Pari opportunità Società

Donne invisibili e parità di genere

grafico1

Donne invisibili – Verso Pechino +25. A che punto siamo in Italia” il convegno organizzato dal CNEL (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) durante il Festival dello sviluppo sostenibile

Sembrano invisibili, le donne, per il mercato del lavoro. Difficile per loro l’accesso al mondo del lavoro e la permanenza: si tratta di una sorta di “violenza economica”. E difficile anche l’accesso alla rappresentanza istituzionale. Per questa ragione ci si chiede a che punto si sia in Italia nel percorso verso la parità di genere a 25 anni di distanza dalla conferenza mondiale di Pechino, che aveva coinvolto tutti i movimenti femminili e non interessati a “guardare il mondo con occhi di donna” perché “i diritti delle donne sono diritti umani”.

La conferenza “Donne invisibili – Verso Pechino +25. A che punto siamo in Italia”, organizzato dal Cnel, nell’ambito del Festival dello Sviluppo sostenibile promosso da ASviS, ha dato una risposta alla domanda in modo preoccupato, perché di certo oggi non rassicura la fotografia dell’Italia rispetto alla parità di genere. L’obiettivo comune è quindi migliorare la situazione ed evitare il pericolo di passi indietro e per questo è stata presentata la proposta ASviS di istituire una nuova Commissione per la realizzazione dell’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne.

Fotografia dell’Italia rispetto alla Parità di genere

“Manca una visione coordinata delle politiche per costruire un futuro dell’Italia equo e sostenibile” ha dichiarato il portavoce dell’ASviS, Enrico Giovannini, nell’esporre i risultati emersi del Rapporto sullo sviluppo sostenibile. “Il confronto tra le forze politiche nelle ultime elezioni non si è svolto intorno a programmi chiari e con un orientamento in tal senso.” Nel monitoraggio del percorso dell’Italia verso l’Agenda 2030, l’indicatore composito ASviS relativo alla “Parità di genere ed empowerment delle donne e delle ragazze”, dopo la flessione osservata nel 2016, nel 2017 ha però registrato un miglioramento dovuto all’aumento della partecipazione delle donne negli organi decisionali, nei consigli d’amministrazione e nei consigli regionali. Peggiorato, invece, il rapporto tra i tassi di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e delle donne senza figli.

Scarsi livelli occupazionali, in particolare al Sud, rigidità nell’organizzazione del lavoro e bassa qualità, discontinuità lavorativa, barriere vecchie e nuove in campo imprenditoriale e welfare inadeguato restano i principali fattori della discriminazione delle donne.
“Le strategie messe in campo sinora si sono rilevate insufficienti, se si esclude un timido accenno alla violenza, sia domestica che sul lavoro, da contrastare attraverso un inasprimento delle pene, nel ‘contratto di Governo’ mancano i riferimenti su come s’intenda rilanciare l’occupazione femminile e promuovere le pari opportunità” hanno sottolineato Annalisa Rosselli, della facoltà di Economia dell’Università Tor Vergata Roma e Liliana Ocmin, responsabile del Coordinamento Nazionale Donne Cisl.

Una donna su due ha subito “violenza economica”

All’interno della coppia, la violenza economica è quella forma di violenza e controllo che va dal controllo delle spese all’esclusione della compagna dalla gestione del patrimonio, dalla richiesta di lasciare il lavoro al dilapidare il capitale di famiglia o all’indebitarsi all’insaputa della donna.
Nella spirale della violenza, la violenza economica è l’innesco più subdolo per isolare una donna facendole perdere l’indipendenza, poiché peggiora le condizioni di una donna: è proprio la mancanza di un reddito autonomo, infatti, ad azzerare la libertà di scelta e di autodeterminazione, oltre che l’autostima.
In base ai dati Istat dell’indagine sulla violenza nel 2014 sono l’1,2% (erano lo 0,9% nel 2006) le donne che hanno un partner che impedisce di gestire il proprio denaro e quello della famiglia, di conoscere l’ammontare del reddito familiare (0,9%), di utilizzare il bancomat (0,8%).
Secondo uno studio nell’ambito del progetto europeo WE GO (Women Economic Indipendence & Growth Opportuniy) il 53% delle donne sentite – oltre una su due – ha dichiarato di aver subito qualche tipo di violenza economica ed è proprio l’assenza di risorse economiche personali ad impedire alle donne che subiscono violenza domestica di provare a uscirne.

