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Giovani, lavoro e impresa

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Giovani, lavoro e impresa

“Giovani, artigianato, scuola” è il titolo della ricerca realizzata dal Censis per Confartigianato Imprese dalla quale è emerso che l’80% degli italiani tra 16 e 18 anni coltiva passioni legate al mondo artigiano ma solo il 31% lo sceglierebbe per il proprio futuro…

 

 

 

 

Il collegamento scuola-lavoro risulta praticamente inesistente in questo campo, visto che solo l’8% dei giovani ha avuto esperienza in azienda grazie alla scuola. Ma disponibilità di posti di lavoro in questo settore ce n’è o no? Vediamo i dati: per il primo trimestre di quest’anno erano previste 121mila assunzioni da parte delle aziende. Il 13,5% di esse, pari a 16mila posti di lavoro, sono destinate a ruoli di difficile reperimento, proprio come le figure artigiane. Il problema infatti è che oggi, nonostante la passione, solo il 12% dei giovani italiani manifesta un interesse concreto per un lavoro artigiano, mentre il 19% lo considera un lavoro come un altro. E, se il 31% lo farebbe solo in caso non riuscisse a trovare un altro impiego, il 37% non lo prenderebbe neppure in considerazione.

La ricerca del Censis, presentata il 7 maggio dal direttore generale Giuseppe Roma e discussa da Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato Imprese, da Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’Istruzione, Università e Ricerca, nonché da Giuliano Poletti Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, mostra che a tenere i giovani lontano dall’artigianato è anche una immagine stereotipata che non corrisponde alla realtà dei fatti: quando pensano a un artigiano, i giovani (40%) pensano a una persona anziana, e solo il 9% pensa che sia un lavoro giovanile. Inoltre, i giovani non riescono a cogliere le potenzialità del settore e di crescita professionale pensando che non si possa diventare imprenditori di successo in questo campo. Lo pensa, invece, il 21% dei giovani.

Chi sceglie l’artigianato generalmente è motivato dalla passione, visto che questo mestiere è collegato alla creatività e all’autonomia. E infatti – probabilmente senza rendersene conto – ben l’80% dei giovani coltiva hobbies e interessi legati all’artigianato, come l’informatica (31%), la culinaria (21,5%), la fotografia (19%), la ceramica (14%), il trucco e l’estetica (13%) nonché piccoli lavori di riparazione di impianti e motori (12,5%).

Dalla ricerca emerge inoltre che, chi si dichiara favorevole a svolgere un lavoro artigiano in futuro, pone l’accento sul fatto che “consente di esprimere la propria creatività” (44%), “di lavorare in autonomia” (17%), “di realizzare una passione” (13,5%).

artigiano

Il 54% di quanti, al contrario, dichiarano di non essere intenzionati a svolgere un lavoro artigiano o di essere disposti a farlo solo nel caso non trovassero di meglio, pensa di non essere in grado, di non avere le competenze e le attitudini necessarie per riuscire. Questa mancanza di sicurezza, unita al disinteresse per l’avvio di un’attività in proprio (solo meno del 18% dei giovanissimi pensa di diventare imprenditore nel futuro), dimostra che il rapporto tra giovani e imprenditoria sia una vocazione da ritrovare, tanto più che ultimamente è stato dimostrato come l’imprenditorialità sia una forma di auto impiego validissima per combattere disoccupazione e crisi economica.

Riguardo questo aspetto, il 26% dei giovani è attratto dall’idea ma preoccupato per i rischi, il 58% invece non è affatto attratto da questa idea in quanto la ritiene troppo rischiosa oppure in quanto non si ritiene personalmente all’altezza.

Le differenze geografiche sono significative: al Nord-Est il 28% dei ragazzi è fortemente intenzionato ad aprire un’attività autonoma, il 18% al Nord-Ovest, il 10% al Centro e il 16% al Sud.

I giovanissimi hanno comunque una visione positiva della figura imprenditoriale, che viene vista come una persona capace (lo definisce così il 53% degli intervistati) e che sa rischiare (più del 45%). Per il 38% è uno che ha forti disponibilità economiche.

Merito, capacità e spirito di iniziativa prevalgono sugli aspetti casuali o negativi, che pure vengono chiamati in causa: la fortuna (15%), la mancanza di scrupoli (7%), lo sfruttamento del lavoro altrui (6%). L’11% ha una visione molto positiva, considerando l’imprenditore una figura che crea ricchezza per l’intera collettività.

Cosa vuoi fare nel tuo futuro? 

Solo il 46% dei giovanissimi ha le idee chiare su quale lavoro vorrebbe svolgere nel futuro:

  • il medico (11%)
  • l’ingegnere (6%)
  • l’architetto (5,5%)
  • il commercialista (5,5%)
  • il cuoco (5,5%)
  • lo stilista (4%)
  • l’estetista (3%)
  • il parrucchiere (2%)
  • l’informatico (2%). 

La maggioranza dei giovanissimi (58%) si dimostra ottimista, pensando che riuscirà a fare il lavoro che desidera (37%) o comunque a svolgerne uno coerente con il proprio percorso di studi (21%). Molti intravedono all’orizzonte un futuro decisamente negativo: il 24,5% pensa che sarà costretto ad accontentarsi di qualsiasi lavoro, pur di avere un reddito su cui contare, e il 16% ritiene che avrà grosse difficoltà a trovare un impiego. Forse è per questo che il 28% dei giovanissimi sogna già di trovare un lavoro che lo porti fuori dall’Italia.

Lavorare? Più tardi possibile

Solo il 10,5% degli studenti di 16-18 anni ha avuto l’occasione di fare già un’esperienza di lavoro stabile e il 28% ha già lavorato occasionalmente. La maggioranza (62%), invece, non ha ancora conosciuto il lavoro. E nemmeno è interessato: per lo più dichiarano di non essere interessati all’eventualità di un lavoro non retribuito in un’azienda: il 24% perché pensa che non sia giusto lavorare senza essere pagati, il 16% perché avrebbe difficoltà a conciliare il lavoro con lo studio, il 10% perché non la ritiene una cosa utile. Solo il 44% degli intervistati coglierebbe l’occasione al volo.

Una volta terminati gli studi secondari, solo un quarto degli studenti intende concentrarsi nella ricerca di un lavoro. La maggioranza pensa invece di proseguire gli studi, in via esclusiva (38%) o provvisoriamente, nell’attesa di trovare un lavoro (21%). Infine, il 15% non ha assolutamente idea sul da farsi.

Scuola-lavoro 

Chiamati a valutare l’utilità del proprio percorso di studi ai fini dell’inserimento nel mercato del lavoro, solo il 44% degli studenti esprime un giudizio positivo. La maggioranza è critica e punta il dito sulla mancanza di specializzazione della formazione ricevuta (35%) e sulla inadeguatezza rispetto alle attuali esigenze del mercato del lavoro (18%). Ma è soprattutto guardando alla funzione di orientamento al lavoro che l’offerta scolastica appare inadeguata: il 56% degli studenti ha ricevuto qualche informazione sul mercato del lavoro dai professori, ma solo il 38% ha partecipato a giornate di orientamento e il 20% a incontri con studenti universitari e giovani lavoratori.

Sono davvero sporadici i casi in cui la scuola organizza visite presso le aziende (poco più del 12%), attiva partnership con enti o aziende per far fare ai giovani esperienze di lavoro (8%), favorisce i contatti tra giovani e aziende (4%).

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