Di chi è la Moneta? A chi appartiene, insomma, il potere di stampare e di immettere nel sistema il denaro, le banconote che tutti utilizziamo quotidianamente?
A cura di Domenico Monteleone, Patrocinante in Cassazione
Se si pone questa domanda, la stragrande maggioranza della gente risponderà con sicurezza che il denaro appartiene allo Stato, appartiene alla collettività che – attraverso i suoi rappresentanti – lo stampa e lo immette nel circuito, pronto per essere utilizzato per tutti gli scambi e tutto ciò per cui viene utilizzato il denaro.
La risposta, purtroppo, non è però quella giusta: il denaro non appartiene allo Stato e, dunque, non appartiene ella collettività nazionale che allo Stato fa riferimento.
E di chi è allora il denaro? Apparterrà a qualche istituzione di carattere pubblico, ovvero riconducibile alla collettività? Insomma, il popolo non è proprietario e detentore della moneta che ha corso legale nel territorio nazionale?
Purtroppo, quello della proprietà della moneta, quello delle regole della sua emissione, quello delle modalità attraverso le quali essa circola, quello della quantità necessaria a sostenere tutti gli scambi che avvengono giornalmente, sono tutte problematiche di fatto ignorate dalla stragrande maggioranza dei cittadini, che non hanno cognizione nemmeno dell’esistenza di queste problematiche.
Cerchiamo, qui di seguito, di spiegare con semplicità come avviene la creazione del denaro.
Il governo italiano può decidere di avere bisogno di moneta – ad esempio per pagare gli stipendi, per costruire una strada, per effettuare i trasferimenti agli enti locali – ma c’è un limite invalicabile con il quale deve fare i conti. La legge non consente allo Stato di stampare la moneta che dovrebbe essere propria di quello stesso Stato.
Cosa succede allora?
Succede che lo Stato procede in direzione diversa ed infatti, non potendo stampare moneta, stampa dei pezzi di carta che si chiamano Titoli del Debito Pubblico e ne stampa per un valore pari al proprio fabbisogno, mettiamo ad esempio ne stampa per 10 milioni di euro.
Dall’altra parte, c’è un organismo che si chiama Banca d’Italia il quale – per mezzo di intermediari che solo il medesimo organismo può autorizzare a partecipare alle aste di vendita – acquista, di fatto, il Debito dello Stato Italiano.
In che modo? Molto semplicemente, ovvero acquista i Titoli del Debito Pubblico stampando anch’essa un mucchio di pezzi di carta – chiamate banconote – anche queste di un valore attribuito nominale pari a 10 milioni di euro.
Abbiamo, dunque, pezzi di carta da una parte e pezzi di carta dall’altra ed ora lo Stato e la Banca d’Italia si scambiano questi pezzi di carta e, così, i Titoli del Debito Pubblico passano alla Banca d’Italia e le Banconote passano allo Stato.
Queste banconote di carta vengono distribuite nelle riserve dei partecipanti all’asta e, di fatto, aggiungono 10 milioni di euro alla base monetaria, insomma, adesso – dopo la stampa – ci sono 10 milioni di banconote in più nel circuito.
La conferma che è proprio la Banca d’Italia a gestire i titoli del debito pubblico ce la dà anche il sito ufficiale della stessa Banca d’Italia, dove si legge che essa “ha la responsabilità dell’organizzazione e della conduzione dell’attività di collocamento e di acquisto dei titoli di Stato e di servizio finanziario del debito”.
Ciò che avviene è, in sostanza, un vero e proprio scambio tra uno Stato – che dovrebbe essere sovrano – ed una Banca.
I titoli del Debito Pubblico sono stati scambiati con nuovo denaro emesso dalla Banca d’Italia per conto della BCE, la Banca Centrale Europea.
Il problema non è tanto questo scambio ma, piuttosto, il fatto che la Banca d’Italia è una banca gestita da privati e, per rendersene conto, basterà andare sul sito della Banca e trovare che gli azionisti sono tutte Banche private, da Monte dei Paschi a Unicredit, da Carige a BNL a BCC che detengono il capitale per una quota complessiva superiore al novanta per cento!
Per quanto incredibile, assurdo, pazzesco, se questo procedimento – che oggi avviene anche elettronicamente senza stampa effettiva di banconote – non avesse luogo, nessuna nuova moneta verrebbe creata o immessa sul mercato per gli scambi quotidiani.
Ciò che bisogna ben fissare nella mente è che i Titoli del Tesoro e, quindi, del Debito Pubblico – così come le cambiali e gli assegni, ad esempio – sono strumenti di debito e, quindi, la Banca Centrale presta denaro allo Stato utilizzando come garanzia la promessa del Governo di restituire quel denaro che – non dimentichiamo – è stato creato dal nulla, senza spese effettive, e attraverso il suddescritto procedimento mediante il quale il Governo si impegna a restituirlo.
Ovviamente, il Governo è solo un riferimento, una sorta di portavoce del soggetto che è effettivamente indebitato, e stiamo parlando dello Stato, stiamo parlando del Popolo, stiamo parlando di ognuno di noi che, attraverso questo sistema, si trova ad essere debitore poichè questo debito ricade su ciascuno di noi e si chiama Debito Pubblico.
Da oggi, dunque, sappiamo cos’è il Debito Pubblico e chi è il creditore e poi gestore di questo debito dello Stato, ovvero la Banca d’Italia, una banca gestita da privati.
La domanda, allora, è la seguente: perchè lo Stato non stampa direttamente la sua moneta? Perchè deve indebitarsi per ottenere qualcosa che – ad esempio attraverso una legge – potrebbe decidere e stabilire di produrre da solo?
A questa domanda non c’è risposta, gli economisti aggirano il problema, i giuristi non ne parlano, i politici pensano ad altro, i commentatori si occupano solo della casta magnona ed il popolo non sa niente.
Il tutto mentre il Debito Pubblico – nato dallo scambio di pezzi di carta – cresce, cresce sempre, cresce ancora, è cresciuto anche mentre il Lettore stava leggendo questo articolo.
Non c’è dubbio che si tratta di un tema che ciascuno di noi ha il dovere di approfondire.