Fisco e norme Imprenditoria

La certificazione della parità di genere

La certificazione della parità di genere e le nuove opportunità per le imprese italiane, per recuperare il gap con gli altri Paesi europei

Anche se nessun Paese al mondo ha raggiunto la piena parità di genere, l’Italia rispetto alla media europea, è ancora abbastanza arretrata specie in alcune aree come quella del lavoro e della partecipazione politica. Con l’ausilio della nuova certificazione prevista dalla norma vigente però le cose potrebbero cambiare. Se le imprese comprendono il valore di questa nuova opportunità. Chiariamo dunque alcuni concetti fondamentali che ci aiuteranno a comprendere meglio perché la certificazione per la parità di genere per le nostre aziende sarà sempre più un volano di crescita, innovazione e sostenibilità anche per le micro e piccole imprese italiane.

Cosa si intende per parità di genere?
Come dichiara l’ONU “La parità di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma una base necessaria per un mondo pacifico, prospero e sostenibile”. Per parità di genere si intende quella condizione in cui ciascun individuo può partecipare liberamente e in assenza di ostacoli alla vita economica, politica e sociale. L’art. 3 della Costituzione italiana, stabilisce il principio di uguaglianza e pari dignità sociale di tutti i cittadini e l’impegno da parte della Repubblica a rimuovere ogni ostacolo che ne limiti il pieno raggiungimento.
Al di là delle norme citate, nella realtà di tutti i giorni noi donne portiamo sulla nostra pelle i segni della fatica quotidiana per l’affermazione nel mondo del lavoro, che sia professionale o imprenditoriale, per il raggiungimento di posizione apicali e per la costante difficoltà di conciliazione degli impegni di vita e lavoro specie laddove si tratta di donne con figli in età scolare per mancanza del welfare di prossimità e per la persistenza di retaggi culturali che impediscono ancora una piena condivisione degli impegni domestici e di cura familiare nell’ambito della coppia. Conseguentemente possiamo concludere che sebbene sul piano teorico tutti siamo uguali e aventi pari opportunità di fatto la parità di genere è ancora un tema caldo e un obiettivo da raggiungere.

Riunione Osservatorio Politiche sulla Parità di genere

A che punto siamo in Italia sulla parità di genere?
Secondo il Gender Equality Index 2022, fatto pari a 100 l’indice del Paese con piena equità tra uomini e donne, l’Italia ha un indice generale pari a 65 contro una media europea di 68,6. Se ci fermassimo a detto indice aggregato non riusciremmo a cogliere delle importanti peculiarità del nostro Paese. In particolare è importante soffermarci sul tasso di occupazione femminile. Secondo recenti dati Istat il tasso di occupazione delle donne é del 55,7% contro il 75,8% dell’occupazione maschile. Sono sempre più ricercati i profili più qualificati e, rispetto al 2019, crescono di misura le assunzioni di laureate (+8,3%). Queste hanno rappresentato, nei primi nove mesi del 2021, il 18,4% delle neoassunte (tra gli uomini la percentuale è dell’8,5%). Su 100 laureati che hanno sottoscritto un nuovo contratto, 65 sono donne. Questa tendenza si mantiene anche nelle zone meridionali del nostro Paese e ciò sta a significare che il titolo di studio ancora ha un valore nella ricerca del lavoro e che il gender gap non trae origine dalla mancanza di competenze bensì da motivi culturali.

Cosa è la certificazione della parità di genere?
La Legge n. 162/2021 ha apportato rilevanti modifiche al Codice per le pari opportunità (D. Lgs. n. 198/2006) istituendo la certificazione della parità di genere. Si tratta di una certificazione volontaria che attesta “le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale a parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità”. Il Ministero delle Pari Opportunità con decreto del 29 aprile 2022 ha recepito la prassi UNI/PDR 125:2022 quale standard di riferimento per la verifica dei parametri minimi il cui raggiungimento è necessario per l’ottenimento della certificazione. Si tratta di una misura che segna una svolta nella cultura di impresa in quanto non attesta soltanto lo status quo ma innesca un meccanismo virtuoso di miglioramento continuo in quanto la certificazione stessa è oggetto di monitoraggio successivo al rilascio e l’azienda è portata in tal senso a migliorare il sistema di gestione adottato volto a ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di carriera, alla parità salariale e soprattutto alla tutela della maternità introducendo dei parametri specifici il cui raggiungimento comporta la tutela della genitorialità e la conciliazione vita-lavoro.

