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Fondi europei e innovazione tecnologica. Italia all’ultimo posto

Italia 4.0 - Fondi europei

Italia 4.0 stenta a decollare. In base all’analisi dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro siamo il fanalino di coda nell’utilizzo dei fondi europei

Tra i Paesi dell’Eurozona l’Italia si colloca all’ultimo posto nella classifica UE per investimenti in ricerca, innovazione e ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) e registra valori inferiori alla media nel settore dell’occupazione in ambito tecnologico. Questo è quanto emerge dalla recente pubblicazione dell’Osservatorio Statistico della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro.
Sebbene l’intenzione del Piano nazionale dell’Agenda Digitale avrebbe dovuto aumentare la competitività delle imprese e le infrastrutture tecnologiche italiane, l’attuazione del progetto ha fatto fatica a decollare, eppure le imprese e i settori ad alta tecnologia sono le principali leve economiche che ha un Paese per generare lavoro e produttività ad alto valore aggiunto e meglio retribuito.

Analisi dei settori sulla base delle risorse previste dai fondi europei
Il report focalizza gli aspetti legati all’innovazione tecnologica partendo dagli open data della Commissione europea, aggiornati a settembre 2018, in merito alla rendicontazione delle risorse previste dai fondi europei. I settori analizzati si riferiscono a quelli definiti ad alta intensità tecnologica costituiti dai produttori di farmaci, computer, elettronica e strumenti ottici (High Technology) e quelli del comparto manifatturiero che abbracciano il settore dei servizi ad alta intensità di conoscenza suddivisi in società di sviluppo software, produzione televisiva, telecomunicazioni, consulenza, servizi finanziari, servizi di mercato, attività legali, servizi di progettazione, ricerche di mercato ed altri servizi.

L’occupazione italiana nei settori ad alta intensità tecnologica
La scarsa capacità di spesa dell’Italia nel collocare le risorse europee mostra i suoi effetti soprattutto nell’occupazione dei settori ad alta innovazione tecnologica. Dal rapporto si osserva che nel 2017 in Italia gli occupati nei settori ICT rappresentano una quota esigua pari a 775 mila unità, segnalando una crescita di 11 mila occupati tra il 2008 ed il 2017 pari all’1.5% su 17 paesi dell’area euro. Il livello di occupazione nella produzione di beni altamente tecnologici si attesta allo 0.9% rispetto ad un valore europeo dell’1.1%. In rapporto ai servizi ad alta tecnologia ed alta intensità di conoscenza, l’occupazione è ferma al 2.5%, valore inferiore di 0.4 punti percentuali rispetto alla media dell’Eurozona. Quanto al grado di istruzione, nel 2017 il 39.8% degli occupati italiani impiegati nei settori ad alta intensità tecnologica possiede una laurea rispetto alla media nazionale di occupati laureati del 22%. Le donne rappresentano una percentuale più bassa pari al 31.4%, producendo un gap di oltre 10 punti rispetto a quelle occupate in tutti gli altri settori (42%).

L’Italia e l’impiego delle risorse a partire dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR)
Quanto alle risorse investite dall’Italia nel comparto dell’innovazione, il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR 2014-2020), nel 2018 ha collocato circa 8.3 miliardi di euro di cui 6.7 in ricerca e innovazione, impiegando solo il 12% delle risorse (828 milioni di euro) e 2.3 miliardi per lo sviluppo dell’ICT, collocando l’Italia al quartultimo posto tra i paesi dell’area euro. Infine, se si guarda al settore della progettazione, il nostro Paese ha investito il 73% delle risorse in fondi destinati allo sviluppo dell’Agenda Digitale, di cui 5.2 miliardi di euro nei progetti di ricerca e innovazione e 1.5 miliardi in ICT.

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