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Salone del Risparmio, investire nell’economia reale

Presentato al Salone del Risparmio di Milano il 3° Rapporto Censis-Assogestioni «Investire di più, investire nell’economia reale»

L’Italia è un popolo di grandi risparmiatori ma sarebbe ora che si iniziasse a capire che occorre “scongelare” un po’ di liquidità per far ripartire il Paese guadagnandoci tutti, soprattutto investendo nell’economia reale. In occasione del Salone del Risparmio 2022 è stato presentato il Rapporto Censis-Assogestioni che scatta la fotografia di un popolo che tiene fermi ben 5.000.000.000.000 (5mila miliardi) di euro.

Sarebbe ora di investire
La paura del futuro che assilla gli anziani e l’overplus di entrate che hanno molti italiani che non sanno cosa farci del proprio denaro sono tra i motivi di questo freno all’economia rappresentato dal tenere i soldi fermi. Se titoli di Stato e mattone non attraggono più è anche vero che inizia a farsi strada un’altra opportunità di investimento: entrare nell’economia reale, fare investimenti etici. La pandemia ha bloccato le attività di molte piccole imprese e con esse l’iniezione di liquidità all’interno della società intera, poiché il capitale circolante è diminuito a causa del lock down prima, delle misure di prevenzione dopo, della paura della guerra e degli aumenti dell’energia correlati adesso. In questo clima se chi ha denaro se lo tiene “nel cassetto” la ripresa economica non potrà esserci. Bisogna dirlo apertamente. Vediamo allora cosa è emerso dall’indagine realizzata dal Censis in collaborazione con Assogestioni, l’Associazione italiana del risparmio gestito, presentata il 12 maggio al Salone del Risparmio di Milano.

La propensione al risparmio degli italiani
Il valore del portafoglio finanziario degli italiani è cresciuto del 25,5% negli ultimi dieci anni e addirittura del 5,9% nel 2021 rispetto al 2020. La propensione al risparmio, che era pari all’8,1% del reddito disponibile nel 2019, è aumentata al 15,6% nel 2020 e oggi è pari al 13,1%. Pandemia e venti di guerra hanno rinvigorito l’inclinazione al risparmio degli italiani. Tante risorse private che sarebbero disponibili per far ripartire gli investimenti, di cui una quota rilevante è in forma liquida, ferma sui conti correnti bancari. La liquidità e i depositi delle famiglie hanno registrato un boom nel decennio (+32,1%) e una crescita del 3,7% nell’ultimo anno rispetto al 2020, volando sopra i 1.600 miliardi di euro.

I 4 gruppi di risparmiatori tipo
Si possono distinguere quattro gruppi di risparmiatori con altrettante diverse propensioni:

  • Il gruppo dei risparmiatori che compone il 21,5% della platea è impaurito, pronto ad ampliare l’attuale quota di liquidità, anche a scapito di altre forme di risparmio;
  • Il 30,8% è cauto, cioè vuole preservare la propria quota di contante senza penalizzare altre forme di risparmio;
  • Il 36,4% è un investitore moderato, pronto a investire almeno in parte il contante accumulato;
  • I risparmiatori più audaci sono solo l’11,3%: solidi dal punto di vista patrimoniale, abituati agli investimenti azionari, sono oggi propensi a investire una parte delle loro risorse in attività finanziarie ad alto rischio e con alti rendimenti potenziali.

Su cosa sono disposti a investire i risparmiatori
Quali sono i requisiti degli investimenti che potrebbero stimolare le persone a dirottarvi risorse? Il 49,6% dei risparmiatori indica un orizzonte temporale piuttosto breve, di 1-3 anni, il 25% indica una durata superiore ai 3 anni, l’11,4% di un anno al massimo. Il 38,8% vorrebbe rendimenti più alti, il 25,6% costi dei servizi di gestione più bassi, il 22,8% rassicurazioni sul valore reale dell’investimento. Aiuterebbe a vincere paure e resistenze dei risparmiatori anche l’evoluzione di aspetti di contesto, come un sistema di welfare più ampio e rassicurante (28,0%) e un allentamento dell’incertezza generale (22,8%).

Gli investimenti etici al primo posto
Il 78,2% dei risparmiatori è propenso a effettuare investimenti etici, rispettosi dei diritti umani, il 54,4% investirebbe in piccole e medie imprese italiane. Diverso è il giudizio per i titoli di Stato: il 71,7% dei risparmiatori non li acquisterebbe. Il 55,5% non reputa convenienti gli investimenti immobiliari o ritiene che ci siano investimenti migliori. È un cambio epocale della percezione degli italiani: i titoli di Stato, per ora, non hanno appeal e il mattone non è più ritenuto l’investimento sempre e comunque sicuro e remunerativo. Queste opinioni sono confermate dai consulenti finanziari: il 41% non rileva significative prese di posizione dei propri clienti sugli investimenti immobiliari, il 32% ha clienti che non lo reputano conveniente, il 10,7% ha una clientela convinta che ci siano investimenti migliori. Solo per il 15,7% dei consulenti i propri clienti considerano il mattone la forma migliore di investimento.

Il risparmio gestito
Il 40% degli italiani (la percentuale sale al 55,7% tra le persone benestanti) conosce gli strumenti del risparmio gestito. Tra chi li conosce, il 46,2% ne ha fiducia. La propensione a investire nei prodotti del risparmio gestito risulta buona: il 53,1% dei risparmiatori lo farebbe e il 10,9% lo ha già fatto in passato. Decisivo è il ruolo della consulenza finanziaria, da cui il 40,8% degli italiani si aspetta chiarezza, cioè esposizioni semplici dei rischi e delle opportunità degli investimenti. Il 39,5% si aspetta competenza, il 24,3% attenzione alle esigenze del cliente, il 21,7% esperienza. Positivo è anche il giudizio espresso dai consulenti finanziari: il 50,5% rileva che negli ultimi due anni è aumentata la fiducia dei clienti nel risparmio gestito (per il 43,6% è rimasta stabile, per il 5,8% è diminuita). Secondo il 48,6% dei consulenti la clientela si aspetta che i propri interlocutori infondano sicurezza in merito alle scelte di gestione dei propri soldi, il 47,9% attenzione a paure e ansie, il 43,8% chiarezza e semplicità nello spiegare vantaggi e svantaggi degli investimenti proposti.

Il commento di Assogestioni
Il 3° Rapporto Censis-Assogestioni, dal titolo «Investire di più, investire nell’economia reale» è stato presentato il 12 maggio 2022 in occasione del Salone del Risparmio di Milano, da Giorgio De Rita, Segretario generale del Censis, e discusso da Fabio Galli, Direttore generale di Assogestioni il quale ha spiegato: “Dal Rapporto emergono le competenze nascoste dei risparmiatori italiani, vale a dire il serbatoio di valori e di capacità al quale hanno saputo attingere per far fronte ai momenti di maggiore incertezza degli ultimi mesi. Queste abilità implicite, derivanti dall’esperienza, hanno limitato alcuni comportamenti ciclici dettati dall’emotività e hanno permesso ai risparmiatori italiani di attraversare con maggiore positività la stagione volatile che stiamo vivendo, senza soccombere al panico. Si tratta di un dato incoraggiante in cui lo sforzo per diffondere una maggiore alfabetizzazione finanziaria può trovare una solida base”.

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