Dalle Regioni Lazio

Tra i territori dei Cammini spirituali

Dai pellegrini di ieri a quelli di oggi per un turismo lento nei territori dei Cammini spirituali. Lungo la Via Francigena del Sud del Lazio

In Italia ci sono numerosi Cammini spirituali, ovvero i percorsi che fin dalle epoche più antiche solevano seguire i pellegrini per raggiungere le città sante di Roma, sede papale, prima e di Gerusalemme poi. La Via Francigena è probabilmente la più nota e solo negli ultimi anni è stata dotata di segnaletica, soprattutto dal Lazio in giù, poiché nel recente passato la segnaletica moderna si fermava al Nord Italia. La Via Francigena laziale si sviluppa in ventuno tappe, di cui dieci a Nord di Roma (arrivando in Toscana dal Nord, la prima tappa laziale che si incontra è Proceno, in provincia di Viterbo) e seguitando dopo Roma lungo la Via Appia per altre 11 tappe, fino a Castelforte per proseguire in Campania, dalla quale si passa in Puglia per raggiungere i porti marittimi che permetteranno di attraversare il Mediterraneo e raggiungere la Terra Santa.

Cammini spirituali, le tappe del Lazio del Sud della Via Francigena
Per raggiungere le varie tappe, il pellegrino di oggi può seguire strade più adatte alla bicicletta o ai percorsi a piedi, ci sono infatti diverse varianti possibili. In generale si deve arrivare da Velletri a Cori, da Cori a Sermoneta, da Sermoneta a Sezze, da Sezze a Priverno, dall’Abbazia di Fossanova a Terracina, poi a Fondi, a Itri, a Formia, a Minturno e Castelforte.
Oggigiorno ci sono associazioni che curano i territori di passaggio della Via Francigena  (https://www.viefrancigene.org/it/italia-il-percorso/#itsud) e dei Cammini Spirituali riportando in voga il turismo lento e facendo sì che i pellegrini trovino lungo il percorso accoglienza, cibo e ristoro ma anche “cibo per l’anima” e “acqua per allievare la sete di conoscenza”. Da anni le politiche europee e nazionali si stanno impegnando affinché le popolazioni dei luoghi toccati dai Cammini spirituali riescano a incontrarsi con i viandanti in un’ottica di reciproco arricchimento.
“Nel tratto da Roma a Castelforte di cui noi ci occupiamo” spiega Giancarlo Forte, presidente dell’associazione Gruppo dei 12 costituitasi nel 2006 per volontà di Alberto Alberti, “transitano ogni mese centinaia di persone: diamo loro supporto e organizziamo diverse camminate durante l’anno poiché in questa zona i camminatori possono incontrare boschi, laghi, mare, monasteri, abbazie e anche prodotti enogastronomici.

Il cibo del pellegrino
I cammini spirituali venivano percorsi dai pellegrini bisaccia al collo. Arrivati alla sera, si veniva accolti nelle osterie e nei conventi dove veniva offerto il pane e soprattutto minestre, che servivano per reintegrare i liquidi persi lungo il cammino e per evitare che si venisse assaliti dai crampi notturni. Lo spiega Luigi Iovino, il giornalista autore del libro Il cibo del pellegrino, il quale ha effettuato uno studio su questo tema realizzando un testo che può fungere da guida di servizio per chi segue questi Cammini spirituali. Il libro narra di ciò che accade a un pellegrino che si incammina per raggiungere le città sante. “A volte, nel Medio Evo, questi viaggi erano così lunghi che prima di partire si faceva testamento” spiega Iovino parlando della Via Francigena come della prima infrastruttura culturale della storia. La bisaccia era grande e sempre aperta: conteneva carne secca, formaggio, rape.
Quando i pellegrini giungevano in un monastero avevano la precedenza su tutti: per loro si aprivano le porte e ricevevano accoglienza. Un altro punto di approvvigionamento erano le locande, spesso aperte proprio lungo il percorso per offrire riparo a chi si incamminava lungo le vie della fede. Venendo ai giorni nostri, riprendendo gli antichi costumi, le imprese locali hanno una sterminata possibilità anche economica se sanno essere ospitali. Si può infatti creare innovazione e reddito per i borghi affinché non si spopolino.

Un’occasione di reddito lungo i Cammini spirituali
Il pellegrino di oggi è diverso, zaino in spalla al posto della bisaccia, cammina o percorre a piedi la Via Francigena ma in tasca ha di che pagare l’ospitalità che riceve, che sia cibo o una stanza per trascorrere la notte. Inoltre ama arricchirsi culturalmente, visitare i luoghi d’arte, i musei, i siti archeologici che incontra lungo il cammino. Oggi parliamo di un pellegrino/turista lento che visita e prega, che vive un’esperienza a 360°, corpo e anima. Se gli abitanti dei borghi italiani sanno approfittare di questo continuo passaggio di turisti/pellegrini possono dunque avere una fonte di reddito che permetta anche al borgo più nascosto di tornare alla vita e non spopolarsi.

