Formazione Scuola

Istruzione e formazione professionale

A tre anni dal conseguimento del titolo di studio, il 70 percento di chi ha seguito un percorso di istruzione e formazione professionale è occupato

Un tasso di occupazione record per chi ha seguito i percorsi di Istruzione e formazione professionale: “si tratta di un ulteriore passo in avanti rispetto ai già considerevoli valori registrati due anni prima, rispettivamente del 62,2% e 69,2%” afferma il presidente dell’Inapp, Sebastiano Fadda. “Da questo punto di vista, i percorsi dell’IeFP rappresentano probabilmente il luogo di incontro più promettente tra mondo della formazione e mondo del lavoro. Lo dimostrano anche i dati sul livello di coerenza tra lavoro svolto e iter formativo e quelli sul grado di soddisfazione degli stessi occupati”.

Istruzione e formazione professionale. Il tasso di occupazione
A tre anni dal conseguimento del titolo di studio lavora il 71,5% dei diplomati e il 67,7% dei qualificati. Continua dunque la crescita del numero di occupati tra coloro che hanno conseguito un titolo di studio nei percorsi di IeFP (Istruzione e formazione professionale) e tocca livelli mai raggiunti prima. È quanto emerge dalla IV indagine sugli esiti dei percorsi di IFTS e IeFP che analizza, in particolare, la situazione dei giovani qualificatisi e diplomatisi alla fine di gennaio 2020. I risultati dell’indagine sono stati anticipati il 18 aprile 2023 dall’Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) nel corso di un seminario.

Gli effetti dei percorsi di Istruzione e formazione professionale
L’Inapp sottolinea come anche tra i non occupati si registri comunque un effetto “occupabilità”: infatti la quota di inattivi tra quanti hanno conseguito un titolo di studio non supera l’1%. In altre parole, se non si è occupati si è comunque attivi. È così per il 28% dei diplomati: con il 14% in cerca di lavoro, l’8,7% in formazione e il 5,3% impegnato in altre attività. Ed è così anche per i qualificati: con il 9% di giovani che sono in formazione, il 4% impegnato a vario titolo (stage, servizio civile, ecc.) e il 3,4% in cerca del primo impiego.
Molto interessante anche il dato relativo agli stranieri diplomati, che supera il 77% degli occupati; due punti percentuali in più il valore dei disoccupati rispetto alla media nazionale e 1,8 punti in meno il dato sui giovani in formazione (6,9% contro 8,7% del totale). Il dato sugli inattivi e sugli impegnati a vario titolo risulta praticamente pari a zero.

Gli strumenti utilizzati per trovare lavoro
L’indagine ha analizzato anche gli strumenti attraverso i quali i giovani titolati che hanno frequentato i percorsi di istruzione e formazione professionale hanno trovato lavoro. Il canale principale è stato il contatto con il datore di lavoro su iniziativa personale, che ha riguardato il 46% dei qualificati e il 52,2% dei diplomati occupati. Il secondo strumento è stato la segnalazione in azienda da parte di familiari e conoscenti (34% per i qualificati e 38% per i diplomati). Va segnalato che per gli stranieri la dimensione prevalente è sempre quella del rapporto diretto con l’impresa o con l’istituzione formativa.

I contratti di lavoro
Dal punto di vista del tipo di rapporto di lavoro, per i qualificati si divide equamente fra tempo determinato e tempo indeterminato (con quest’ultimo rappresentato per oltre la metà da contratti di apprendistato), con un 5,5% di lavoro autonomo e una quota di parasubordinato del 5%.
Per i diplomati la quota di contratti a tempo indeterminato raggiunge il 64,5% (anche in questo caso oltre la metà di questi è riconducibile all’apprendistato) a fronte di un 27% di tempo determinato, di un 7,3% di autonomo e di una piccola quota di parasubordinato.
Nell’ambito del tempo determinato, sia per i qualificati che per i diplomati, il contratto standard costituisce poco meno dell’84% del totale, il lavoro stagionale poco meno del 14%, con quote residuali di lavoro intermittente e accessorio.

Il commento di Sebastiano Fadda
“Nell’insieme, i dati che emergono dall’indagine evidenziano una sostanziale continuità e dinamicità del sistema, pur con importanti differenze territoriali” ha sottolineato il presidente dell’Inapp. “Tutto sommato, neppure la pandemia ha inciso molto sullo stato occupazionale, almeno per i giovani qualificati, che nel 2020 perdono ‘solo’ 6,2 punti percentuali, con un 5,1% in cassa integrazione, ma che per il resto non subiscono modifiche sostanziali. Sullo sviluppo del sistema degli IeFP, che favorisce un ottimale incontro tra domanda/offerta di competenze professionali, si concentrano le attese delle associazioni imprenditoriali, in particolare quelle di specifici settori produttivi, ma anche le prospettive di lavoro dei giovani, in un quadro in cui la disoccupazione si mantiene su valori allarmanti. Sarà fondamentale, dunque, allineare tempestivamente l’offerta formativa con i fabbisogni espressi dal tessuto imprenditoriale e saper orientare la partecipazione degli utenti verso le figure professionali espresse. A questo fine è necessario un forte impegno per migliorare i meccanismi di raccordo tra analisi della evoluzione dei fabbisogni professionali, progettazione dei percorsi formativi e servizi di orientamento”.

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