Strategia economica: la Commissione europea promuove Renzi ma chiede riforme rapide e incisive
di Daria Contrada, giornalista
Italia e Spagna, due nazioni vicine non soltanto geograficamente, ma anche e soprattutto per usi e costumi, lingua e cultura. Due sorelle di una stessa madre.
Ma come si può portare avanti un’unica strategia economica per realtà diverse? Spazio Europa è un luogo di confronto, di scambio. “È importante per i decisori capire cosa succede nei vari Stati membri, è solo attraverso una conoscenza approfondita gli uni degli altri che si può portare avanti quel processo di integrazione iniziato nel 1950” con la presentazione da parte di Robert Schuman del piano di cooperazione economica. Lucio Battistotti, rappresentante italiano della Commissione UE, ha sintetizzato così lo spirito che ha promosso l’organizzazione del seminario ‘Italy – Spain: Common challenges in the European Semester’ organizzato dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea a Roma.
Nel corso della giornata l’Italia e la Spagna hanno cercato di conoscersi meglio e di portare alla luce differenze e analogie per raggiungere ciò che rappresenta il cuore pulsante dell’azione comunitaria: il bene comune. Partiamo da un debito pubblico e da un tasso di disoccupazione elevati in entrambi i Paesi, sebbene con motivazioni completamente diverse. Ecco, l’Europa è un puzzle variegato di Stati membri ma funziona come un atomo: se una molecola si rompe compromette il funzionamento dell’intero sistema. Ed è per questo che all’Europa sta così a cuore la ripresa dell’economia italiana: Lucio Pench, direttore del Tesoro, ha spiegato che “il debito pubblico italiano così elevato è causa di vulnerabilità per l’economia dell’intera Europa”. Il mercato non guarda solo ai titoli di Stato quando decide di investire, ma cerca di prevedere il futuro e spesso l’Italia non offre un’immagine così affidabile di sé.
È importante fare le riforme e cercare di contrastare la disoccupazione. Ma come?
Lorenzo Codogno parla a nome del ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha effettuato un monitoraggio della situazione per capire come e dove intervenire. “Bene il Jobs act messo sul tavolo da Matteo Renzi, è necessario eliminare le barriere che frenano la ripresa occupazionale e andare avanti con le riforme strutturali per aumentare il più rapidamente possibile il numero di lavoratori”. Passiamo alla legge di Stabilità 2015 appena approvata dal Parlamento: “sul lato fiscale va tenuto sotto controllo il debito pubblico e vanno potenziati gli investimenti nei comparti ricerca e innovazione. Bisogna spostare la tassazione dal lavoro ad altri settori per consentire al Paese di ripartire. Avanti con il processo avviato di privatizzazioni delle aziende partecipate dello Stato, bene la spending review, la legge elettorale va approvata subito”.
La crescita deve essere l’obiettivo principale per il nostro Paese. Ma questa crescita da dove verrà? “Molti di noi sono del parere che per raggiungere una crescita a lungo termine bisogna realizzare buone riforme. Noi lavoriamo per le riforme senza dimenticare che il senso delle riforme è il senso della crescita per il Paese stesso”.
È anche importante affrontare la questione della governance, e per migliorarla in tutta Europa è “necessario semplificare le procedure”. Comunque per quanto riguarda Italia e Spagna “sulle riforme non ci sono troppi indicatori in rosso”.
A dire di Ignacio Mezquita Perez-Andùjar, direttore generale del ministero dell’Economia e delle Finanze spagnolo, la situazione spagnola è migliore di quella italiana, gli sforzi di bilancio per sostenere la finanza pubblica stanno dando i primi risultati, e il tasso di occupazione sta risalendo. “In Italia servono le riforme per contrastare la disoccupazione e favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, in Spagna va regolamentato il mercato”. La ricetta dell’Ue per i nostri cugini iberici è “avanti con le riforme pensionistica, del settore bancario e con un nuovo piano che coinvolga l’intera P.A.”.
Dopo aver fatto il punto sulla situazione, i due Paesi si sono dati appuntamento a Madrid per un secondo seminario di confronto l’11 febbraio. I due eventi saranno l’occasione per riflettere sulle analogie e le diversità dei problemi da affrontare e delle riforme da attuare, per valutare il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per Paese adottate nel 2014 e per discutere le principali sfide per il 2015. Le cose da fare sono tante, il tempo stringe e l’Europa ha assoluto bisogno di invertire la rotta.