Dal decalogo della “spesa salva ambiente” agli effetti dei cambiamenti climatici sul Made in Italy, le analisi e i consigli di Coldiretti in occasione del Climate Summit 2014 convocato con l’Assemblea generale ONU
La conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici è iniziata il giorno in cui quest’anno cade l’equinozio d’autunno, il 23 settembre, e dunque al termine dell’estate più calda degli ultimi secoli, con una temperatura media degli oceani e della terraferma superiore di 0,71 gradi centigradi alla media del XX secolo. L’analisi della Coldiretti si è basata sui dati catalogati nell’archivio del NOAAS (National Climatic Data Centre) dal 1880, dati che confermano la tendenza al surriscaldamento del pianeta, che ha avuto una forte accelerazione negli ultimi decenni. Per quanto concerne in particolare il nostro Paese, però, l’estate 2014 è risultata solo al 38° posto tra le più calde dal 1800 (solo +0,3 gradi rispetto alla media del periodo di riferimento) ma gli effetti dei cambiamenti climatici – precisa la Coldiretti – si sono manifestati con la più elevata frequenza di eventi estremi, con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, con vere e proprie bombe d’acqua e l’aumento dell’incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti.
Ma l’effetto dei cambiamenti climatici impatta fortemente sul nostro sistema agroalimentare. Nel lungo periodo sono numerosi gli effetti dei cambiamenti climatici sulle nostre produzioni tipiche. Secondo una analisi della Coldiretti il vino italiano è aumentato di un grado negli ultimi 30 anni e la zona di coltivazione tradizionale di alcune colture, come l’ulivo, si è spostata arrivando quasi a ridosso delle Alpi.
E un altro nostro prodotto tipico del Sud, il pomodoro, si coltiva ormai per metà della produzione nazionale destinata a conserva nella Pianura Padana. Anche il grano duro con cui si fa la pasta, coltura tipicamente mediterranea, oggi si coltiva in Pianura Padana.
L’effetto riscaldamento si estende praticamente a tutti i nostri prodotti tipici. Il riscaldamento provoca infatti anche – spiega la Coldiretti – il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini.
Questa situazione di fatto “mette a rischio di estinzione il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani”.
La tutela dell’ambiente può aiutare l’economia a crescere e a creare posti di lavoro. Non sono solo la Coldiretti o le associazioni ambientaliste a pensarla così ma anche l’84% degli italiani (più della media europea, quindi, che è pari al 74%). E l’89% degli italiani ritiene che le questioni ambientali abbiano un effetto sulla vita quotidiana; ad esempio l’inquinamento dell’aria che è il principale problema ambientale per una maggioranza del 56% degli italiani, sulla base dell’ultimo rapporto Eurobarometro relativo al 2014.
Gli italiani sono sensibili all’ambiente e si comportano in modo di ridurre l’effetto serra. Il 30% degli italiani, per ridurre l’emissione di gas, ha acquistato nell’ultimo mese prodotti locali che non devono percorrere grandi distanze con mezzi inquinanti prima di giungere in tavola. Il 31% sostiene l’importanza di utilizzare mezzi pubblici al posto delle auto di proprietà e quindi, con piccoli accorgimenti nella spesa di tutti i giorni, riesce a tagliare i consumi di petrolio e ridurre le emissioni di gas a effetto serra di oltre mille chilogrammi (CO2 equivalenti) all’anno per contribuire personalmente con uno stile di vita responsabile e attento all’ambiente.
Il segreto, spiega la Coldiretti, sta nello scegliere prodotti locali e di stagione, ridurre al minimo gli imballaggi, fare acquisti di gruppo, recarsi alla spesa riciclando le buste, ottimizzare il consumo di energia nella conservazione e nella preparazione dei cibi, non sprecare e portare in tavola gli avanzi.
È stato calcolato che un chilo di ciliegie dal Cile per giungere sulle tavole italiane deve percorrere quasi 12mila chilometri con un consumo di 6,9 chili di petrolio e l’emissione di 21,6 chili di anidride carbonica, mentre un chilo di mirtilli dall’Argentina deve volare per più di 11mila chilometri con un consumo di 6,4 kg di petrolio che liberano 20,1 chili di anidride carbonica. E gli asparagi dal Perù viaggiano per oltre 10mila km, bruciando 6,3 chili di petrolio e liberando 19,5 chili di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto, attraverso il trasporto con mezzi aerei.
“Forse l’unico aspetto positivo della crisi” afferma la Coldiretti “è la tendenza ad acquisti più responsabili che hanno portato i consumatori ad abbandonare le mode esterofile del passato, a privilegiare l’acquisto di prodotti sfusi, ad adottare tecniche di acquisto come la spesa di gruppo che fanno risparmiare carburante ma anche a tagliare gli sprechi”.
Tre famiglie su quattro (73%) hanno tagliato gli sprechi a tavola: il 45% li ha ridotti e il 28% li ha addirittura annullati, secondo una analisi Coldiretti/Ixè dalla quale emerge che, tra chi ha tagliato gli sprechi, l’80% fa la spesa in modo più oculato, il 37% guardando con più attenzione alla data di scadenza e il 26% riducendo le dosi acquistate. Il 56% riutilizza quello che avanza.
Il decalogo della Coldiretti della “Spesa salva ambiente”
1) Preferire l’acquisto di prodotti locali che non devono subire lunghi trasporti con mezzi inquinanti;
2) scegliere frutta e verdura di stagione che non consumano energia per la conservazione;
3) ridurre le intermediazioni fino a fare acquisti direttamente dal produttore, come nei mercati di Campagna Amica della Coldiretti, per evitare passaggi di mano del prodotto che spesso significano inutili trasporti;
4) privilegiare i prodotti sfusi che non consumano imballaggi come i distributori automatici di latte;
5) acquistare confezioni formato famiglia rispetto a quelle monodose per ridurre il consumo di imballaggi per quantità di cibo consumato;
6) fare acquisti di gruppo (anche in condominio) per ridurre i consumi di energia nei trasporti per fare la spesa;
7) riutilizzare le borse per la spesa e servirsi di quelle fatte con materiali biodegradabili di origine agricola nazionale o di tela invece di quelle in plastica;
8) ottimizzare l’energia consumata nella preparazione e conservazione dei cibi con pentole e frigoriferi a basso impatto;
9) ridurre gli sprechi ottimizzando gli acquisti e riscoprendo la cucina degli avanzi per evitare che finiscano tra i rifiuti;
10) fare la raccolta differenziata per consentire il recupero di energia dai rifiuti prodotti. (D.M.)