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Crisi e lavoro. Benessere famiglie lontano dai livelli del 2007

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La Cisl lancia il bollettino ‘Barometro’: “ci sono spiragli di miglioramento ma la ripresa va rafforzata”

Le famiglie italiane sono lontane dal recuperare i livelli di benessere pre-crisi. C’è qualche piccolo spiraglio di miglioramento, ma la ripresa va rafforzata. Si chiama ‘Barometro’ ed è il nuovo indicatore del benessere delle famiglie elaborato dalla Cisl che ogni quattro mesi fornirà una lettura aggiornata dell’andamento delle principali variabili che influenzano la vita economica degli italiani: l’attività economica, il lavoro, l’istruzione, i redditi e la pressione fiscale.

Fatto 100 il valore del Barometro complessivo nel 2007, il livello è caduto fino a 95,8 nel 2013; una tiepida ripresa ha invertito la tendenza nell’ultimo biennio e al terzo trimestre 2015 il valore dell’indicatore complessivo si colloca a 98,1.

Nel dettaglio, è il Barometro sul lavoro quello a registrare il malessere più grave. Nonostante nel 2015 l’occupazione sia cresciuta in maniera significativa ed è aumentato il numero dei dipendenti a tempo indeterminato, il cammino è ancora lungo. Secondo la rilevazione Cisl, “bisogna dunque lavorare, per rafforzare gli impulsi positivi” a cominciare dalla scelta “di rendere più conveniente per le imprese il lavoro stabile piuttosto che quello precario”. Ma non solo. Il Barometro registra anche come le donne tra i 25 ed i 49 anni con bambini in età prescolare abbiano un tasso di occupazione decisamente più basso di quelle senza figli.
Nel tempo si vede un miglioramento, anche se lento, di questo indicatore, che passa da 70,9 a 77 nel 2015. Ciò è dovuto probabilmente al fatto che le difficoltà di lavoro per gli uomini hanno portato le partner a cercare un lavoro, pur in presenza di bambini piccoli.

In leggerissimo miglioramento invece il Barometro relativo ai redditi che hanno “risentito pesantemente della crisi e delle manovre restrittive di bilancio”: a trainare la ripresa il bonus degli 80 euro sulle retribuzioni medio-basse, la sentenza della Consulta sulle pensioni di importo minore e l’inattesa deflazione sui prezzi.

Il dominio Istruzione è l’unico ad avere avuto un andamento positivo nel periodo. Fatto 100 il livello nel primo trimestre 2007, si è arrivati a 103 nel primo semestre 2015, per poi ripiegare a circa 102 nel corso dell’estate. Va, però, considerata attentamente la forte distanza che ancora connota gli indicatori italiani rispetto a quelli degli altri Paesi europei; tanto che spesso non c’è stato nemmeno un recupero del divario rispetto ai livelli medi comunitari.

(dar)

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