Nel mondo, milioni di persone si servono quotidianamente di Internet come strumento didattico e di ricerca, per fare spese, acquisti importanti e operazioni bancarie, per investire, condividere foto, divertirsi con i videogiochi, scaricare film e musica, comunicare con amici, fare nuovi incontri e per tutta una serie di altre attività. Tuttavia, se è vero che il cyberspazio offre molti vantaggi, opportunità e comodità, è anche vero che presenta rischi crescenti; da tempo McAfee, la principale azienda focalizzata sulle tecnologie di sicurezza, denuncia le nuove minacce che emergono numerose ogni giorno, soprattutto per le donne.
Secondo uno studio americano del Pew Research Center, il 25% delle donne è stato molestato online, il 26% ha subito stalking. La ricerca ha inoltre sottolineato che online le donne sono le più soggette a forme gravi di abusi. Nella classica dei crimini contro le navigatrici in rosa di tutte le età, la molestia più diffusa risulta essere quella perpetrata via e-mail: facile per chi le commette, difficile per chi le riceve risalire al mittente.
Quasi sempre, infatti, la persona che minaccia, insulta o inganna il destinatario si nasconde dietro un falso nome.
È molto comune anche il cyberstalking, la forma definita da McAfee «più spaventosa» tra i crimini contro le donne in rete. Lo stalker segue le attività della vittima in rete, spia gli account di posta elettronica e dei social network, dove lascia massaggi osceni in bacheca, ed entra nelle chat frequentate dalla vittima. Di solito sono ex mariti, fidanzati, o amanti piantati. Altre volte sono persone ossessionate o colleghi gelosi che spiano le donne. Ma attenzione, perché oltre a questi – avverte il blog – si nascondo ‘predatori’ o pedofili che puntano le ragazze. Una ‘caccia’ purtroppo resa più facile dal fatto che le giovani sono meno attente e più spigliate in rete.
Proprio i ‘predatori’ sul web sono citati in un paragrafo del blog di McAfee. Molte ragazze postano le proprie fotografie e video sui social network perché, tutto sommato, i social servono proprio a questo. Spesso però finiscono nelle mani sbagliate, ad esempio in quelle di adulti che si fingono giovani per chattare e arrivare a chiedere un incontro di persona. Altro crimine spesso perpetrato contro le donne è quello della diffamazione, che ha a che fare solamente con il web, ma proprio su internet trova terreno fertile per la rapidità con cui le parole rimbalzano da una parte all’altra.
Di solito, ricorda McAfee, questo genere di molestia avviene via e-mail, che viene spedita a più destinatari che si conoscono e che contiene insulti e illazioni contro la vittima.
Infine, c’è il fenomeno della sofisticazione delle immagini. In pratica, viene spiegato, è quel modo di offendere le vittime delle quali, solitamente, si prende il volto e si incolla su un corpo brutto o in pose oscene, per poi pubblicare il tutto sui social network. Un modo un po’ più infantile per insultare, ma pur sempre una violenza.
(N.R.)