Situazione occupazione nell’UE: leggerissima ripresa
Secondo la rassegna trimestrale sulla situazione occupazione e sociale dell’Unione Europea, sembra che una seppur fragile ripresa economica stia cominciando ad attecchire, permettendo di riprendere ad assumere, ma esistono tante differenze tra i diversi Stati membri
Ripresa economica fragile, con condizioni sociali e del mercato del lavoro ancora critiche richiedono nuovi investimenti strategici e riforme strutturali per realizzare l’obiettivo di una crescita inclusiva. Lo spiega la rassegna trimestrale realizzata dalla Commissione Europea.
Nonostante gli sforzi compiuti per superare le divergenze interne riguardanti il mercato del lavoro, la strada da percorrere presenta ancora ostacoli. Vero è che la Commissione ha lanciato il pacchetto sull’occupazione già da aprile, contenente una serie di raccomandazioni specifiche per ciascun Paese membro, allo scopo di promuovere riforme fiscali favorevoli all’occupazione (che in Italia in questi giorni si vogliono ribaltare) e ad adeguare i sistemi di istruzione e formazione per andare incontro alle necessità dei datori di lavoro, eppure, come dice László Andor, Commissario europeo per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione “non c’e spazio per l’autocompiacimento: troppe persone si trovano a subire le gravi conseguenze sociali della crisi, e dobbiamo accelerare gli investimenti sociali e il sostegno alla creazione di posti di lavoro. Una ripresa sostenibile richiede ulteriori progressi nella riforma dell’Unione economica e monetaria, il che significa anche prestare maggiore attenzione all’occupazione ed ai problemi sociali e coordinare più da vicino le politiche occupazionali e sociali. Dobbiamo essere in grado di individuare e affrontare le principali sfide occupazionali e sociali, invece di lasciare che si aggravino le disparità all’interno dell’Europa”.
Il pacchetto sull’occupazione contiene anche la “garanzia per i giovani”, entrata in vigore il 22 aprile 2013: gruppi d’azione incaricati di aiutare gli Stati membri ad orientare l’allocazione dei fondi strutturali europei per affrontare il problema della disoccupazione giovanile e per adottare misure atte ad agevolare la libera circolazione dei lavoratori, come la riforma della rete EURES per la ricerca di un impiego. Misure che sono integrate dallo sviluppo di una dimensione sociale dell’Unione economica e monetaria (UEM), attraverso una maggiore efficacia nel monitoraggio e nella valutazione dei potenziali squilibri occupazionali e sociali.
Il panorama che ci si offre davanti dunque non è ancora roseo: sebbene si siano alcuni segnali di una timida ripresa, infatti, la rassegna trimestrale appena pubblicata sottolinea che le condizioni sociali e del mercato del lavoro rimangono molto difficili. I parametri che lo indicano sono i seguenti:
il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli senza precedenti – con una media del 23% per l’UE nel suo complesso, che raggiunge il 63% in Grecia;
il tasso di disoccupazione di lunga durata è aumentato nella maggior parte degli Stati membri ed ha raggiunto un livello record in tutta l’UE. Sono aumentati la disoccupazione strutturale e gli squilibri, sia quantitativi che qualitativi, tra la domanda e l’offerta di manodopera;
la perdita netta di posti di lavoro ha coinciso con l’aumento degli impieghi precari – sono infatti cresciuti i lavori a tempo parziale, specie il part-time involontario, sebbene la quota di contratti a tempo determinato nell’UE sia diminuita, vittima anch’essa della contrazione economica;
la povertà è aumentata nell’UE dal 2007. I redditi delle famiglie sono in declino e il 24,2% della popolazione dell’UE è ora a rischio di povertà o di esclusione. I bambini sono particolarmente colpiti, in quanto sono aumentati sia la disoccupazione sia il numero di famiglie senza lavoro, oltre alla povertà lavorativa.
