Lavoro Mestieri e professioni

Professione farmacista, intervista alla presidente di Futurpharma

Le nuove frontiere della professione, il farmacista oltre ‘il banco’ nell’intervista a Rossana Matera, presidente di Futurpharma, l’associazione italiana farmacisti

Futurpharma scommette sullo sviluppo professionale del farmacista. Per scoprire come si evolve la professione di farmacista, soprattutto in un periodo come questo in cui la crisi pandemica ha messo a dura prova il sistema, abbiamo intervistato la dott.ssa Rossana Matera, presidente di Futurpharma – Associazione Italiana Farmacisti.

Presidente, come è nata l’idea di Futurpharma?
Futurpharma nasce dopo anni e anni di lavoro in farmacia, dopo attente riflessioni proprio di quelle che erano le condizioni dei professionisti farmacisti, in considerazione del fatto che la distribuzione commerciale del farmaco stava mettendo in vera crisi la figura sanitaria di questo professionista, che per non tralasciare il suo aspetto sanitario doveva necessariamente evolvere. Da questo punto fermo, ci sono tutti gli altri intenti che si prefigge l’Associazione.

Rossana Matera, presidente Futurpharma

Quali obiettivi si prefigge l’Associazione?
L’associazione vuole costruire ponti di alleanze con gli altri professionisti del mondo della salute, al fine di collaborare con tutti per l’attuazione di piani di lavoro condivisi che abbiano come fine il benessere e la salute delle famiglie e dei pazienti a cui gli operatori della salute si rivolgono. Obiettivi importanti e non secondari sono rappresentati dalla richiesta da parte dei farmacisti tutti, di un riconoscimento sanitario (economico), dal riconoscimento da parte delle istituzioni di farmacie e parafarmacie come primi luoghi di accesso alla salute, dall’inserimento dei farmacisti in tutti i luoghi in cui è presente il farmaco, e dall’aggiornamento  oltre che da una maggiore definizione di competenze professionali nei luoghi ove egli sia già presente (farmacie, parafarmacie, ospedali, case di cura, etc.). Per ottenere gran parte di questi risultati è importante lottare per l’eliminazione di una legge antiquata del 1934 che vieta la libertà di poter esercitare più di una professione sanitaria, in seguito al conseguimento di più titoli in questo ambito.

Quali sono le iniziative intraprese fino ad oggi?
Futurpharma si è dedicata completamente alla salute delle persone, immaginando di doverle informare di tutto quello che necessitano per poter accrescere consapevolezza e cultura sanitaria, che rappresentano gli obiettivi principali del lavoro intrapreso dall’associazione. Educazione ed informazione sanitaria nelle scuole, inserimento del farmacista nei luoghi dove manca ed invece è presente il farmaco (si pensi alle numerose case di cura che richiedono la sua presenza), ottenimento di un giusto riconoscimento sanitario, oltre che una tutela sindacale idonea al tipo di documento contrattuale da rinnovare; attenzione particolare per i compiti dei farmacisti ospedalieri che devono affermare la loro presenza nei reparti di degenza, invece di convergere le loro forze verso compiti amministrativi che non appartengono loro. Senza dimenticare l’importanza e la necessità di dare al sistema farmacia e parafarmacia una sicurezza per una migliore vivibilità del sistema salute.

Da diverso tempo Futurpharma è impegnata in prima linea nella realizzazione di progetti e di percorsi di formazione che mirano chiaramente allo sviluppo professionale del farmacista, può spiegarci più nello specifico in quali ambiti lavorativi potrebbero essere trasferite le competenze proprie del farmacista?
La professione sanitaria del farmacista impone una sua conoscenza in campo medico-scientifico che si approfondisce con le analisi degli schemi terapeutici e lo studio delle eventuali interazioni farmaco-farmaco e farmaco-alimenti in corso di terapia farmacologica nelle patologie ad alto impatto sociale. Il farmacista può trasferire la sua cultura sanitaria ad ampio raggio, supportando le diverse figure sanitarie che oggi sono già oberate di tante incombenze e che non riescono a sopportare un sistema ospedalocentrico che vede il paziente e lo riconosce tale solo nella cura delle malattie, ma che deve invece considerare e dare spazio ad una visione salutogenica del mondo della salute.

