazione urbana con beni sottratti alla criminalità, quale ruolo può avere la cooperazione. Quindi ha affrontato il tema dell’agricoltura, dal momento che Roma possiede la più grande area verde d’Europa: come trasformare le aree verdi abbandonate? L’argomento successivo è un must per la città di Roma: turismo e cultura. Secondo le cooperative è necessario ragionare in ottica di filiera e serve una cabina di regia unica per la progettualità. L’altro grande tema di attualità è quello dei rifiuti, che le cooperative considerano dal punto di vista dell’Economia circolare integrale e chiedono ai candidati: è possibile attuarla? Infine, least but not last, le cooperative pensano che sia ora di creare condizioni culturali e sociali affinché Roma sia paritaria per le donne favorendo le “ricchezze” personali di ciascuno. E Marcocci conclude dicendo basta al “relegare le donne nella riserva indiana del 30%” riferendosi alle quote rosa.

I candidati sindaci di Roma: Carlo Calenda
I candidati sindaci di Roma si sono succeduti in ordine alfabetico, il primo a parlare è stato dunque Carlo Calenda che ha subito affrontato il tema della sussidiarietà dicendo “senza perderemmo il welfare. Secondo noi va progettato insieme partendo da una mappatura. Occorre istituire un tavolo di confronto permanente che si riunisca ogni 3 mesi, per capire fin dove può arrivare il pubblico e fin dove il terzo settore”. Riguardo all’attuale sistema dei bandi di gara, Calenda lo giudica “dannoso e autoreferenziale, perché i bandi vengono emanati per soddisfare bisogni decisi dai politici. Ci vogliono modalità diverse, bisogna supportare realmente chi eroga i servizi garantendogli un flusso esteso nel tempo”. Il bando invece finisce dopo la realizzazione di un progetto una tantum “e non si mantengono i servizi nel tempo, quelli che la PA non riesce a garantire, dal momento che la rete di servizi al cittadino è carente”. Calenda afferma che non solo bisogna sostenere il terzo settore nel tempo ma va valutata la qualità percepita dei servizi offerti. E pone l’accento su un sottile argomento che riteniamo condivisibile in modo totale: “Noi non possiamo approcciare alla città pensando che sono tutti disonesti”. Un tema che in una democrazia dovrebbe stare particolarmente a cuore a tutti i cittadini, perché – e lo dice la nostra stessa Costituzione – si è innocenti finché non viene dimostrato il contrario. Invece il trattamento che spesso viene riservato alle imprese è quello di essere considerate “sotto il livello della legalità” a prescindere. E questo non è sopportabile in un Paese libero.
Riguardo ai temi del turismo e della cultura Calenda pensa alla regolamentazione di b&b e case vacanze, soprattutto al centro di Roma. Affronta il tema del turismo mordi e fuggi specificando che “occorre far venire ai turisti il desiderio di ritornare, così come vogliono ritornare a Parigi”, ma attualmente Roma non suscita questo desiderio perché è una città “indecorosa, non ci sono eventi culturali, non c’è organizzazione e non si è in grado di attrarre nemmeno il turismo congressuale”.
Mentre riguardo all’agricoltura, considerando che il Comune è proprietario di migliaia di ettari, si chiede: perché il Comune deve fare l’agricoltore? E propone di aggiudicarli al prezzo simbolico di 1 euro ai privati che li lavorino. Infine, nei 15 minuti a disposizione, ha affrontato il tema della gestione dei rifiuti, un problema attualissimo che secondo lui si potrebbe risolvere innanzitutto modificando l’AMA, “che è disfunzionale, magari inserendola nell’ACEA” e anche dando lavoro ai percettori del reddito di cittadinanza proponendo loro di fare gli spazzini di quartiere. Per quanto concerne la raccolta differenziata, va gestita in collaborazione con la Regione e va costruito un termovalorizzatore.