Per affrontare tutti questi problemi c’è dunque bisogno di ulteriori investimenti e riforme sociali. La Commissione spiega che in questa fase di avvio della ripresa economica le politiche attive del mercato del lavoro, come gli incentivi all’assunzione, la riduzione dell’imposizione fiscale per i lavoratori a bassa retribuzione, l’assistenza personalizzata per la ricerca di un lavoro e la formazione, sono fattori decisivi nel facilitare l’accesso all’occupazione per molte persone e nell’impedire che i disoccupati di lungo termine e le persone alla fine del loro corso di studi rinuncino a cercare un impiego.
Bisogna ricordare sempre che un maggior numero di persone occupate contribuisce ad una maggiore stabilità dei bilanci e all’aumento della capacità di spesa delle famiglie, consentendo così una solida ripresa delle attività produttive.
Occorre poi dedicare particolari energie all’attuazione della Garanzia per i giovani (che alleghiamo all’articolo). Adottata ad aprile, l’iniziativa è stata approvata dal Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2013. Per molti paesi, tale iniziativa richiederà riforme strutturali quali il rafforzamento dei servizi pubblici per l’impiego, l’istituzione di solide partnership tra le autorità pubbliche preposte all’occupazione e all’istruzione, nonché maggiori investimenti in programmi di formazione e di apprendistato. Ciò forse spaventerà alcuni di essi, come l’Italia, ma si tratta di una necessità e di un bene per la popolazione, per cui i politici locali farebbero meglio a ritenere le raccomandazioni europee come dati di fatto, positivi e rispecchianti valori etici e studi economici di vasta portata. Dunque niente paura se nei prossimi mesi gli Stati membri dovranno presentare i rispettivi piani nazionali di attuazione della Garanzia per i giovani.
Gli Stati membri dovrebbero inoltre continuare a modernizzare i rispettivi sistemi previdenziali nazionali per aumentare l’efficienza delle risorse disponibili ed ottenere il massimo risultato in termini di inclusione economica e sociale.
I sistemi di protezione sociale dovrebbero rispondere alle esigenze delle persone in tutti i momenti critici della loro vita. La Commissione ha fornito indicazioni per migliorare gli investimenti sociali attraverso il Pacchetto sugli investimenti sociali, adottato nel febbraio 2013, che contiene raccomandazioni specifiche per affrontare il problema della povertà infantile e dei senzatetto.
Il problema del divario tra i Paesi dell’euro zona però può pregiudicare l’unità dell’Europa economica e sociale. Vediamo quali sono le divergenze:
il tasso di disoccupazione nelle regioni meridionali e periferiche della zona euro ha raggiunto una media del 17,3% nel 2012, rispetto al 7,1 % nelle regioni settentrionali e centrali della zona euro;
il tasso medio di giovani non occupati né impegnati in corsi di studio o formazione (cosiddetti NEET) ha raggiunto il 22,4% nelle regioni meridionali e periferiche, contro l’11,4% in quelle settentrionali e centrali;
La povertà è aumentata nei due terzi degli Stati membri, ma non nel terzo restante.
Le divergenze economiche e sociali rappresentano le sfide principali per l’UEM. Gli scarsi risultati in campo sociale ed occupazionale non solo colpiscono gli Stati membri direttamente interessati, ma si estendono anche a quelli che hanno conseguito migliori risultati attraverso una riduzione della domanda aggregata e della produttività e un aumento dei tassi di interesse dovuto all’instabilità politica e ad un’erosione della fiducia nell’euro e nell’UE.
Insomma riuscire ad ottenere un’Unione economica e monetaria solida, caratterizzata da una dimensione sociale, richiede un miglioramento del controllo e della valutazione dei potenziali squilibri sociali e occupazionali di maggior rilievo per gli Stati membri, associato ad un maggiore coordinamento delle politiche occupazionali e sociali con l’obiettivo di garantire, nell’interesse dell’UEM nel suo complesso, una risposta efficace e tempestiva a tali problemi. La raccomandazione Garanzia per i giovani e l’accordo di avviare un’iniziativa per l’occupazione giovanile, con una dotazione di 6 miliardi di euro, sono esempi di questa azione collettiva che si propone di risolvere un’importante sfida occupazionale e sociale che colpisce in modo sproporzionato alcune parti dell’UEM.
