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Nelle Marche è allarme fallimenti

Otello-Gregorini

Otello-GregoriniCalano i protesti e c’è chi ricorre al fondo usura per evitare gli strozzini

di Catiuscia Ceccarelli

Le Piccole e Medie Imprese marchigiane sono allo stremo delle forze e delle risorse a causa della crisi sui consumi e della crescita che è sempre più un miraggio. Attività anche storiche sono costrette a mollare la presa. Non aiutate da un accesso al credito sempre più complicato. A lanciare l’allarme fallimenti è la CNA delle Marche. Per capire qual è la situazione reale che la regione adriatica sta affrontando abbiamo intervistato Otello Gregorini, Segretario Regionale Cna Marche

Gregorini, dal vostro osservatorio che situazione si sta vivendo nelle Marche?
Nelle Marche il sistema produttivo sta attraversando un momento molto difficile. La nostra regione è fra quelle che hanno più risentito di una crisi che sembra non finire mai. Questo perché le Marche sono da sempre la regione più artigiana e più manifatturiera d’Italia, insieme al Veneto. Ed è proprio tra le piccole imprese manifatturiere che la crisi ha colpito più duro. Con la crisi si è perso un quinto della capacità produttiva del sistema manifatturiero delle Marche e solo nei primi sei mesi del 2014 hanno cessato l’attività 2.595 imprese artigiane, che si vanno ad aggiungere alle 4.342 che hanno chiuso i battenti nel 2013.

Quali settori sono più in difficoltà?
A pagare il prezzo più salato sono i settori del sistema moda. Nel secondo trimestre del 2014 il calzaturiero ha perso il 5,8% della produzione e il 3,3% del fatturato mentre l’abbigliamento ha registrato un calo produttivo del 4,7% ed una riduzione del fatturato del 7,5%. Cali produttivi tra il 3 e il 4% si sono avuti nelle industrie alimentari, del mobile e dell’energia mentre le macchine elettriche hanno perso lo 0,8%. Unica eccezione la meccanica, che ha aumentato la produzione dell’1,2%, il fatturato del 2,7%.

Un’impresa su quattro è femminile. Imprese con donne al vertice hanno una marcia in più per sopravvivere in questo momento di crisi?
È vero, le donne sono in prima fila nel rispondere alla crisi investendo in attività imprenditoriali. Settori come il turismo, l’accoglienza, la cultura, i servizi alla persona sono veri e propri giacimenti di ricchezza. Le donne lo hanno capito e si stanno dando da fare. È dovere delle istituzioni creare le condizioni per sostenerle, in particolare con politiche del credito attente alle loro esigenze e favorendo la conciliazione dei tempi per chi deve dividersi fra famiglia e impresa, con servizi sociali adeguati.

Secondo i dati Cribis, elaborati dal Cento Studi Sistema per la Cna Marche e Fidimpresa Marche, i fallimenti tra gennaio e giugno di quest’anno sono stati 281 rispetto ai 246 del primo semestre 2013 ed ai 229 dello stesso periodo del 2012. La maggioranza delle imprese fallite tra gennaio e giugno (29,2%) apparteneva al comparto manifatturiero, in particolare mobile e moda. Nel 21% dei casi si è trattato di esercizi commerciali, nel 16,7% di aziende edili e nel 14,2% di imprese dei servizi.
Come si spiega questa tendenza?
Sono sei anni che le nostre imprese cercano di resistere aspettando una ripresa che viene ogni volta rinviata all’anno successivo. Molte di loro non ce la fanno più e portano i libri in tribunale. Se la crisi ha fatto aumentare i fallimenti, ha avuto l’effetto contrario sui protesti, che nei primi cinque mesi del 2014 sono praticamente dimezzati. Questo perché le imprese rifiutano sempre più spesso cambiali, tratte ed assegni, ritenute forme di pagamento non affidabili.

Nelle Marche, la crisi rischia di agevolare il dramma dello strozzinaggio?
Il rischio di finire nelle grinfie degli strozzini cresce insieme alle difficoltà finanziarie delle imprese ed alla stretta creditizia che ha visto anche nei primi sei mesi dell’anno un calo dei prestiti concessi dalle banche al sistema produttivo marchigiano del 4,7%. Siamo arrivati al punto – come risulta dai dati di Fidimpresa Marche, il Confidi unico della Cna – che gli artigiani chiedono sempre più prestiti per pagare le tasse e le tredicesime ai loro dipendenti, e sempre meno per gli investimenti. Su cento imprese, 86 hanno bisogno di liquidità e solo 14 si rivolgono a Fidimpresa per finanziamenti finalizzati ad investire in azienda.

Cosa significa per un imprenditore ricorrere al fondo antiusura per non fallire e per resistere agli strozzini?
Il Fondo antiusura è l’ultima risorsa quando tutte le altre strade per ottenere credito sono impraticabili. Al bivio tra il fallimento e l’usura, i piccoli imprenditori marchigiani trovano le garanzie offerte dai Consorzi Fidi per ottenere i finanziamenti del Fondo antiusura, che consentono loro di non gettare la spugna e di proseguire l’attività imprenditoriale sperando in tempi migliori, senza finire nelle mani degli strozzini.

A cosa andrà in contro il settore produttivo marchigiano, se la situazione non migliora?
Se la situazione non dovesse migliorare nemmeno il prossimo anno, con la ripresa dei consumi e della produzione, rischia di essere messo in discussione non solo il settore produttivo marchigiano ma l’intero sistema sociale ed economico della regione, fondato da sempre su una imprenditorialità diffusa, su una elevata qualità dei servizi e sull’equità sociale. Da noi non esistono ancora sacche di degrado e di marginalità sociale ma la situazione è sempre più difficile ed aumentano le famiglie povere, che hanno crescenti difficoltà ad accedere ai servizi essenziali come le cure mediche e un’alimentazione adeguata.

Cna Marche come intende procedere per sostenere le piccole e medie imprese del territorio?
Nei prossimi anni occorre ottimizzare al massimo le opportunità di finanziamento offerte dai fondi Fesr, Por ed Fse per sostenere la piccola impresa marchigiana ed accompagnarla nelle sfide dell’innovazione e della competitività, proseguendo il percorso di costruzione della Macroregione Adriatica, sulla quale la Cna è da tempo impegnata. Inoltre serve un rafforzamento dei fondi regionali per sostenere l’artigianato e le piccole imprese e favorire l’accesso al credito attraverso la garanzia, gli investimenti e attività di ricerca applicata su politiche energetiche eco compatibili per le quali imprese artigiane e micro imprese possono giocare un attivo ruolo da protagoniste. Infine, l’introduzione di ulteriori misure di semplificazione, in particolare con riferimento alle gare di appalto e fornitura per opere e servizi ordinari e straordinari delle pubblica amministrazione, anche al fine di favorire un maggior coinvolgimento di artigiani e micro imprese per il rilancio dell’edilizia privata, pubblica e delle infrastrutture.

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