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Normativa sull’insolvenza per favorire le imprese oneste

Viviane Reding

Normativa sull’insolvenza per favorire le imprese oneste

La Commissione Europea ha deciso di modernizzare le regole europee sull’insolvenza transfrontaliera per dare una seconda opportunità alle imprese oneste a rischio di sopravvivenza a causa della crisi

La proposta appena presentata dalla CE ha lo scopo di modernizzare le attuali norme, in vigore dal 2002, sull’insolvenza transfrontaliera salvaguardando il diritto dei creditori a recuperare il proprio denaro e aiutando le imprese a superare le difficoltà finanziarie.

La Commissione ha anche delineato una comunicazione strategica che permetta di identificare quei settori del diritto fallimentare nazionale di ogni Stato membro che più degli altri rischiano di creare un clima negativo per le imprese ostacolando lo sviluppo di una regolamentazione efficiente dei casi d’insolvenza nel mercato interno.

Ogni anno circa 50.000 società in tutta l’Unione Europea sono coinvolte nelle procedure transfrontaliere di insolvenza. Per attivare una “cultura europea del risanamento e della ripresa” e aiutare società e privati che si trovano in difficoltà finanziaria, occorre aumentare l’efficienza e l’efficacia di tali procedure.
Circa la metà delle imprese ha una durata di vita inferiore a cinque anni, mentre sono circa 200.000 le imprese che falliscono ogni anno nell’UE, ovvero quasi 600 società al giorno.
Un quarto di questi fallimenti presenta un elemento transfrontaliero, ma i fatti dimostrano che gli imprenditori che falliscono imparano dai propri errori e hanno in genere più successo la seconda volta: il 18% di quelli che proseguono l’attività con successo hanno infatti fallito al loro primo tentativo. Per questa ragione la CE ritiene cruciale disporre di leggi moderne e procedure efficienti per aiutare le imprese che hanno basi economiche sufficientemente robuste a superare difficoltà finanziarie ed approfittare di una seconda opportunità.

La revisione del regolamento UE sulle procedure d’insolvenza intende modernizzare le norme vigenti affinché sostengano la ristrutturazione dell’impresa in difficoltà e creino un clima proficuo per le aziende, soprattutto in tempi di crisi economica. L’intervento adatterà il regolamento, che risale al 2000 (e che alleghiamo all’articolo), in vigore dal 2002, agli sviluppi intervenuti nei diritti fallimentari nazionali, in particolare per le aziende fortemente indebitate. Anche gli interessi dei creditori possono essere meglio tutelati con questa ristrutturazione, poiché essa consente di aumentare le loro probabilità di recuperare il denaro, che altrimenti rischierebbe di essere disperso in una liquidazione.

La modifica porterà altresì maggior certezza giuridica, chiarendo le norme che determinano la competenza giurisdizionale e garantendo che, ove un debitore sia oggetto di procedure d’insolvenza in più Stati membri, i giudici responsabili delle varie procedure lavorino a stretto contatto tra loro.

Inoltre, sarà migliorata l’informazione verso i creditori, mediante l’obbligo per gli Stati membri di pubblicare le decisioni più importanti, come ad esempio quelle sull’apertura delle procedure d’insolvenza. Queste modifiche miglioreranno l’efficienza e l’efficacia complessive delle procedure d’insolvenza transfrontaliere.

In futuro, potranno esservi regimi distinti per, da un lato, gli imprenditori onesti e, dall’altro, i casi di fallimento dovuti a frode o negligenza. Nei casi di fallimento non fraudolenti, si potrà pensare ad un termine per la remissione del debito e a delle restrizioni legali derivanti dal fallimento tali che, in caso di insuccesso, l’attività imprenditoriale non si concluda come una “sentenza di condanna a vita”.

Poiché le imprese sono indispensabili per generare prosperità o occupazione, ma mantenerle redditizie nell’attuale clima economico sta diventando difficile, “le norme europee vigenti devono essere aggiornate se vogliamo che per le imprese solide, ma in difficoltà finanziarie, sia più facile resistere piuttosto che essere liquidate. Ogni anno sono 1,7 milioni i posti di lavoro che vanno persi a causa dei fallimenti di imprese: noi vogliamo dare alle società e ai loro dipendenti una seconda opportunità” ha dichiarato la Vicepresidente e Commissaria europea per la Giustizia Viviane Reding.

Antonio Tajani, Vicepresidente e Commissario per le Imprese e l’Industria ha aggiunto: “Gli studi mostrano che le imprese che devono cominciare da zero una seconda volta ottengono risultati migliori e sopravvivono più a lungo rispetto alla media delle start-up; soprattutto, esse hanno una crescita più rapida e creano un maggior numero di posti di lavoro. Un insuccesso dell’impresa non dovrebbe quindi essere considerato una ‘sentenza di condanna a vita’ che impedisce qualunque attività imprenditoriale, ma dovrebbe essere piuttosto visto come un’opportunità per imparare e migliorare – un’impostazione oggi già pienamente riconosciuta nel campo della ricerca scientifica come base per il progresso”.

La proposta di regolamento passa ora al Parlamento europeo e al Consiglio dell’UE per il dibattito legislativo e l’adozione.

 

Allegati

pdf Regolamento-procedure-insolvenza-2000.pdf

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