Tali questioni vengono affrontate nella comunicazione sulla dimensione sociale della UEM adottata dalla Commissione il 2 ottobre, la quale si concentra su tre aspetti:
- rafforzamento della sorveglianza dei problemi occupazionali e sociali e del coordinamento delle politiche nel quadro del Semestre europeo;
- rafforzamento della solidarietà e della mobilità del lavoro;
- rafforzamento del dialogo sociale.
- Vediamoli punto per punto.
Sorveglianza e coordinamento
Il Semestre europeo stabilisce un calendario annuale e norme in materia di monitoraggio e coordinamento delle politiche economiche, mentre la strategia “Europa 2020” definisce per i 28 Stati membri dell’UE gli obiettivi sociali e occupazionali chiave per il prossimo decennio.
La comunicazione si concentra su questioni che attengono direttamente al buon funzionamento dell’UEM, nel pieno rispetto dell’agenda sociale generale che interessa l’intera UE. Le proposte della Commissione in essa contenute riguardano la creazione di un quadro di valutazione che consenta di seguire i principali sviluppi sociali e occupazionali, in modo da analizzare meglio e individuare più rapidamente i problemi principali prima che si manifestino. Il quadro di valutazione comprenderebbe i seguenti indicatori:
• il livello di disoccupazione e il suo andamento;
• il tasso di NEET (giovani disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione) e il tasso di disoccupazione giovanile;
• il reddito lordo disponibile delle famiglie;
• il tasso di rischio di povertà riferito alla popolazione in età lavorativa;
• le disuguaglianze (rapporto S80/S20).
La comunicazione propone inoltre di integrare un numero limitato di indicatori occupazionali e sociali complementari nella relazione sul meccanismo di allerta che serve a individuare gli squilibri economici.
I dati dovrebbero alimentare l’elaborazione delle politiche e riflettersi, ad esempio, nell’esame economico approfondito che viene condotto sulla base della relazione sul meccanismo di allerta oppure nelle raccomandazioni specifiche per paese pubblicate ogni anno a primavera dalla Commissione europea.
Solidarietà e mobilità del lavoro
Si può migliorare la ripartizione dei finanziamenti UE disponibili rendendola più efficace, in modo da alleviare il disagio sociale nei paesi interessati da profonde riforme economiche. Per il periodo 2014-2020 la Commissione ha proposto che gli Stati membri destinino almeno il 20% della dotazione del Fondo sociale europeo (FSE) ad essi riservata per promuovere l’inclusione sociale e lottare contro la povertà.
Il nuovo programma dell’UE per l’occupazione e l’innovazione sociale, il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione e il Fondo di aiuti europei agli indigenti sono anch’essi strumenti importanti che possono dare il loro contributo.
Occorre inoltre impegnarsi per agevolare la mobilità del lavoro all’interno dell’Unione europea. Quasi un quarto dei giovani economicamente attivi nell’area dell’euro è disoccupato (24% nel luglio 2013), con enormi differenze nei tassi di disoccupazione giovanile tra un paese e l’altro (il più alto,62,9%, è registrato in Grecia e il più basso, 7,7%, in Germania), mentre meno del 4% della popolazione in età lavorativa nell’area dell’euro proviene da un altro Stato membro. Con la comunicazione la Commissione si impegna quindi a intervenire per ridurre i costi e gli ostacoli alla mobilità lavorativa nell’UE.
Dialogo sociale
Vi sono margini per migliorare la consultazione delle parti sociali in fasi chiave del processo decisionale nell’ambito del Semestre europeo. La Commissione si è impegnata a:
riunire le parti sociali dell’UE prima dell’adozione dell’analisi annuale della crescita ogni autunno;
organizzare, successivamente all’analisi annuale della crescita, un dibattito con le parti sociali dell’UE e i loro membri nazionali;
organizzare riunioni tecniche preparatorie prima del vertice sociale trilaterale di marzo e altre riunioni ad alto livello;
incoraggiare gli Stati membri a discutere con le parti sociali nazionali tutte le riforme collegate alle raccomandazioni specifiche per Paese.