Ambiente

Stop agli sprechi alimentari domestici

cibo-expo-2015I dati del Rapporto 2014 Waste Watcher – Knowledge for Expo

di Paola Paolicelli

Non sprecare! Il 63% degli italiani lo chiede all’Italia che verrà, princa ancora della sicurezza, dell’equità, della tolleranza. Costa 8,1 miliardi all’anno lo spreco domestico di cibo: l’equilaverna ei 6,5 euro settimanali, per 630 grammi di cibo gettato. 

In un momento di austerità, una fetta di italiani riscopre, forse per senso civico, o forse per difficoltà economiche, quanto possa essere importante avere cura di ciò che si ha. Emerge,dunque, un comportamento responsabile che si concretizza con atteggiamenti virtuosi verso il cibo. Così “ Non sprecare” diventa l’imperativo più significativo per il Bel Paese. Lo rivela il Rapporto 2014 Waste Watcher sugli sprechi alimentari domestici.
Il 63% degli intervistati desidera un’Italia vigile contro gli sprechi, prima ancora di un’Italia equa (39%), solidale (22%), tollerante (12%), sicura (42%) e in generale rispettosa dell’ambiente (47%). Ma c’è di più: l’81% degli italiani controlla se il cibo scaduto è ancora buono prima di gettarlo (era il 63% solo pochi mesi fa, nel gennaio 2014) e il 76% porta o vorrebbe portare a casa il cibo avanzato al ristorante: il 30% degli interpellati lo fa con una certa frequenza, il 46% vorrebbe farlo ma non trova i contenitori al ristorante ed è troppo timido per chiederli.
Questi dati sono stati forniti dal Rapporto 2014 sullo Spreco alimentare domestico di Waste Watcher / Knowledge for Expo, l’Osservatorio sui temi dell’alimentazione, dell’agricoltura, dell’ambiente e della sostenibilità, illustrati a Milano.

Il resoconto si articola in cinque ambiti d’azione: l’approccio allo spreco alimentare, le abitudini alimentari degli italiani, la misurazione dello spreco alimentare domestico, gli strumenti per contrastarlo e il profilo dei nuclei familiari tra attenzione e disattenzione allo spreco.
Il nostro peccato principale, in un mondo sempre più proiettato alla sostenibilità, è il consumo sconsiderato di alimenti di vario genere. Purtroppo, i consumatori inconsapevoli, gettano nella spazzatura 8,1 miliardi di euro all’anno – ovvero 6,5 euro settimanali a famiglia per 630 grammi circa di cibo sprecato – e la tendenza è verso una lieve riduzione dello spreco di cibo. Erano infatti 8,7 miliardi secondo il monitoraggio pilota di Waste Watcher dell’ottobre 2013.
Il cibo, secondo gli italiani (60%), è il comparto su cui maggiormente si concentra la piaga dello spreco: più che per l’acqua (37%) o l’energia elettrica (20%).
Ma c’è chi si mobilita contro gli sprechi ed una parte italiani((8,3 in scala da 1 a 10) chiede provvedimenti mirati, auspicando che si parta con una campagna di educazione alimentare nelle scuole, oltre ad informazioni diffuse sul tema spreco (le considera utili il 94% degli italiani), a partire dai danni che lo spreco di cibo provoca anche rispetto all’ambiente.
In questo processo di sensibilizzazione le etichette sembrano giocare un ruolo non trascurabile: tutti gli intervistati sollecitano un sistema chiaro per le modalità di consumo. Il 90% afferma di leggerle sistematicamente per verificare la scadenza dei prodotti e l’83% dichiara di conoscere la differenza tra “data di scadenza” (within) e “preferenza di consumo” (best before). Ma solo il 67% di chi ritiene di saperlo (54% del totale del campione) ha dimostrato di conoscere realmente il significato. Anche la tecnologia entra in campo come guida di riferimento per contenere lo spreco: fra le innovazioni auspicate dagli intervistati primeggiano la tecnologia intelligente per gli imballaggi del cibo, con packaging che virano di colore e possono monitorare la freschezza dei cibi (76%); ma anche sistemi di controllo delle temperature del frigorifero (75%) e sistemi di pianificazione della spesa (67%).

In ultima analisi, ci piace sottolineare, che i consumatori non sono associabili ad una stessa linea di comportamento, tant’è vero che sono distinti in sei categorie:

  • virtuosi (22%): questo gruppo raccoglie la parte più sensibilizzata al tema dello spreco alimentare; lo inquadra sia come una immoralità, sia come un danno ambientale. Con queste motivazioni forti alle spalle riesce a sprecare veramente pochissimo
  • attenti (27%): il loro atteggiamento è attento allo spreco ma con qualche licenza. Anche questo gruppo è caratterizzato sia dalla sensibilità ai temi ambientali che dalla valutazione morale sullo spreco; ma con un’intensità leggermente minore. La differenza sostanziale è che in questo cluster vi sono più coppie con figli. Sprecano poco
  • indifferenti (10%): non ritengono che lo spreco alimentare produca dei danni. Nonostante questa condizione queste famiglie sprecano relativamente poco, meno della media delle famiglie italiane. La causa del loro comportamento corretto è di origine economica; è un gruppo che ha dei redditi limitati ed è il contenimento della spesa a motivarli nel non sprecare. Sprecano sotto la media nazionale ma più dei gruppi precedenti
  • incoerenti (26%): accade spesso, nella società, che “si predichi bene e si razzoli male”. Questo gruppo si muove proprio così: segnala l’importanza dell’ambiente, percepisce il danno dello spreco e la sua immoralità, condivide i provvedimenti utili alla riduzione di questo fenomeno; però spreca
  • spreconi (4%): si tratta di una rappresentanza marginale ma significativa di un atteggiamento sociale, relativo non solo a questo tema; “io non ho responsabilità”, è la società che deve pensarci. Ne fanno parte uomini e donne che hanno uno a scarso interesse per l’ambiente e che non valutano le conseguenze dovute allo spreco
  • incuranti (11%): Tra di loro rientra chi ha poco interesse per l’ambiente e, soprattutto, non ha alcuna necessità di approfondire le conseguenze e le interdipendenze dello spreco alimentare. 

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