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Rapporto sulla competitività industriale in Europa

Rapporto sulla competitività industriale in Europa

Presentato a Bruxelles dal Vicepresidente e Commissario per l’Industria e l’imprenditoria, Antonio Tajani, il rapporto mostra una stabilizzazione dell’andamento del settore industriale anche se molti problemi persistono

Il peso dell’industria manifatturiera all’interno del PIL (Prodotto Interno Lordo) europeo si è contratto, passando dal 15,5% al 15,1% nell’arco di un anno. Sono migliorate le esportazioni e la sostenibilità ma sono ancora macroscopici i problemi rappresentati dall’accesso al credito che riescono a bloccare gli investimenti.

Il rapporto presentato il 26 settembre (che alleghiamo all’articolo) consta di due relazioni sulla competitività industriale che sottolineano come pur essendo migliorato il contesto imprenditoriale, numerose azioni siano ancora da avviare per superare alcuni punti nodali. Tra le criticità da affrontare il fatto che il costo dell’energia è in aumento in quasi tutti gli Stati membri e ciò contribuisce alla deindustrializzazione dell’Europa. Grandi ostacoli sono anche l’accesso ai finanziamenti e una diminuzione degli investimenti in quasi tutti gli Stati membri.
Affinché l’industria europea rifiorisca, afferma il rapporto, è necessario migliorare sensibilmente la performance dell’amministrazione pubblica e stabilire un collegamento più stretto tra scuole e imprese. Sono inoltre necessari ulteriori sforzi per aumentare l’innovazione vicina al mercato.

Per la crescita, il quadro di riferimento è rappresentato dalla strategia Europa 2020. Sono gli obiettivi previsti da tale quadro a dover fare da stimolo alla ripresa economica la stessa Commissione Europea ha sistematicamente proposto iniziative in diversi settori proprio per creare crescita e occupazione per raggiungerli, ma è essenziale disporre anche di una base industriale forte. L’industria manifatturiera ha ricadute importanti sul resto dell’economia e, in particolare, sulla produttività complessiva.

Antonio Tajani

L’industria è fonte dell’80% dell’innovazione dal settore privato, dà origine a 3/4 delle esportazioni e ha un ruolo essenziale nella creazione di posti di lavoro ma, come ha dichiarato il vicepresidente Tajani, “siamo ancora lontani dall’obiettivo del 20% nel 2020, proposto dalla Commissione nel 2012. La Commissione ha adottato diverse iniziative per risolvere problemi quali i prezzi elevati dell’energia, le difficoltà di accesso al credito, il calo degli investimenti, la scarsità di competenze e la burocrazia e questo autunno presenteremo un’iniziativa industriale per proseguire in questa strada e aumentare gli interventi. Questa iniziativa dovrebbe fungere da catalizzatore in vista del Consiglio europeo di febbraio 2014 per rafforzare considerevolmente la crescita e la competitività dell’industria. Nelle prossime settimane la Commissione presenterà il proprio contributo al Consiglio europeo”.

Le aree che destano maggior preoccupazione sono due, e sono fondamentali: produttività e occupazione. La produttività dell’UE sta nuovamente peggiorando rispetto a quella degli Stati Uniti, mentre la disoccupazione continua a interessare quotidianamente l’11% della forza lavoro europea. L’industria è stata colpita in modo particolarmente duro, con la perdita di oltre 3,8 milioni di posti di lavoro dal 2008.

Vediamo ora gli aspetti principali di entrambe le relazioni presentate a Bruxelles:

Aspetti positivi

1) Le esportazioni
Sono state il motore principale dell’attività industriale, tanto è vero che l’Unione Europea ha superato USA e Giappone.
Nel 2012 l’avanzo commerciale dell’Europa è stato di 365 miliardi di euro, che equivalgono a circa un miliardo di euro al giorno.

2) Innovazione
I risultati in materia di innovazione sono migliorati dal 2008, ma la convergenza sembra essersi arrestata dal 2012.

3) Il contesto imprenditoriale
È migliorato nella maggior parte degli Stati membri (ma anche nel resto del mondo).

4) Aggiornamento professionale
La maggior parte degli Stati membri ha migliorato la base di competenze della propria manodopera.

Punti deboli

  • 1) Gli investimenti restano persistentemente bassi;
  • 2)  i prezzi elevati dell’energia costituiscono un grave problema per le industrie;
  • 3)  l’accesso ai finanziamenti è peggiorato in molti Stati membri;
  • 4)  per alcuni Stati membri, migliorare l’efficienza e l’efficacia delle amministrazioni pubbliche è fondamentale per ricominciare a crescere.

Le relazioni suggeriscono dunque le seguenti priorità:
rendere il più semplice possibile alle imprese lo svolgimento delle loro attività quotidiane;

  • ridurre i costi di produzione in Europa, (in particolare quelli dell’energia e delle materie prime);
  • migliorare l’accesso ai finanziamenti e ai mercati dei capitali per le imprese, in particolare le PMI;
  • aprire mercati per le imprese europee sia nel mercato interno che in Paesi terzi;
  • agevolare gli investimenti in nuove tecnologie e innovazione, concentrandosi in particolare sulle 6 aree prioritarie individuate nella comunicazione sulla politica industriale del 2012;
  • garantire corrispondenza tra le competenze e l’offerta di manodopera in Europa, da un lato, e le esigenze dell’economia del XXI secolo, dall’altro.

Bisogna ricordare che l’Europa è leader mondiale in una serie di settori industriali, con società di prima grandezza collegate a un vasto numero di piccole e medie imprese. Per alcuni di questi, strategici, la Commissione ha già proposto una serie di provvedimenti politici (l’industria automobilistica, l’industria siderurgica, la sicurezza e la difesa) ma nei prossimi sei mesi la politica industriale rappresenterà una priorità dell’agenda europea.
L’appuntamento più importante previsto sarà il Consiglio europeo (che si terrà a febbraio 2014) ed è per prepararsi a tale incontro che il 26 e il 27 settembre è stato avviato il dibattito politico su competitività industriale e crescita.

Allegati

pdf Rapporto 2013 competitivita UE.PDF
pdf Relazione2-competitivita-UE.PDF
pdf Scheda-ITALIA.PDF

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