I candidati sindaci di Roma: Roberto Gualtieri
Per Roberto Gualtieri l’Economia sociale di mercato e il dialogo con i corpi intermedi sono fondamentali, tanto che la loro previsione “è inserita nel nostro programma”. Il candidato si dichiara in sintonia con le proposte di Confcooperative e dice che occorre un’Amministrazione efficiente perché Roma torni a funzionare, con il coinvolgimento del terzo settore per lo sviluppo del welfare di prossimità, che porti i servizi nei quartieri. “Dove c’è differenziazione demografica, dove ci sono famiglie giovani, ci sono meno servizi, quindi bisogna cambiare organizzazione” spiega Gualtieri riferendosi ai dati della ricerca illustrata dal prof. Monni. E aggiunge che tutto ciò farebbe da vettore di lavoro. Riguardo alle opportunità di sviluppo di lavoro, considera buona la proposta riguardante le cooperative di quartiere “perché possono aiutare l’amministrazione pubblica”. Dice sì alla coprogrammazione e coprogettazione insieme con le cooperative, anche considerando che le Cooperative di tipo b (quelle finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate) sono state le più colpite dalla politica dei tagli. Gualtieri ha poi detto ai presenti che “sulla modalità del massimo ribasso per i bandi sfondate una porta aperta. C’è una Legge regionale non applicata a Roma che parla del calcolo giusto di quanto vale un servizio. Il risultato della sua mancata applicazione è che finora i costi pubblici sono stati più alti. Si è ottenuto il contrario”. Riteniamo condivisibile questo ragionamento, basti pensare – ma gli esempi sono tanti – alle strisce pedonali, che a Roma spariscono dopo poche settimane dall’essere state realizzate (una volta non era così). La differenza sta nell’utilizzo di processi e materie prime di basso prezzo e quindi scarso valore. Ciò comporta che occorre rifare le strisce pedonali pagando due volte lo stesso servizio, andando avanti così all’infinito se si continua a voler spendere poco e, si sa, “poco pagare poco valere”.
Riguardo alle possibilità che si possono aprire per le imprese romane, Gualtieri cita i beni confiscati alla mafia (ben 942 immobili nella città di Roma) per i quali ha ideato un forum per definire insieme le strategie di utilizzo. Per il tema dell’agricoltura intende invece partire da un censimento dei terreni comunali inutilizzati per poi metterli a bando considerando la strategia farm to fork (https://ec.europa.eu/food/horizontal-topics/farm-fork-strategy_en). “Sarebbe” spiega Gualtieri “anche un’attrattiva turistica in più, un elemento di differenziazione, perché nella nostra città abbiamo la campagna che va a braccetto con l’archeologia, gli agriturismi e la natura nel cuore della città”. E parla anche dell’importanza della logistica, elemento troppo spesso sottovalutato quando si affronta il tema della mobilità: “serve un tavolo condiviso” afferma “perché tra l’altro fa parte dei servizi in un’ottica di aumento del turismo”. Il tema che affronta per ultimo è quello della parità di genere, che “è il primo punto del nostro programma”. Vengono infatti considerate l’occupazione femminile e la liberazione del lavoro di cura punti fondamentali e spiega che deve esserci la “condivisione con gli uomini del lavoro di cura”.

I candidati sindaci di Roma: Virginia Raggi
La sindaca di Roma, sindaca uscente ricandidata, sottolinea il fatto che non solo lei è l’unica candidata donna ma che chi parla del problema della differenza di genere non può poi considerare nel ruolo di responsabile delle politiche di genere un uomo. Dopo di che risponde alle critiche che i suoi colleghi candidati hanno rivolto più o meno velatamente alla sua amministrazione. Affronta vari temi togliendosi i proverbiali sassolini dalle scarpe e prosegue con l’apprezzamento per il sistema dei bandi, “perché permettono di aprire rapporti con soggetti di qualità”. Riguardo al welfare di territorio “con tanti soggetti che erogano servizi, noi li abbiamo integrati nel sistema”. Elenca i numerosi progetti di cohousing realizzati, come quelli per gli anziani, per i detenuti, per le donne; le case rifugio e i nuovi centri antiviolenza aperti. La sindaca annuncia l’intenzione di “aprire più servizi per le donne, abbiamo già aperto nuovi servizi, come gli asili nido”. E cita un particolare tratto dalla nostra indagine sul lavoro femminile a Roma (https://www.donnainaffari.it/2021/09/donne-in-affari-a-roma-i-risultati/) ovvero quello relativo alla parità di accesso al mondo del lavoro. Infatti, in base alle risposte fornite, la famiglia viene vista come un ostacolo per il lavoro femminile ed è quasi sempre presente, nei colloqui di lavoro, la domanda sull’intenzione di fare figli.