L’asimmetria di potere tra uomini e donne è alla base anche di un altro problema: quello delle molestie e dei ricatti sessuali sul posto di lavoro, fenomeno che ha riguardato almeno 1 milione e 404 mila donne nell’arco della loro vita, ma il dato Istat è probabilmente sottostimato.
Il 17% delle donne che lavorano non ha un conto corrente, quindi non gestisce il guadagno del suo lavoro; in generale il 23% delle donne italiane non ha un conto corrente, in alcune regioni la percentuale arriva al 40% e solo il 21% ne ha uno personale.
Le dimissioni volontarie dal lavoro nell’80% dei casi per le donne dipendono da mancanza di servizi per conciliare casa e lavoro; per gli uomini il motivo è un cambio di lavoro.
Il costo complessivo annuo della violenza sulle donne è stato nel 2017 di 17 miliardi di euro, 6 milioni le donne coinvolte in violenza fisica ed abuso economico (assenteismo, perdita ore lavorate, danni economici alla famiglia ed ai figli, spese mediche e di socio assistenza).

2 progetti per le donne

L’economia digitale offre numerose opportunità alle donne che desiderano affermarsi e raggiungere la propria indipendenza, anche come imprenditrici, ma questo percorso deve essere supportato da conoscenze nel settore finanziario ed economico.
Global Thinking Foundation con il progetto D2– DONNE AL QUADRATO, ha messo insieme donne di valore e con grande esperienza maturata all’interno di banche e istituzioni, che si sono rese disponibili a tenere corsi di educazione finanziaria gratuiti a beneficio di altre donne che hanno vissuto vicende legate a situazioni di isolamento economico, reduci da divorzi o violenza domestica; a queste donne viene offerto un supporto per uscire da una condizione di esclusione sociale e lavorativa.
Da ottobre 2017 a oggi il progetto ha raggiunto oltre 1.200 donne di età e provenienza diversa.
Valore D, attraverso le testimonianze di Tiziana Catarci, direttrice del Dipartimento di Ingegneria Informatica, Automatica e Gestionale “A. Ruberti”, Università La Sapienza di Roma e Maria Annunziata Giaconia, Direttrice Divisione Passeggeri Regionale Trenitalia S.p.A, ha presentato il progetto #InspirinGirls, che porta nelle 2° e 3° anno delle scuole medie role model femminili nei più disparati ambiti professionali, per far nascere nelle ragazze una sana ambizione.

Le proposte del Gruppo di lavoro sulla parità di genere

Il Gruppo di Lavoro sull’Obiettivo 5 di ASviS ha presentato ai parlamentari presenti, i parlamentari Alessandro Fusacchia, Alessandra Maiorino, Lia Quartapelle e Maria Rizzotti, una proposta per la creazione di una Commissione (o Consiglio) presso la Presidenza del Consiglio, indipendente dal Governo, avente compiti di:

– valutazione delle politiche pubbliche in materia di uguaglianza di genere e empowerment delle donne
– conduzione e diffusione di studi e ricerche in tale ambito, inclusi materiali prodotti da istituti europei e internazionali
– formulazione di raccomandazioni e proposte di riforme per il Presidente del Consiglio dei Ministri
– consultazione e concertazione con la società civile.

Tale organismo dovrebbe essere composto da rappresentanti delle Istituzioni, del Parlamento, delle Regioni, delle Università, delle organizzazioni della società civile, maggiormente rappresentativi nel campo della parità di genere. Come modello particolarmente positivo di meccanismo istituzionale per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne è stato citato l’Haut Conseil à l’égalite entre femmes et hommes – HCE della Repubblica francese.

Nelle conclusioni Rosanna Oliva de Conciliis, presidente della Rete per la Parità, ha assicurato l’impegno del Gruppo di lavoro sull’Obiettivo 5 a fare un Bilancio di Genere per valutare l’impatto delle scelte di finanza pubblica sull’equilibrio tra uomini e donne, rispetto ai nuovi strumenti di politica finanziaria che il Parlamento dovrà approvare nel prossimo autunno.

Fonte: Rapporto ASviS L’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile 2018
grafico1

Fig. 2 Donne nominate in Consigli di amministrazione delle sodcietà quotate in borsa

Fig. 3 Donne presenti negli organi decisionali

grafico2Fig. 4 Donne elette nei consigli regionali

Fig.5 Rapporto tra i tassi di occupazione (25-49) anni delle donne con figli in età prescolare e donne senza figli

grafico3

Potrebbe interessarti