Come si ottiene la certificazione della parità di genere?
La certificazione può essere richiesta da tutte le imprese, enti e associazioni, ecc. di qualsiasi dimensione su base volontaria e viene rilasciata da organismi di certificazione accreditati da Accredia, ha validità triennale ed è soggetta a monitoraggio annuale. Le organizzazioni che vogliono ottenere la certificazione devono attenersi alla prassi di riferimento UNI/PDR 125:2022 e predisporre e/o implementare un sistema di gestione che consenta di attestare i requisiti minimi e monitorare i KPI previsti in ottica di genere dalla prassi di riferimento suddetta. Il sistema di gestione per la parità di genere deve prevedere una politica di parità di genere ossia un documento formale nel quale l’organizzazione definisce il quadro generale, la strategia, gli obiettivi riguardanti la parità di genere.

Il piano strategico per la parità di genere
La prassi di riferimento UNI/PDR 125:2022 impone di rendere pubblica la politica aziendale per la parità di genere, di comunicarla e diffonderla e revisionarla in maniera periodica. La direzione deve definire un budget, responsabilità e obiettivi che l’azienda si dà in ottica di genere. Inoltre si deve individuare un Comitato guida che ha il compito di garantire l’applicazione della politica e di redigere il Piano Strategico, che è il documento chiave per conseguire la certificazione. Nel piano strategico devono essere definiti gli obiettivi da perseguire, stabilire le risorse, le responsabilità, i metodi e le frequenze di monitoraggio. Il piano strategico viene redatto dal Comitato guida e condiviso con la Direzione.

I temi che devono essere presenti nel Piano Strategico sono:

  • selezione del personale
  • gestione delle carriere
  • equità retributiva
  • genitorialità e cura
  • conciliazione vita-lavoro
  • prevenzione di ogni forma di molestia sui luoghi di lavoro.

Per ciascuno dei suddetti temi sono definiti dei requisiti minimi.

Gli altri passi per ottenere la certificazione della parità di genere
Oltre al Piano Strategico deve essere redatto un vero e proprio Piano di Formazione di cui l’organizzazione deve tenere traccia e fornirne prova dell’efficacia della formazione.
Dopo aver predisposto tutta la documentazione prevista dalla prassi di riferimento, prima di accedere alla certificazione, deve essere previsto un audit interno secondo le modalità stabilite dalla Uni EN ISO 19011 con team indipendenti, rispetto alle attività verificate, competenti sulla base dei requisiti definiti dal sistema e bilanciati in termini di ottica di genere.

Quali sono i vantaggi derivanti dalla certificazione della parità di genere?
Molteplici sono i vantaggi per le organizzazioni che ottengono la certificazione e possono essere così brevemente elencati:

  • esonero dal versamento di una percentuale dei contributi previdenziali fino a 50 mila euro annui;
  • riconoscimento di un punteggio premiale per la concessione di aiuti di stato e/o finanziamenti pubblici;
  • miglior posizionamento in graduatoria nei bandi pubblici e diminuzione della garanzia prevista per la partecipazione alle procedure di gara da parte delle aziende certificate;
  • maggiore trasparenza per gli stakeholder;
  • miglioramento dell’immagine e della propria reputazione aziendale
  • implementazione di un proprio percorso di sostenibilità in linea con l’obiettivo 5 dell’Agenda 2030.

Ci sono contributi per l’ottenimento della certificazione della parità?
Prossimamente sarà pubblicato sul portale Certificazione della parità di genere (https://certificazione.pariopportunita.gov.it/public/home) nella sezione Contributi un avviso pubblico per l’erogazione dei contributi per i servizi di assistenza tecnica e accompagnamento alla certificazione di PMI e dei contributi per i costi di certificazione della parità di genere alle PMI. Inoltre, in tante Regioni italiane come ad esempio in Lombardia sono stati già istituiti bandi specifici Bando Verso la certificazione della parità di genere: scadenza 13 dicembre 2024 – Ucl (unioncamerelombardia.it).

Da quanto sopra possiamo concludere che la parità di genere non è più solo uno slogan a favore delle donne ma un impegno da parte delle imprese per una crescita economica sostenibile di cui beneficeranno non solo le donne ma tutto il nostro Paese in quanto si stima che l’aumento dell’occupazione femminile al 60% previsto dal PNRR aumenterebbe il Pil nazionale del 7%.

Sabrina Fattori
Dottoressa commercialista, consulente specializzata per la parità di genere

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