Fisco e norme

Imprenditori marchigiani: Cara TARI, quanto ci costi?

marzio-sorrentino

 

Nelle Marche le imprese sono costrette a pagare due volte lo smaltimento dei rifiuti con un costo generale che ammonta a 60 mln euro/anno. La CNA Provinciale di Ancona chiede di accelerare l’istituzione di una unica società intercomunale

di Catiuscia Ceccarelli, giornalista

Dalla Tarsu alla Tia, dalla Tares alla Tari. Un walzer di acronimi intorno allo stesso tema: i rifiuti. La Tari sta per “tariffa rifiuti”, appunto, e dal 2014 sostituisce la Tares. 

Cerchiamo di capire di che cosa si tratta.

Cosa presuppone questa tassa?
Il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di locali o di aree scoperte, adibiti a qualsiasi uso, suscettibili di produrre rifiuti urbani. La tassa prevede che la somma da versare al Comune sia dovuta da chi usa l’area o il locale, indipendentemente se sia proprietario o affittuario. Si applica prendendo in considerazione le superfici dichiarate o accertate ai fini dei precedenti prelievi sui rifiuti.

Quanto costa la Tari?
È parecchio cara, specialmente nelle Marche.
In questa regione, il costo generale del ciclo dei rifiuti si aggira intorno ai 200 milioni di euro, di cui il 70% si riferisce alla raccolta e al trasporto, il restante 30% al trattamento. Nell’arco dello scorso anno, si sono smaltiti 780 mila tonnellate di rifiuti urbani, 681 mila tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi e 21 mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi (Fonte: Ispra).
Un’analisi più capillare, realizzata dalla CNA della Provincia di Ancona, sottolinea ancora di più quanto questa tassa gravi soprattutto sulle imprese del territorio.
Il costo generale del ciclo dei rifiuti nell’anconetano è di circa 60 milioni di euro/anno: anche qui come per il resto della regione, il 70% è assorbito dall’attività di raccolta e trasporto (di cui il costo del personale ammonta a circa 30 milioni) ed il restante 30% dal trattamento.

Il doppio tributo che le imprese sono costrette a pagare
Molti Comuni chiedono soldi anche sui rifiuti speciali che le imprese smaltiscono tramite i circuiti di raccolta privata, in maniera ecologicamente corretta e coerente con i principi comunitari.
La Legge di Stabilità 2014, che ha istituito la Tari, sembra essere contraddittoria: da un lato esclude giustamente dal tributo i rifiuti che il produttore dimostri di avere avviato al recupero; dall’altro, però, prevede che i Comuni possano ridurre la tariffa in proporzione alla quantità di rifiuti che i produttori hanno avviato al recupero. Ecco così rientrato in ballo l’enigma del doppio tributo.

La proposta di CNA
A livello provinciale, la CNA chiede di accelerare l’istituzione di una unica società intercomunale. In questo modo sarà possibile risparmiare fino a 6,5 mln euro/anno.
Marzio Sorrentino, responsabile area sindacale CNA provinciale di Ancona, mira a risolvere una volta per tutte l’annoso problema che riguarda gli imprenditori ma anche i cittadini, richiedendo un nuovo intervento normativo.
“Per ridurre il peso della tassa rifiuti” dichiara Sorrentino “è necessario diminuire i costi del servizio. Il sistema porta a porta si applica ormai su quasi tutto il territorio provinciale e si può certamente parlare di una piena consapevolezza di come l’unica strada percorribile sia quella del recupero e riciclo. Occorre però ora procedere al più presto ad una riorganizzazione del servizio, di cui si parla da tempo. Le amministrazioni locali devono andare verso la costituzione di una sola società pubblica che gestisca l’intero ciclo dei rifiuti provinciale per guadagnare in efficienza e ridurre i costi. Stimiamo che possa così essere risparmiata una parte importante da subito sui costi generali che ammontano a circa 6 milioni e mezzo di euro all’anno”.

Inoltre, esiste una forte differenziazione delle tariffe tra i comuni: “Bisogna passare” aggiunge Sorrentino “dalla tassa alla tariffa puntuale: chi produce più rifiuti paga di più. E per ridurre ulteriormente i costi del servizio, occorre anche dotarsi di nuovi impianti di compostaggio e di valorizzazione dei rifiuti che possono, come noto, diventare materia prima e quindi generare ricavi attraverso la vendita. Infine, sarebbe utile per le imprese individuare delle aree specifiche per i punti di raccolta, facilitando così il conferimento dei rifiuti speciali ai soggetti autorizzati”.

Potrebbe interessarti