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Nasce il marchio di sicurezza europeo

Nasce il marchio sicurezza europeo

Il 17 ottobre sono stati approvati dal Parlamento europeo riunitosi a Bruxelles due nuovi regolamenti sulla sicurezza dei prodotti circolanti in Unione che implicano l’obbligo di citare il Paese di provenienza, il famoso “Made  in”, a tutela della tracciabilità, e di applicare l’etichetta “EU safety tested” per le merci potenzialmente pericolose, ivi compresi i giocattoli

Ci sono stati casi di cellulari esplosi e di giocattoli che hanno provocati danni alla salute dei più piccoli. Per evitare che si ripetano questi eventi, e dissuadere i produttori di simili merci di introdurle in Europa, il Parlamento ha adottato delle severe norme restrittive.

Dove sono stati prodotti? Dove sono stati testati e come? I prodotti circolanti nel mercato europeo, soprattutto se sono potenzialmente pericolosi, devono riportare sull’etichetta queste ed altre informazioni. E, se hanno passato i controlli preposti, potranno ottenere la certificazione europea, il nuovo “marchio di sicurezza europeo”.
Ad adottare le relazioni sulla sicurezza dei prodotti di consumo (parliamo di quelli non alimentari) sono state la Commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori e la Commissione sulla vigilanza del mercato dei prodotti, entrambe condotte da due donne – rispettivamente la danese Christel Schaldemose e la finlandese Sirpa Pietikäinen.
I fabbricanti dovranno rispettare le nuove norme, pena dure sanzioni, e, se vendono consapevolmente e reiteratamente merci potenzialmente pericolose, verranno inseriti in una lista nera pubblica e tenuti sotto controllo maggiormente, in tutta Europa.

La relatrice danese Christel Schaldemose ha specificato che  “ora sarà possibile certificare i prodotti sicuri con il marchio di sicurezza europeo”. Inoltre, l’indicazione del Paese di origine sarà apposto sul prodotto “indipendentemente dal fatto che il prodotto venga da un Paese dell’UE o da un Paese terzo”.
La relatrice Sirpa Pietikäinen ha spiegato che questo “regolamento unico andrà anche a beneficio del mercato e dei produttori. Oggi il nostro sistema di sorveglianza è inefficace e crea un disequilibrio tra le imprese che rispettano le regole e quelle che non lo fanno. Sono previste delle multe per coloro che intenzionalmente violano le regole e mettono a rischio la sicurezza dei consumatori”.

Sirpa-Pietikinen Che siano merci prodotte qui o importate da altri Paesi nel nostro mercato unico le regole non cambiano: bisogna garantire la tracciabilità e la sicurezza. Compresa quella dei bambini.
Per quanto riguarda la prima etichetta, “Made in” mostra il Paese di origine del prodotto e finora il 10% delle merci considerate pericolose e individuate dal  sistema europeo di allarme RAPEX non la riportava e pertanto non risultava tracciabile. Apporla è diventato oggi un obbligo dal momento che i consumatori possono verificare la provenienza della merce potenzialmente pericolosa e acquistarla in modo consapevole.
I produttori europei possono scegliere se mettere come luogo di origine il proprio Paese interno o direttamente “Made in UE”. Se poi la merce è stata prodotta in più Paesi, devono mettere come originario quello in cui è stata apportata “l’ultima sostanziale trasformazione o lavorazione in un’impresa attrezzata a tale scopo e conclusa con la fabbricazione di un prodotto nuovo, o che rappresenti una fase della produzione particolarmente importante dal punto di vista economico” come spiegano le europarlamentari.

L’altra etichetta riguarda più specificamente la sicurezza. Le merci dovranno riportare la scritta “EU safety tested” per dimostrare di aver superato i controlli europei. Questa seconda etichetta non è obbligatoria ma è consigliata. A rilasciare l’attestato di sicurezza, ossia a testare il prodotto, dovrà essere un terzo organismo accreditato.
Questa etichetta dovrebbe essere usata soprattutto sui giocattoli e sui prodotti per bambini. Ma le deputate consigliano di usarla anche per i prodotti che potrebbero essere attraenti per i bambini, magari per via del loro design, delle loro caratteristiche, persino per la loro confezione.

Il Parlamento europeo ha anche votato per la reintegrazione del “principio di precauzione” che, pur comparendo nella direttiva vigente sulla sicurezza dei prodotti, non era stato incluso nelle proposte della Commissione. Applicare questo principio significa offrire il beneficio del dubbio ai consumatori su determinati prodotti ma soprattutto poter ritirare velocemente dal mercato quelli che possono compromettere la loro sicurezza.

