Secondo il Censis 6,5 miliardi di fatturato. A cui si aggiunge un mancato gettito fiscale di 5,3 miliardi e 105mila posti di lavoro sottratti all’economia legale
di Noemi Roccatani
Nel nostro Paese, con un fatturato illecito stimato pari a oltre 6,5 miliardi nel 2012, la contraffazione ha sottratto al sistema economico legale nazionale 5 miliardi e 280 milioni di entrate erariali (circa il 2% del totale delle entrate) e 105mila unità di lavoro. I settori più colpiti sono l’abbigliamento e gli accessori (pari al 34% dei ricavi), il comparto cd, dvd e software (27,3%) fino ai prodotti alimentari (15,8%): è la stima del “volume d’affari” della contraffazione in Italia secondo la rinnovata ricerca realizzata dal Ministero dello Sviluppo economico in collaborazione con il Censis.
L’impatto della contraffazione sull’economia nazionale è pesantissimo. Il fatturato complessivo del mercato interno della contraffazione al 2012 subisce un lieve ridimensionamento, determinato dalla crisi economica in atto e dalla caduta dei consumi e del potere di acquisto delle famiglie, che si ripercuote su tutti i segmenti di spesa.
Se la vendita di merci contraffatte fosse realizzata e commercializzata sul mercato legale si otterrebbero i seguenti risultati: 17,7 miliardi di euro in termini di produzione aggiuntiva, con conseguenti 6,4 miliardi di valore aggiunto e ricadute positive pari a 5,6 miliardi di euro per gli acquisti di materie prime, semilavorati e servizi dall’estero. Soprattutto, però, la produzione legale delle merci assorbirebbe 105mila unità di lavoro aggiuntive, pari a circa lo 0,44% dell’occupazione complessiva nazionale.
La contraffazione comporta anche pesanti perdite per il bilancio dello stato in termini di mancati introiti fiscali. Riportare sul mercato legale la produzione delle merci contraffatte significherebbe garantire un gettito fiscale aggiuntivo per le casse dello stato, tra imposte dirette e indirette, di 5 miliardi e 280 milioni di euro, considerando tutte le fasi della catena di produzione.
Ciò che colpisce è anche l’effetto deflazione del comparto del falso, con un abbassamento dei prezzi dei prodotti contraffatti venduti in strada. Il valore medio unitario degli articoli sequestrati dalle Dogane e dalla Guardia di finanza si è ridotto negli ultimi cinque anni da 13 a 10,7 euro (-17,7%). Ciò non significa che sia in diminuzione il fenomeno della contraffazione – spiega la ricerca – perché la flessione dei prezzi è dovuta solo alla necessità di andare incontro alle ridotte disponibilità di spesa dei clienti. Secondo l’indagine il 46% dei soggetti economici interpellati (Camere di Commercio, associazioni imprenditoriali e di categoria) dichiara di percepire che l’acquisto di merce falsa “è un’abitudine in crescita tra i consumatori”.
Proporzioni intollerabili per il Sottosegretario di Stato del Ministero dello Sviluppo economico, Simona Vicari, che così descrive il mondo del falso: “Un mercato parallelo e sommerso, che coinvolge la criminalità organizzata a livello globale, che sfrutta anche il fenomeno dell’immigrazione a bassissimo costo, che si insinua nella credenza che non sia la qualità a fare il marchio, ma il marchio stesso, vero o falso, a determinare lo status symbol”.
{gallery}2014/C-714G{/gallery}