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Per avere la ripresa la Toscana dovrà aspettare il 2015

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Per avere la ripresa la Toscana dovrà aspettare il 2015. A salvare le sorti dell’economia intanto è il mercato estero, ma le difficoltà restano: sono ben 50 mila i giovani in cerca di un lavoro, altri 30 mila invece sono scoraggiati e non lo cercano neanche più

Il ritratto dello stato di salute della regione fatto di luci e ombre è tratteggiato dall’indagine Irpet-Unioncamere. Salta subito agli occhi che la situazione non è delle più rosee perché il 2013 è stato ancora un anno di recessione come spiega Stefano Casini Benvenuti, direttore dell’Irpet: “Il Pil è calato nel 2013 dell’1,4% e il 2014 non è l’anno della ripresa perché la crescita segnerà lo 0,3%. Solo nel 2015 si stima una ripresa con una crescita dell’1,3%”.

La Toscana si trova alle prese con la crisi più grave degli ultimi 70 anni, ma continua comunque ad andare meglio dell’Italia nel suo complesso, grazie soprattutto alle esportazioni che hanno segnato un balzo dal 2008 del 16,6%, il più alto tra le regioni italiane.

Va bene infatti chi in questi anni ha saputo intercettare la domanda internazionale, ovvero quelle imprese che non solo hanno aumentato la loro proiezione estera ma che, riuscendo a conquistare i mercati esteri, sono state in grado anche di far crescere la loro produzione ed il loro fatturato. L’Europa è il maggior cliente, ma più che nel resto d’Italia vi è in Toscana un’apertura anche verso mercati nuovi. L’export indirizzato nel Nord Africa è aumentato del 46%, quello verso la Russia del 21%. Oltre tremila delle imprese più dinamiche sono nel manifatturiero: molte di grandi e medie dimensioni, ma ce ne sono anche di piccole capaci di attenuare gli effetti della crisi.

Ve bene il turismo straniero (mentre cala quello italiano), accelerano le imprese del terziario high-tech, con una crescita del fatturato del 2,6% ed un ampliamento della base occupazionale e buone sono le performance dell’agricoltura, ma dall’altra parte della barricata restano molto negative la situazione dell’edilizia (produzione -6,0%), e quella della produzione industriale dove si parla ancora di una flessione (-1,9%, che è però più che dimezzata rispetto al 2012). In controtendenza ci sono settori comunque alcuni settori come la farmaceutica (+10%), l’oreficeria di Arezzo (+7%) e la nautica del cluster viareggino (+4,5%).

Il capitolo più triste del panorama dell’economia resta quello della disoccupazione che ha raggiunto l’8,7% (12,2% il dato italiano).
Rispetto al 2008 la Toscana ha 22 mila occupati in meno e 65 mila disoccupati in più e i più colpiti dalla debolezza del mercato del lavoro sono gli under 30, fascia nella quale i disoccupati sono al 22%, e chi viene assunto entra con le modalità più flessibili.
I Neet, i ragazzi che non studiano e non lavoro sono il 20%. Un problema che, commenta il presidente della Regione Enrico Rossi “rischia di affondarci e che bisogna affrontare con il coraggio di battere sentieri nuovi”.
E una soluzione per dare una mano all’economia Rossi la individua negli investimenti pubblici: “alla pubblica amministrazione sia concesso di spendere un po’ di più per ultimare le infrastrutture che mancano, potenziare il trasporto ferroviario o realizzare le terze corsie dell’autostrada”. Opere da mezzo miliardo di euro che “renderebbero la Toscana più competitiva”, ma che sono bloccate dal patto di stabilità e peserebbero con un mutuo di 50 milioni di euro dai bilanci regionali. Nel frattempo la Regione anticiperà 80 milioni dal proprio bilancio per far partire i bandi dei fondi comunitari e dare ossigeno alle imprese.

Lisa Baracchi

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