L’esempio di Bassiano, borgo vicino a Sermoneta
Un borgo incantato tra monti e mare lungo la Via Francigena del Sud del Lazio (www.comune.bassiano.lt.it). Scalinate e vicoli in struttura concentrica che salgono a spirale, scolpite nella pietra e cinte dalle antiche mura; torri medievali offerte dal Comune agli artisti che ne hanno fatto le proprie botteghe, botteghe dove si possono trovare dalle vetrate artistiche agli strumenti del liutaio, ma Bassiano è anche la patria di Aldo Manuzio, l’umanista editore che inventò i caratteri a stampa in corsivo nonché il formato “tascabile” del libro. A lui è dedicato il Museo della Scrittura all’interno del borgo.

 

Lungo i Cammini spirituali, il borgo di Bassiano
Non è una tappa ufficiale della Via Francigena ma sta lungo il cammino e di fatto può esserlo, visto che le sue mura racchiudono alcune chiese antiche e dall’alto valore simbolico della fede. Bassiano è uno dei comuni più alti dei Monti Lepini ed è racchiuso da mura castellane edificate nel XIII secolo dai Caetani. Si tratta di mura torrite e ancora oggi di torri se ne conservano 10. All’interno delle mura si accede ancora oggi da 4 Porte: quella principale è la Porta Romana (oggi Porta Nuova) ma fino al 1500 l’accesso principale al paese era tramite la Porta Salamandra (Porta Vecchia). Le altre due sono la Porticina e la Porta di Vicolo Paradiso.

 

 

Salendo lungo le stradine a gradinata in forma di spirale, si può visitare la chiesa di San Nicola, che risale al 1200 ma racchiude anche un capitello in stile gotico cistercense del XII secolo (quindi del secolo precedente) oltre a vari affreschi antichi di valore storico e artistico. Dello stesso secolo, continuano a salire, la chiesa di Sant’Erasmo, vescovo di Antiochia con affreschi del 1500. Continuando a salire si arriva al punto più alto, alla fine della spirale, dove si trova una strana piattaforma circolare formata da tanti tasselli di cui non si conosce la finalità. Riscendendo dalla parte opposta del paese si trova un’altra chiesa del XII secolo: la piccola chiesa di Santa Maria, che appartiene al convento benedettino e si sviluppa su due livelli, con affreschi del XV secolo. Nel 1822 qui venne istituita dal missionario San Gaspare Del Bufalo la confraternita del Divin Sangue. Il missionario attuò un’opera di conversione in questa zona, in particolare convertì i briganti dei Monti Lepini.

Il prosciutto di Bassiano
Tra i pellegrini che percorrevano dal Nord la Via Francigena, tanti anni fa ci fu il nonno degli attuali proprietari. Il nonno Astro Reggiani veniva dalla provincia di Modena e giunto su queste terre capì subito che l’aria era ideale per la conservazione del prosciutto. Fu da questa sua considerazione che nacque il noto prosciuttificio di Bassiano fornitore selezionato da Eataly. Agli inizi degli anni ’60 prese accordi con le monache di un convento nelle vicinanze ed iniziò a stagionare lì, a 650 metri di altitudine, le cosce di maiale. I figli prima e i nipoti oggi hanno seguito le orme di Astro e osservano rigorosamente la sua vecchia ricetta. Una ricetta adatta anche ai pellegrini: la carne secca di maiale, la carne stagionata con i profumi della leggera affumicatura di legno di faggio usata per la conservazione, ne fa un prodotto tipico per il viaggiatore che può portarla con sé durante il viaggio, nello zaino di oggi come nella bisaccia di ieri.

 

 

Dalle Grotte dei Briganti all’Abbazia di Valvisciolo
Ad accogliere i viandanti nei loro pellegrinaggi o i turisti lenti, oggi c’è anche il centro culturale polifunzionale, con tanto di stanze e ristorante, “La bella Lisa”. Costruita sulle grotte dei briganti – di cui la Bella Lisa era esponente – che si possono visitare salendo verso le sale del centro culturale, la locanda offre accoglienza a chi vuol fare un turismo lento o seguire uno dei Cammini spirituali per eccellenza, la Via Francigena, prima di raggiungere la tappa dell’Abbazia di Valvisciolo nei pressi di Sermoneta.

L’Abbazia è stata costruita nel XII secolo, forse da monaci greci, e successivamente occupata e restaurata dai Templari nel XIII. In effetti vi sono numerose tracce del passaggio dei Templari ma si tratta di un’abbazia cistercense dunque senza orpelli e affreschi dal momento che questo Ordine era dedito esclusivamente alla spiritualità. Oggi all’interno dell’Abbazia, con l’ingresso dal chiostro, si può visitare però l’antico refettorio nel quale sono esposte delle opere di arte sacra del 1500, a firma Girolamo Siciolante, artista sermonetano dell’epoca.

 

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