La Sindaca Raggi, rimasta particolarmente colpita dal fatto che sia sempre presente durante un colloquio di lavoro tale domanda, spiega che il problema si combatte rendendo obbligatorio il congedo parentale di 6 mesi per gli uomini e 6 mesi per le donne come si usa nei Paesi scandinavi. “Significa dire al datore di lavoro che uomini e donne vanno trattati allo stesso modo”.
Mette poi in collegamento due argomenti importanti sottolineando che “abbiamo aperto centri antiviolenza cohousing per donne con beni sequestrati alla mafia che mettiamo a bando. Vi partecipano cooperative e terzo settore. Lo vincono i migliori. E lo considero generativo di benessere anche per chi vi lavora”. Secondo Raggi “la sfida di oggi è il nuovo approccio del welfare che mette la persona al centro” e specifica: “noi diamo il perimetro come ente pubblico ma voi dovete poi agire all’interno”. Riguardo ai servizi di prossimità, è d’accordo sul fatto che la città debba prevederli e presenta le sue proposte: “abbiamo riqualificato i mercati rionali: si possono mettere gli sportelli dell’anagrafe dentro i mercati e aprirvi dei box dove le associazioni possono presentare i propri servizi, come sportelli del terzo settore. E dobbiamo rimettere a bando i banchi di mercato rimasti vuoti”.
Parlando delle periferie, aggiunge che “Roma si è espansa costruendo ‘mangiandosi’ il verde e dimenticandosi i servizi. Bisogna portare in questi luoghi gli autobus e rifare le strade, realizzare un anello verde intorno all’anello ferroviario sfruttando i vuoti urbani, senza costruzioni”. Al riguardo l’intenzione è di fare dei bandi di progettazione rivolti agli architetti.
La sindaca sottolinea inoltre i lavori di riqualificazione realizzati, come quelli diretti a 163 palestre e cita tra gli altri i playground nelle periferie e lo skate-park a Ostia. Riguardo alla strategia Farm to fork spiega di aver già considerato il verde disponibile e di aver già partecipato ad alcuni bandi europei. “Noi non svenderemo i nostri terreni a 1 euro ma faremo piani di sviluppo”, promette. E poi informa del previsto abbattimento del 30% di TARI per quanto riguarda la questione dei rifiuti, spiegando che il problema dell’AMA lo si è già affrontato: “aveva sulle spalle 3 anni di bilanci falsi. Noi l’abbiamo risanata”. Aggiunge che per risolvere l’attuale situazione dei rifiuti “deve esserci ottica di sistema, perché i Comuni devono fare solo la raccolta, mentre il sistema degli impianti per legge spetta alla Regione”. Infine, riguardo al turismo, spiega che nel suo programma si pensa più che altro a una diversificazione del turismo in base agli interessi dei visitatori: “vogliamo offrire diverse possibilità di turismo”.

Il presidente Gardini ai candidati sindaci di Roma
L’intervento di chiusura è stato affidato al presidente nazionale di Confcooperative, Maurizio Gardini, il quale ha sottolineato come i problemi di Roma non si siano ancora risolti: “Le politiche degli ultimi 15 anni – dunque non degli ultimi 4 o 5 anni – non hanno portato a una soluzione dei problemi, che anzi si sono accumulati” denuncia con amarezza. Ma mette subito in evidenza la capacità delle cooperative di lavorare insieme per il bene comune perché “quando crescono le cooperative crescono i territori. Che si parli di servizi, turismo, cultura, lavoro femminile, violenza sulle donne noi ci sentiamo ingaggiati e riteniamo di poter portare un contributo importante. Con il coinvolgimento di tutte le altre organizzazioni”.
Conclude il suo intervento con una frase che condividiamo: “Roma è la vera chiave di volta del Paese. Se ce la fa Roma ce la fa l’Italia”.

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