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Convention Donne Impresa

Divulgati da Confartigianato i dati dell’Osservatorio Imprenditoria Femminile. L’Italia ne ha due da primato nei confronti dell’Europa: uno positivo e uno negativo. Quello positivo è che il nostro Paese è quello a più alto numero di imprenditrici; in contrapposizione, l’Italia ha però il più alto numero di donne inattive e la loro partecipazione al mercato del lavoro è tra le più basse d’Europa

Più di un milione e mezzo di imprese condotte da donne fanno sì che la nostra nazione risulti prima della lista nel campo dell’imprenditoria femminile dell’Unione Europea, anche se questo primato è quasi tutto del Nord Italia, con un record negativo in Campania, dove tra l’altro le donne occupate sono appena il 20,4%.

In Unione Europea le donne cercano attivamente un impiego, in media non lo fa il 35,1% della popolazione femminile. In Italia invece non lo fa ben il 48,5% delle donne. In questo senso siamo al penultimo posto, dopo di noi c’è solo la piccola isola di Malta.

I dati sono quelli dell’Osservatorio sull’imprenditoria femminile curato dall’Ufficio studi di Confartigianato, che è stato presentato alla 14ma Convention di Donne Impresa Confartigianato tenutasi a Roma il 18 e il 19 ottobre. Essi, nonostante il primato europeo di donne imprenditrici, non sono particolarmente lusinghieri se analizzati.
Infatti, l’occupazione femminile continua ad andare male, anzi peggiora di molto nelle regioni del Mezzogiorno dove lavora solo una donna su quattro, con la Campania che fa registrare il record del più basso tasso di occupazione femminile (20,4% – pari a quello del Pakistan e vicino a quello del Libano, dello Yemen e della Mauritania), seguita da Sicilia (22,1%) Puglia (22,7%) e Calabria (23,3%).
Il maggior numero di donne lavoratrici lo troviamo invece al Nord, con la Provincia Autonoma di Bolzano a trainare la classifica con il suo 63%, seguita da altre regioni virtuose, come l’Emilia Romagna (al secondo posto con il 60,9% delle donne occupate) e la Valle d’Aosta (con il 60,8%).

Peggiori-tassi-occupaz-femm-mondo1

Le cifre dell’Osservatorio indicano anche i Comuni virtuosi e quelli peggiori, dal punto di vista dell’attività femminile, ovvero del numero di donne in cerca di occupazione. In questo caso il primato positivo va a Ravenna, dove le donne inattive sono il 30,8%, seguita da Bologna (32,1%) e Ferrara (33,1%). La maglia nera va a Napoli con un tasso di inattività femminile addirittura del 72%, ma seguono non a troppa distanza Caserta con il suo 70,7% e Foggia con il 70,4% di donne che  non lavorano né cercano un’occupazione.

Ma qual è la ragione per cui le donne non si avvicinano al mondo del lavoro? Il problema è sempre quello che andiamo denunciando da tempo: la difficoltà di conciliare i tempi del lavoro con quelli di cura domestica e della famiglia. È alle donne infatti che si richiedono le prestazioni extra necessarie all’andamento di una famiglia, come quelle di cura della casa e dei suoi familiari, che siano bimbi o anziani o malati. Un onere che grava sulle capienti spalle femminili senza un supporto da parte dello Stato, che continua a investire poco nei servizi di welfare che dovrebbero conciliare le attività familiari con quelle lavorative. Infatti, guarda caso, anche qui l’Italia si trova in una delle peggiori posizioni d’Europa: l’Ufficio studi di Confartigianato nel suo rapporto indica che lo Stato nel 2011 ha investito come spesa pubblica diretta alla famiglia 20,7 miliardi di euro: una cifra irrisoria se confrontata al totale della spesa per la protezione sociale, che è pari a circa 450 miliardi di euro (per l’esattezza 449,9). Ne rappresenta pertanto appena il 4,6%. Inoltre, nel periodo 2007-2011, la spesa per la famiglia è anche la componente del welfare che è cresciuta meno: l’incremento è stato di 1,3 miliardi, pari al + 6,9%, vale a dire la metà rispetto all’aumento della spesa complessiva per il welfare in Italia.
tab. Welfare-Italia

Il dato stupefacente è così proprio quello dell’imprenditoria femminile, che, pur in un contesto così problematico per il lavoro femminile, evidenzia l’Italia come il Paese europeo con il maggior numero di imprenditrici e lavoratrici autonome: 1.565.400, pari al 16,4% delle donne occupate nel nostro Paese, mentre la media europea è ferma al 10,3%. Ciò in un’Europa in cui si sta facendo di tutto per aumentare il numero delle imprese femminili (vedi nostro articolo  https://www.donnainaffari.it/home/imprenditoria/opportunita-imprenditoriali/1072-vertice-di-bruxelles-servono-piu-donne-imprenditrici.html).
Tra le donne imprenditrici, le artigiane sono 367.895.
tab. imprenditrici-europee2012

tab. Imprese-artigianali-femminili

 

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