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Commercio estero e attività internazionali

Pubblicata online la XXIV edizione dell’Annuario statistico “Commercio estero e attività internazionali delle imprese”

Frutto della collaborazione fra l’Istat e l’ICE (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane), l’annuario sul commercio estero e le attività internazionali delle imprese fornisce un quadro aggiornato sulla struttura e la dinamica dell’interscambio di merci e servizi, sui flussi di investimenti diretti esteri nonché sulla struttura e le attività realizzate dai principali attori presenti sul territorio nazionale: operatori, imprese esportatrici e importatrici, multinazionali a controllo nazionale ed estero.

Struttura ed evoluzione del commercio estero
Nel 2021 il commercio mondiale di beni, misurato in dollari ed espresso a prezzi correnti, registra una crescita del 26,3% rispetto al 2020, superando ampiamente i livelli del 2019. Questo risultato è dovuto alla sintesi tra il forte aumento dei volumi scambiati (+9,4%) e quello dei valori medi unitari (+15,5%). Anche il valore nominale dell’interscambio mondiale di servizi registra un deciso incremento (+16,8%) ma ad aumentare di più sono gli investimenti diretti esteri (+64,3%). In questo scenario di forte ripresa dell’economia mondiale dallo shock associato alla pandemia, l’Italia registra un aumento eccezionalmente ampio del valore in euro sia delle merci esportate (+18,2%) sia delle merci importate (+26,4%). La quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci (misurata in dollari) registra però una lieve flessione, da 2,82% nel 2020 a 2,71%.

Commercio estero. Dove esportano le imprese italiane
La quota dell’Italia sulle esportazioni mondiali è diminuita in misura più accentuata rispetto ad alcune aree geografiche, in particolare ad Africa Settentrionale (dal 6,41% al 6,16%), Unione Europea (dal 5% al 4,88%), altri Paesi africani (dall’1,69% all’1,58%) e Asia Centrale (da 1,06% a 0,97%). Al contrario, incrementi della quota si rilevano per Medio Oriente (da 2,89% a 2,95%) e Oceania e altri territori (da 1,97% a 2,00%). Germania e Francia si confermano nel 2021 i principali mercati di sbocco delle vendite di merci italiane, con quote pari, rispettivamente, al 13,0% e al 10,2% delle esportazioni nazionali. Come nel 2020, gli Stati Uniti si collocano al terzo posto tra i paesi partner, con una quota del 9,6%; seguono Svizzera (5,3%), Spagna (4,9%) e Regno Unito (4,5%). Tra i principali paesi, i mercati di sbocco più dinamici (incremento della quota sulle esportazioni nazionali superiore o uguale a 0,2 punti percentuali rispetto al 2020) sono Paesi Bassi e Spagna.

Commercio estero. Esportare i servizi
Nel 2021 i flussi con l’estero di servizi registrano aumenti particolarmente ampi (+15,7% per le esportazioni, +19,1% per le importazioni). Dopo la fase di stallo globale causata dalla pandemia, gli investimenti diretti segnano una netta ripresa. Nel 2021, gli investimenti italiani all’estero sono pari a 14,7 miliardi. Quelli esteri in Italia ammontano a 12 miliardi ma restano inferiori a quelli rilevati nei due anni precedenti al 2020.

Le imprese esportatrici italiane
Per quanto riguarda i raggruppamenti principali di industrie, nel 2021 il deficit nell’interscambio di prodotti energetici raddoppia, da -22,4 miliardi del 2020 a -45,1 miliardi del 2021, a causa dell’eccezionale aumento dei valori medi unitari all’import (+76,7%). Il saldo nell’interscambio di beni intermedi diventa negativo (-5,8 miliardi, da +5,9 miliardi nel 2020) mentre per gli altri raggruppamenti si registrano incrementi dei saldi positivi: +6,3 miliardi per i beni di consumo non durevoli, +6,1 miliardi per i beni di strumentali e +3,1 miliardi per i beni di consumo durevoli.
Tra i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l’Italia detiene nel 2021 le maggiori quote sulle esportazioni mondiali di merci si segnalano:

  • materiali da costruzione in terracotta (24,46%);
  • cuoio conciato e lavorato, articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria, pellicce preparate e tinte (14,44%);
  • prodotti da forno e farinacei (13,01%);
  • pietre tagliate, modellate e finite (12,72%);
  • tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio, esclusi quelli in acciaio colato (10,98%);
  • articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (10,70%) e bevande (9,37%).

Rispetto al 2020 gli incrementi maggiori della quota sulle esportazioni mondiali si registrano per pietre tagliate, modellate e finite (dall’11,28% al 12,72%), tabacco (dal 6,27% al 7,63%) e navi e imbarcazioni (dal 6,34% al 7,37%); i cali più ampi riguardano medicinali e preparati farmaceutici (dal 5,16% al 4,34%) e cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo (dal 9,61% all’8,81%).

La geografia del commercio estero
La crescita dell’export nel 2021 interessa tutte le regioni italiane, a eccezione della Basilicata. L’aumento delle esportazioni è molto marcato per l’Italia insulare (+46,4%), intorno alla media nazionale (+18,2%) per il Nord-ovest (+19,2%) e il Nord-est (+18,0%), più contenuto per l’Italia centrale (+15,3%) e, soprattutto, per l’Italia meridionale (+6,6%). La provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle regioni del Centro-nord, da cui proviene l’88,8% dell’export nazionale, mentre il Mezzogiorno ne attiva il 9,9%. Nel 2021, la quota della Lombardia sulle esportazioni nazionali è del 26,3%; seguono Emilia-Romagna (14%), Veneto (13,6%), Piemonte (9,6%) e Toscana (9,2%). Rispetto al 2020, l’incidenza sul totale dell’export nazionale aumenta per le ripartizioni dell’Italia insulare (da 2,5% a 3,1%) e dell’Italia Nord-occidentale (da 37,3% a 37,6%) mentre diminuisce per Italia meridionale (da 7,5% a 6,8%), Italia centrale (da 18,6% a 18,1%) e Italia Nord-orientale (da 33,2% a 33,1%).

Operatori economici del commercio estero
Nel 2021, 136.025 operatori economici hanno effettuato vendite di beni all’estero (127.265 nel 2020). La loro distribuzione per valore delle vendite conferma la presenza di un esteso segmento di “micro esportatori”: 77.885 operatori presentano un ammontare di fatturato all’esportazione molto limitato (fino a 75 mila euro), con un contributo al valore complessivo delle esportazioni pari allo 0,3%. D’altra parte, 4.990 operatori appartengono alle classi di fatturato esportato superiori a 15 milioni di euro; questo segmento realizza il 72,8% delle vendite complessive sui mercati esteri.
Rispetto all’anno precedente, nel 2021 l’export degli operatori appartenenti alla classe di fatturato estero inferiore a 50 milioni di euro cresce in valore dell’8,3%. Questo risultato sottende andamenti differenziati per le classi interne a questo aggregato: aumentano le vendite all’estero degli operatori appartenenti alla classe di fatturato estero compresa tra 5 e 50 milioni di euro (+11,8%) e per quella che fattura all’export meno di 75 mila euro (+10,3%); si registra invece un calo per la classe compresa fra 75 mila e 5 milioni di euro (-1,1%). Aumentano a un tasso superiore a quello medio le esportazioni degli operatori della classe di fatturato all’export più ampia (oltre 50 milioni di euro), con una crescita delle vendite del 23,7%.

L’annuario è scaricabile dal sito web dell’Istat a questo link: https://annuarioistatice.istat.it/avvio.html

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