Fisco e norme

Semplificare per crescere, la conferenza di R.E TE. Imprese Italia

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Gli scenari possibili di crescita derivanti dalla semplificazione amministrativa

di Serena Selvarolo

Si è svolta martedì 3 Novembre presso il Tempio di Adriano a Roma la conferenza organizzata da R.E TE. Imprese Italia che riunisce sotto un unico cappello le associazioni di Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti, CNA e Casartigiani con la presenza all’evento, dei rispettivi Presidenti. L’iniziativa, che ha visto le conclusioni della Ministra per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, ha posto l’accento sulla necessità di attivare processi di semplificazione in materia fiscale e del mercato del lavoro finalizzate alla ripresa e alla competitività delle imprese necessarie per far ripartire il Paese.

Prima dell’apertura dei lavori il portavoce di turno di Rete Imprese Italia, il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha dichiarato alla stampa: “C’è un bisogno assoluto di buona burocrazia, quella che consente ad un imprenditore di lavorare con poche regole, semplici chiare e certe, senza dover impazzire in procedure e adempimenti complicati e costosi. Le imprese, soprattutto quelle del commercio, del turismo e dell’artigianato, non possono più sopportare trenta miliardi di costi burocratici all’anno e perdere trentaquattro giornate uomo all’anno solo per gli adempimenti fiscali. Per questo noi chiediamo al Governo un impegno straordinario sulla riforma della pubblica amministrazione con il pieno coinvolgimento delle imprese”.

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Stefano Fantacone, direttore del CER, Centro Europeo Ricerche, ha illustrato i risultati della ricerca “Scenari di crescita in presenza di una semplificazione amministrativa”. Come anticipato dalla dichiarazione di Sangalli e quantificato dal Dipartimento per la Funzione Pubblica, ammontano a oltre 30 miliardi gli oneri amministrativi, ovvero il 2% del Prodotto interno lordo, sopportati annualmente dal sistema delle PMI Italiane.
Si tratta di oneri “impropri” determinati da complicazioni e inefficienze burocratiche che potrebbero essere eliminati per circa un terzo (8,9 miliardi) attraverso un programma di semplificazione della macchina amministrativa ma che non contemplano i risparmi associabili al tema della sicurezza sul lavoro.

La ricerca evidenzia come il 60% delle PMI ritenga che negli ultimi anni l’incidenza degli oneri amministrativi sia aumentata, così come il numero delle giornate uomo dedicate agli adempimenti, che hanno visto un incremento del 14% rispetto al 2008 quindi un valore pre-crisi.

Un apparato pubblico che ostacola invece di avvantaggiare le PMI è ciò che emerge dai dati e che fa crollare agli ultimi posti l’Italia nelle classifiche internazionali sulla facilità di fare impresa. Ad esempio, nella classifica della Banca mondiale Doing Business, la media OCSE delle ore necessarie per adempiere agli obblighi fiscali ammonta a 177 mentre in Italia ne occorrono 269. Un + 52% che non ci fa certo onore così come il 138° posto su 140 nella classifica del Word Economic Forum in merito al peso degli oneri amministrativi.
Tutti questi dati negativi evidenziati dalle graduatorie internazionali sono dovuti sia alla quantità di imposte che si pagano, sia alla fatica e al costo derivato dagli adempimenti degli obblighi fiscali. Questo aspetto, denota lo studio, fa comprendere quanto si rileverebbe utile una politica di semplificazione burocratica per sostenere, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, un incremento di competitività del nostro Paese.

La seconda parte della ricerca del CER dimostra, attraverso una simulazione, quale sarebbe l’impatto economico della semplificazione ottenendo risultati importanti in termini di:

  • aumento degli investimenti – dato dalla riduzione degli oneri burocratici impropri;
  • accelerazione della crescita – un sistema più efficiente produce aumenti di produttività e nell’arco di un quadriennio sospingerebbero un aumento cumulato del Prodotto Interno Lordo pari ad un punto percentuale;
  • riduzione del tasso di disoccupazione – maggiori investimenti equivarrebbero a nuova forza lavoro, producendo, sempre nel quadriennio, un calo della disoccupazione superiore allo 0,5% rispetto a oggi;
  • recupero della competitività – la somma di tutti i vantaggi sopra descritti e il loro mantenimento nel lungo periodo, dimostrerebbero che il programma di semplificazione sia uno dei canali da percorrere per far risalire il nostro Paese nelle classifiche internazionali di competitività.

Il Presidente Sangalli nel suo discorso ha sottolineato il “disperato bisogno degli imprenditori di abolire la cattiva burocrazia, quella che genera complicazioni, tempi biblici, costi impropri che appesantiscono lo svolgimento della loro attività e nella quale, molto spesso, si annidano corruzione, illegalità, criminalità. Serve invece buona burocrazia, quella che facilita la vita delle imprese e dei cittadini, tenendo in piedi solo gli adempimenti e le procedure necessarie”.

Nel suo intervento, il Ministro Madia ha spiegato che l’obiettivo del Governo è quello di “fare dell’Italia un Paese semplice. Un Paese dove è semplice lavorare, investire e fare impresa”. In questo senso la riforma della P.A. voluta dalla stessa Madia, punta a essere non solo una riforma di settore ma “una grande riforma per sbloccare gli investimenti”. Non penso che sia più accettabile lasciare gli imprenditori ostaggio di incertezze di tempi e di regole” ha aggiunto il Ministro.

Per concludere, la Madia ha annunciato che il prossimo 21 novembre a Torino il Governo presenterà tutte le innovazioni della P.A che passano per il digitale. L’attenzione sarà concentrata, in particolare, sull’avvio dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente (la Anpr, che sostituirà le ottomila anagrafiche esistenti) e sul cosiddetto Pin unico ovvero il Sistema pubblico di identità digitale.

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