Sono ormai anni che i farmacisti rivendicano nel proprio contratto un reale riconoscimento sanitario della professione nonché un adeguamento economico che afferisca alle loro specifiche mansioni nonché al loro specifico percorso di studi medico-scientifico…
Sì, la questione per cui il farmacista cerca di ottenere un riconoscimento sanitario viene portata avanti da tanti anni; è pur vero che sarà importante coinvolgere la politica e le istituzioni, che insieme potranno risolvere le questioni di questa categoria di professionisti della salute. Auspichiamo che, assieme alle altre associazioni coinvolte in questo obiettivo, si possano avere i risultati sperati.

Recentemente è girata sui social una petizione da parte dei suoi colleghi, in merito alla proposta di una modifica del contratto, che veda una volta per tutte riconosciuto il vostro ruolo ‘sanitario’ e non commerciale. Cosa ne pensa? Lei ha partecipato a questa petizione?
La strada della petizione per richiedere il riconoscimento sanitario non è una strada perseguibile, in quanto il Parlamento ha competenza unicamente in materia legislativa e non in materia contrattuale, per cui il sacrificio che hanno impiegato molti colleghi per produrre firme è stato vano. Caso diverso, invece, appare riunire la categoria dei farmacisti per organizzare un piano comune che possa costruire le basi per richiedere al governo una revisione della normativa che disciplina il contratto dei farmacisti.

Da diversi anni il CCNL dei farmacisti non è stato più rinnovato. Cosa pensa al riguardo? Non crede che la tipologia del contratto dei farmacisti ad oggi ancora in essere, sia ormai obsoleta e che vada cambiata, in quanto non dà merito né spiega le reali competenze che in realtà il farmacista riveste in farmacia?
È chiaro – e voglio sottolinearlo – che il nostro non può essere considerato un “contratto speciale del farmacista”, tra l’altro espressamente di natura commerciale, così come oggi viene ad essere articolato, visto e considerato che gli attori che si siedono ai tavoli di contrattazione sono i sindacati Federfarma (dei titolari di farmacia) verso i sindacati del commercio e del turismo. La nostra natura professionale è depositata in seno al Ministero della Salute, dove il nostro certificato di professione sanitaria è chiaramente visibile grazie all’elenco delle professioni sanitarie e al decreto legislativo n. 258 dell’8 agosto 1991. Il farmacista deve essere seguito da sindacati idonei, vale a dire che appartengono al comparto sanitario.

In questa grande fase di emergenza sanitaria che per via del Coronavirus ha colpito non solo il nostro Paese ma il mondo intero, può illustrarci il ruolo che riveste il farmacista nonché il contributo che sta dando?
Il farmacista non è rimasto a guardare: si è adoperato davvero prendendo tutte le misure necessarie per poter continuare ad espletare il suo lavoro in sicurezza, e per di più è riuscito ad aiutare, grazie alla sua grande professionalità e al suo grande senso umano, senza eguali, tutte le persone che giustamente non sono riuscite ad essere seguite in questo tragico momento legato alla diffusione del virus. Ebbene, il farmacista ha dato prova dell’importanza che assume il luogo di lavoro in cui opera, nonché delle sue chiare competenze professionali di conoscenza delle materie attinenti al campo della salute.

Quali consigli si sente di dare ai tanti giovani che vogliono intraprendere questa professione?
In questo momento è davvero difficile pensare a un futuro per questa professione; certo è che la capacità che questa categoria ha di sentirsi unita e di voler percorrere un’unica strada, pur considerando differenze di obiettivi (che comunque possano essere portati avanti insieme), senz’altro rappresenta la strada che porterà i giovani a sperare che questa professione non muoia. Il nostro gruppo di studenti di Futurpharma, Pharmagram, crede che l’associazione potrà segnare una nuova strada, sulla base delle esperienze e degli errori passati. Ebbene, noi farmacisti ci crediamo: la salute viene prima di tutto, le persone hanno bisogno di noi.

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