Imprenditoria femminile

I Giovani di Confartigianato in assemblea

I Giovani di Confartigianato in assemblea

A Firenze la due giorni di convention. Tra i relatori il Ministro Corrado Passera e il Sindaco Matteo Renzi. E dal presidente dei Giovani Imprenditori di Confartigianato Marco Colombo arriva l’appello alla politica: “Torni vicina agli imprenditori. Il futuro del Paese lo devono scrivere le nuove generazioni”

L’Italia è il primo Paese in Europa e il 13° al mondo per la più alta pressione fiscale sulle imprese. Imposte e tasse pagate dalle aziende sui profitti lordi raggiungono la percentuale del 68,5%, sfiorando il 70%. Un primato che certo non fa invidia ai nostri colleghi europei e che emerge da un’analisi dell’Ufficio studi di Confartigianato presentata nel corso dell’assemblea dei Giovani Imprenditori di Confartigianato, che si è svolta recentemente a Firenze.

A questo si affiancano altri dati non proprio incoraggianti: 180, per esempio, sono i giorni che servono in media per ricevere un pagamento dalla pubblica amministrazione, ritardi che costano agli artigiani 3,6 miliardi di maggiori oneri finanziari ogni anno. Il cuneo fiscale sul costo del lavoro in Italia tocca il 46,9%. Altro aspetto spinoso, la burocrazia, che costa 23 miliardi l’anno e costringe a sacrificare 60 giorni l’anno a sbrigare pratiche amministrative. Tutti aspetti che oggettivamente tolgono linfa vitale all’imprenditoria italiana, giovanile e non solo, e dei quali si è discusso a lungo durante la convention annuale dei Giovani di Confartigianato. Una due giorni bipartisan, che ha accolto rappresentanti politici di larga parte dello scenario politico italiano, esponenti del mondo imprenditoriale e studiosi di tematiche economiche.

L’imprenditoria giovanile secondo Confartigianato

La due giorni fiorentina – 23 e 24 marzo – è stata un momento per riflettere approfonditamente sulla situazione dell’imprenditorialità giovanile. Secondo dati Confartigianato, l’Italia è seconda soltanto alla Spagna per il maggior calo dell’occupazione under 40. I giovani hanno pagato il prezzo più alto della crisi: tra il 2008 e il 2011 in Italia si sono persi 1,2 milioni di occupati under 40 (-11,4%), mentre in contemporanea quelli con più di 40 anni sono aumentati del 5,2% (663.700). Colpita anche l’imprenditoria giovanile: tra il 2007 e il 2011 si registra una diminuzione del 17,1% di under 40, pari a quasi 400mila unità in meno.
In ogni caso gli imprenditori e i lavoratori autonomi italiani di età compresa tra i 15 e i 39 anni sono 1.872.500, numero ben superiore rispetto al Regno Unito, dove se ne contano 1.303.700, alla Polonia (1.127.300) e alla Germania (1.055.900).

Tra i dati più interessanti, anche quello sugli artigiani: sono circa il 30% dei giovani imprenditori italiani. Gli under 40 delle piccole imprese sono infatti 614.115 (il 5,1% in meno tra il 2010 e il 2011) e si trovano per la maggior parte in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Toscana. Sono impegnati soprattutto nelle costruzioni e nel manifatturiero. Seguono i servizi, il commercio, il turismo e i trasporti.

Il costo del lavoro

Il rapporto di Confartigianato presentato in assemblea fa un profondo focus anche sul costo del lavoro. Su 4.383.544 imprese in Italia pesa per 376 miliardi l’anno, pari al 14,2% del fatturato e al 59,7% del valore aggiunto prodotto dalle aziende. Le più colpite, ancora una volta, sono le piccole imprese e cioè quelle con meno di 50 dipendenti: 173,2 miliardi, pari al 51,6%. A gonfiare il costo del lavoro – salito dal 40,8% al 51,6% tra il 2003 e il 2009 – continua a essere la pressione fiscale. Se poi si paragona il costo del lavoro delle imprese italiane e quello dei Paesi emergenti, conclude il rapporto, si scopre che per un’impresa manifatturiera in Italia è pari a 33.019 euro per dipendente: in Brasile è di 17.056; 16.806 euro in Turchia e 11.883 euro per un’impresa polacca. Confronto improponibile con la Romania (6.075 euro) e con la Cina (4.130 euro).

Il fisco

Nella classifica dei Paesi europei con il maggiore prelievo fiscale sull’attività d’impresa dietro l’Italia, che si piazza sul gradino più alto del podio con il 68,5%, ci sono la Francia con il 65,7%, la Germania con il 46,7%, la Spagna con il 38,7% e il Regno Unito con il 37,3%. La tassazione diminuisce in paesi quali la Svizzera – dove le imposte sull’impresa si attestano al 30,1% – o in Slovenia – pari al 34,7%.

La situazione italiana si aggrava se si considerano i tributi aggiuntivi come l’Iva sui consumi, le accise sui carburanti e sull’energia elettrica, la nuova Imu, l’Irpef e i contributi sociali del dipendente pagata dal datore di lavoro, l’Irap. Secondo Confartigianato tutte queste voci fanno lievitare all’86,4% il prelievo di risorse per gli imprenditori. “I giovani imprenditori” ha detto Marco Colombo, Presidente Giovani Imprenditori di Confartigianato, “sono stanchi di vedere vanificato il loro impegno quotidiano”, puntando il dito contro i tanti ostacoli che bloccano il futuro dei giovani e che rendono il fare impresa “un terreno minato”, come il tema del credito, il costo del lavoro e dell’energia. “Le banche non concedono abbastanza fiducia ai giovani e a chi vuole fare impresa, il costo del lavoro che sulle Pmi pesa per 173,2 miliardi l’anno, il prezzo dell’energia è superiore del 30% rispetto a quello pagato dalle imprese degli altri Paesi europei” ha affermato Colombo. “Ostacoli che vanno rimossi per restituire fiducia ai cittadini e agli imprenditori e per ricominciare a credere in un futuro di sviluppo”.

L’articolo 18

Presentata nel corso della convention annuale anche una campagna di ascolto condotta da Italia Futura per Confartigianato: sulle oltre 3.000 risposte di under 40 – il 30% imprenditori, il 30% lavoratori e il resto studenti disoccupati -. Dall’analisi emerge che secondo il 13% dei Giovani di Confartigianato l’articolo 18 non va modificato. In linea generale, l’articolo 18 va abolito solo se si avvia una riforma degli ammortizzatori sociali per il 38,2% degli intervistati, va abolito per il 20,22% e va sospeso per i primi anni di rapporto lavorativo per il 15,73%. Tra gli imprenditori, il 32% ritiene che vada abolito tout court.

Sul tema dell’articolo 18 è intervenuto anche il Ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, intervenuto in assemblea. Difendendo la proposta di riforma del mercato del lavoro del Governo, Passera ha detto: “Una riforma ci voleva, è una riforma equilibrata, che tiene conto delle esigenze di tutti. E’ una riforma che dobbiamo completare, cercando di creare il massimo di consenso”. Il Ministro, inoltre, ha lanciato anche l’idea di una task force per rilanciare l’artigianato anche attraverso le nuove tecnologie e ha anticipato che al ministero verrà costituito un gruppo di lavoro ristretto il cui compito sarà quello di fare proposte e analisi sul mondo delle piccole e medie imprese e in particolare sull’artigianato.

Agnese Fedeli

 

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