Chi venderà prodotti non conformi verrà sanzionato. Non solo chi li fabbricherà. Bisognerà garantire il principio che il crimine non paga e per questo le sanzioni saranno “proporzionate e dissuasive”, terranno anche conto della “gravità, della durata e del carattere intenzionale o ricorrente della violazione nonché della dimensione della società” che compie il reato.
Oltre alla sanzione, l’impresa che viola le regole sulla sicurezza verrà segnalata e inserita in una black list europea: si tratta di una banca dati paneuropea che citerà anche le lesioni subite dai consumatori provocate dal prodotto commercializzato. Nella black list pubblica europea dovranno rientrare quelle che hanno violato più volte e intenzionalmente la norma.

La relatrice Christel Schaldemose ha dichiarato, dopo l’approvazione delle raccomandazioni, che “oggi, tutti i consumatori europei hanno riportato una grande vittoria. Abbiamo assicurato che i bambini siano meglio protetti.  Un’altra grande vittoria è che i fabbricanti o gli importatori dovranno scrivere il Paese di origine sull’etichetta sui loro prodotti , indipendentemente dal fatto che siano stati realizzati nell’UE o importati da un Paese terzo. Si tratta di un grande passo avanti per la trasparenza nella fornitura dei prodotti catena , e questo è un bene per i consumatori”.
“La vigilanza del mercato è il presupposto per la tutela dei consumatori in Europa. Questa legge è un passo importante verso il più potente servizio di sorveglianza paneuropeo. Migliore sorveglianza uguale prodotti più sicuri per i cittadini europei”, ha aggiunto la relatrice Sirpa Pietikäinen.

Gli echi positivi della nuova normativa europea si sono sentiti anche in Italia, dove il Ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato ha dichiarato: “questa proposta di Regolamento  può  offrire maggiori garanzie al consumatore europeo, che sarà in grado di operare le sue scelte di acquisto con trasparenza e convinzione, e maggiori strumenti di difesa alle imprese, che oggi devono far fronte ad una agguerrita ed a volte sleale concorrenza da parte di Paesi terzi. Siamo fortemente convinti che l’Unione Europea, oggi il Mercato più aperto in assoluto al mondo debba tutelare adeguatamente i suoi manufatti che spesso  sono il prodotto di anni e anni di ricerca, sviluppo ed innovazione e che rischiano di essere sopraffatti da prodotti di Paesi terzi di cui non si conosce la tracciabilità e che sempre più si rifanno, senza averne i requisiti, alle produzioni tipiche europee ed italiane in particolare”.

Anche il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, ha definito l’iniziativa una “tappa storica per difendere la produzione delle nostre imprese” ribadendo che “l’origine dei prodotti influenza gli acquisti di 130 milioni di consumatori UE”.
Le nuove disposizioni in materia di ‘made in’ per garantire la piena tracciabilità del prodotto ci mettono al passo con gli altri principali Paesi aderenti al WTO (World Trade Organization), come ad esempio gli USA, il Giappone, il Canada e la Corea.
In base alle disposizioni approvate oggi a Bruxelles, tutti i prodotti dovranno quindi presentare il marchio ‘made in’ sulla propria etichetta per essere immessi nel mercato e a tale proposito il presidente Merletti ha fatto rilevare l’impegno del Vicepresidente della Commissione UE Antonio Tajani per garantire l’indicazione dell’origine dei prodotti e il sostegno da parte degli Europarlamentari italiani, sottolineando che le disposizioni votate colgono molteplici obiettivi: “valorizzare il patrimonio manifatturiero dell’artigianato e dell’impresa diffusa, difendere il diritto dei consumatori a una corretta informazione sull’origine dei beni acquistati, combattere il fenomeno della contraffazione”.

“Confartigianato” ha aggiunto Merletti “si batte da sempre per una chiara e inequivoca identificazione dell’origine dei prodotti e delle lavorazioni, perché il mondo cerca il Made in Italy e i consumatori sono disposti a pagare un premium price pur di avere un prodotto fatto in Italia, a regola d’arte. Confidiamo che ora anche i Governi nazionali facciano la loro parte e che il Governo Letta si impegni per difendere e valorizzare il ‘modello Italia’.  Ci auguriamo che finalmente, dopo anni di battaglie, la difesa del ‘made in’ possa finalmente trovare piena attuazione”.
Secondo Merletti, infatti, “più informazione e maggiore trasparenza sull’origine delle merci possono contribuire a rilanciare produzione e consumi”.

In base a una ricerca dell’Ufficio studi di Confartigianato condotta su dati Eurobarometro risulta che 1 cittadino europeo su 3, vale a dire 130 milioni di persone nell’Unione, sceglie cosa acquistare sulla base dell’origine dei prodotti riportati in etichetta. In Italia l’attenzione all’origine dei prodotti riguarda 25 milioni di persone.

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