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CNA, banche, università e Regione per l’economia delle Marche

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All’assemblea regionale dell’associazione artigiana sono state lanciate alcune proposte per il rilancio dell’economia marchigiana ripartendo dall’artigianato e dalle piccole imprese

Nel primo semestre del 2015, secondo i dati presentati dal direttore del Centro Studi CNA Marche, Giovanni Dini, il 38,4% delle imprese artigiane ha diminuito la produzione e il 48,6% l’ha mantenuta stazionaria mentre solo il 13% ha registrato un aumento dei livelli produttivi. 

A questo punto si è reso necessario un confronto per parlare dell’uscita della crisi. Così, in questa fine di ottobre, mentre il Governo attende l’approvazione definitiva della Legge di Stabilità, il Prorettore della Politecnica Gianluca Gregori, il presidente di ABI Marche Luciano Goffi, il capo gabinetto e segretario generale della regione Marche Fabrizio Costa e l’economista Gianluca Goffi dell’università di Urbino si sono incontrati con i vertici della CNA Marche all’assemblea regionale dell’associazione per approntare possibili soluzioni.

“Ripartire dall’artigianato e dalle piccole imprese. Non solo creando le condizioni per far rilanciare la manifattura ma investendo sulle imprese culturali, dei servizi, del turismo, dell’enogastronomia, del settore artistico e tradizionale, senza dimenticare l’edilizia che va rilanciata attraverso la ripresa degli appalti pubblici, le ristrutturazioni e il risparmio energetico”. È questo il messaggio lanciato dal presidente CNA Marche Gino Sabatini e dal segretario Otello Gregorini all’assemblea regionale della categoria.
Una crisi, quella dell’artigianato marchigiano, che si protrae dal 2008 ed i cui effetti sono stati illustrati dal direttore del Centro Studi CNA Giovanni Dini.
Ma vediamoli, innanzitutto, questi effetti.

Artigianato: i numeri della crisi

Nel primo semestre del 2015, secondo i dati del Centro Studi CNA Marche, il 38,4% delle imprese artigiane ha diminuito la propria produzione e il 48,6% l’ha mantenuta stazionaria mentre solo il 13% ha registrato un aumento dei livelli produttivi. È andata meglio alle imprese artigiane che esportano una parte della produzione all’estero, che nel 26% dei casi hanno aumentato il fatturato, ma si tratta solo del 10,9% delle imprese marchigiane.

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In calo anche gli artigiani che nei primi sei mesi del 2015 hanno realizzato investimenti. Sono stati solo l’8% rispetto al 9,1% dello stesso periodo dell’anno precedente. Il quadro si chiude con la chiusura tra gennaio e settembre, di 3.078 imprese artigiane a fronte di 2.364 aperture di attività, con un saldo negativo di 714 imprese, di ben cui 358 nelle costruzioni e 181 nel manifatturiero.

I settori del manifatturiero sono stati quelli che hanno pagato il prezzo più alto alla crisi: tra il 2008 e il 2015 hanno lasciato sul terreno il 7,5% delle imprese ed hanno visto ridursi il proprio valore aggiunto del 17,5%.

Ma come hanno reagito le imprese artigiane alla crisi? Secondo una indagine della CNA, oltre il 50% ha ridotto i costi di produzione, sacrificando gli investimenti. Solo il 10,5% ha introdotto nuovi processi produttivi mentre il 22,5 % ha offerto prodotti e servizi innovativi.

Le proposte di Regione, banche e università

“Servono misure straordinarie per superare una crisi che per l’artigianato dura ormai da sette anni” ha affermato il Prorettore dell’Università Politecnica delle Marche Gianluca Gregori “perché se salta il modello economico delle piccole imprese, salta il sistema economico delle Marche. Occorre che Regione, Università ed associazione di categoria uniscano gli sforzi per trovare risorse a sostegno dell’innovazione e della ricerca per le piccole imprese. Puntare forte sull’internazionalizzazione digitale, sul marketing e sul commercio elettronico serva a superare il problema delle dimensioni delle imprese”.

Mercato del lavoro

La crisi dell’artigianato e della piccola impresa manifatturiera marchigiana ha fatto sentire i suoi effetti anche sul mercato del lavoro. Tra luglio 2014 e giugno 2015, secondo l’economista Gianluca
Goffi, dell’università di Urbino, ci sono stati 6.730 iscritti nelle liste di mobilità, che è l’anticamera della disoccupazione. “Occorre intervenire” ha sostenuto Gianluca Goffi “sulle principali debolezze del sistema produttivo marchigiano: la mancanza di un’adeguata rete dei servizi, la carenza di infrastrutture, il basso livello di investimenti esteri e al scarsa capacità innovativa delle imprese”.

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Accesso al credito

Difficile anche l’acceso al credito per le piccole imprese: nei primi otto mesi del 2015, secondo i dati presentati dal presidente dell’ABI Marche Luciano Goffi, mentre nelle Marche si è avuto un aumento dei prestiti del 15,9%, per gli artigiani e le piccole imprese i finanziamenti erogati sono diminuiti del 4,2%. “Per invertire questa situazione” spiega Luciano Goffi “occorre facilitare l’accesso al credito attraverso la garanzia e la consulenza alle piccole imprese. Per questo è necessario accorpare i Confidi per arrivare ad un unico interlocutore del mondo bancario, solido e ben organizzato, entro il 2016”.
Il nuovo Segretario Generale Capo di Gabinetto della Regione, Fabrizio Costa, ha affermato che “per accedere ai finanziamenti per i grandi progetti europei, come ad esempio, la banda larga, va costituita una macroregione di almeno 6 milioni di abitanti, o si rischia di rimanere tagliati fuori”.

I prossimi bandi

Fabrizio Costa ha anche annunciato due bandi regionali per le piccole imprese dell’artigianato marchigiano: il primo stanzia 5 milioni di euro per i servizi innovativi finalizzati alla predisposizione dei campionari e il secondo stanzia 10 milioni di euro per le attività dei servizi collegate al sistema del welfare marchigiano ed al mondo del benessere.

(D.M.)

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