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Analisi dei rapporti di lavoro alle dipendenze

Ministero del Lavoro e Banca d’Italia avviano una collaborazione al fine di produrre analisi periodiche sui rapporti di lavoro alle dipendenze

Si tratta di un’analisi congiunta sull’instaurazione, la trasformazione e la cessazione dei rapporti di lavoro alle dipendenze effettuata sulla base dei dati amministrative delle Comunicazioni obbligatorie. La prima analisi pubblicata, di cui parliamo in quest’articolo, è relativa all’andamento delle posizioni lavorative nel 2020, con un’analisi delle tendenze nazionali e locali.

I rapporti di lavoro alle dipendenze nel 2020
In base alle analisi effettuate grazie alla collaborazione tra Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Banca d’Italia, l’andamento complessivo dei rapporti di lavoro alle dipendenze è solo lievemente negativo, nonostante la crisi in atto. Gli analisti sottolineano però che ci sono andamenti molto diversi a seconda delle tipologie contrattuali, dei settori merceologici e dei territori. In breve, risulta che i contratti a tempo indeterminato siano continuati ad aumentare, anche se per effetto della dinamica ancora positiva delle trasformazioni e del blocco dei licenziamenti. Calano invece i contratti a termine e quelli di apprendistato, solitamente perchè legati alle difficoltà in alcuni settori che li utilizzano maggiormente, come quello del turismo. Accentuate ulteriormente nel 2020, le difficoltà di giovani e donne all’accesso al mercato del lavoro. Per quanto riguarda la territorialità invece si segnala che, rispetto alla media nazionale, le regioni del Nord fanno registrare perdite occupazionali più marcate, mentre in molte aree del Mezzogiorno il saldo è lievemente positivo. Probabilmente per effetto delle diverse politiche restrittive applicate.

L’andamento delle posizioni di lavoro alle dipendenze nel 2020
Nel 2020 il numero dei contratti di lavoro cessati nel settore privato non agricolo ha di poco superato quello dei contratti attivati (42.000 unità); il saldo era stato di segno opposto nel 2019, quando erano stati creati quasi 300.000 posti di lavoro. Tale andamento è il risultato di un calo delle assunzioni e delle cessazioni (le prime, pari a 4,78 milioni, sono diminuite di circa 1,9 milioni, le seconde di oltre 1,5). L’evoluzione dei flussi è stata fortemente condizionata dalla pandemia: nei mesi di gennaio e febbraio del 2020 la creazione di posti di lavoro era sugli stessi livelli del 2019. Con l’emergere dei primi contagi da Covid-19 alla fine di febbraio, il mercato del lavoro ha subito invece un rapido deterioramento e il saldo tra attivazioni e cessazioni è diventato negativo: a metà giugno era di 595.000 unità inferiore a quello registrato nello stesso periodo dell’anno precedente. Tra la fine di giugno e ottobre tale divario si è ridotto sensibilmente, con la creazione di circa 285.000 posti di lavoro in più rispetto al 2019. Il recupero si è però interrotto in novembre, in concomitanza con il nuovo aumento dei contagi e con l’adozione delle necessarie misure restrittive. L’effetto di questa seconda ondata sul mercato del lavoro è stato comunque molto più contenuto di quello della prima, con un saldo tra attivazioni e cessazioni più basso di circa 25.000 unità nel bimestre novembre-dicembre rispetto allo stesso periodo del 2019.

Posizioni di lavoro alle dipendenze, i dati territoriali
Nel 2020 la perdita occupazionale si è concentrata nelle regioni del Nord: in particolare Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e province autonome di Trento e Bolzano hanno registrato circa 200.000 attivazioni nette in meno rispetto all’anno precedente, contribuendo per quasi due terzi ai minori flussi rilevati a livello nazionale. Il fenomeno riflette la distribuzione dell’occupazione (nel 2019 in queste aree è stata creata oltre la metà delle posizioni lavorative registrate sul territorio nazionale), gli andamenti dei diversi settori economici e l’impatto dei provvedimenti adottati nel corso dell’anno per fare fronte alla pandemia.
Anche a livello provinciale si evidenziano rilevanti eterogeneità. Nei primi mesi dell’emergenza sanitaria, a fronte della generale sospensione di molte attività produttive, tutte le province hanno segnato una riduzione marcata delle attivazioni nette rispetto all’anno precedente. La diversa entità del calo è rappresentata dalle sfumature del tono arancione/rosso nella fig. 3.a (ad una intensità maggiore del colore corrisponde una flessione maggiore). Nei mesi estivi quasi tutte le aree del Paese hanno registrato un generale recupero dell’occupazione (segnalato dall’intensità del colore verde nella fig. 3.b; ad una intensità maggiore del colore corrisponde un recupero più marcato). Infine, nei mesi autunnali, la ripresa ha mostrato segnali di rallentamento più evidenti in alcune aree, soprattutto nel Nord e intorno ai maggiori centri metropolitani, mentre è proseguita in gran parte del Centro Sud.

Andamento del lavoro alle dipendenze nei diversi settori
Nell’industria la reazione dei flussi lavorativi rispetto alla crisi pandemica è stata meno intensa che nel terziario. In particolare, alla ripresa delle attività nel maggio scorso, le costruzioni hanno mostrato un andamento positivo mentre i servizi, trainati dal turismo, sono tornati a crescere a ritmi significativi solo da luglio. Dall’autunno nei servizi la dinamica si è affievolita, tornando in dicembre a essere fortemente negativa, soprattutto nel turismo, dove il saldo annuale complessivo del 2020, pari a -140.000, è stato inferiore di quasi 230.000 posizioni rispetto al 2019. La ripresa dei contagi in atto dalla metà dell’autunno ha penalizzato la domanda di lavoro nei servizi turistici in molte parti del Paese e in particolare in alcune aree montane.

Il lavoro alle dipendenze, andamenti per genere
Si conferma un andamento negativo per quanto riguarda le assunzioni e i rapporti di lavoro femminile, come già denunciato in altri articoli. Anche secondo questa analisi, sul lavoro dipendente, segnala un dato uguale. La flessione delle attivazioni nette è stata più accentuata per l’occupazione femminile. Anche dopo il lockdown, la componente maschile ha beneficiato della più rapida ripresa dell’industria e in particolare delle costruzioni, in cui oltre il 90% dei lavoratori sono uomini. Negli ultimi due mesi dell’anno, la nuova flessione dei servizi ha ulteriormente ampliato il divario di genere.

Il lavoro alle dipendenze, andamenti per età
L’emergenza sanitaria ha colpito in misura molto diversa i diversi gruppi anagrafici: la fascia di età compresa tra i 15 e i 34 anni, che rappresenta solo un quarto dell’occupazione alle dipendenze nel settore privato non agricolo, ha contribuito per oltre la metà al calo complessivo dei posti di lavoro creati. La dinamica occupazionale dei più giovani ha risentito non solo dell’elevata incidenza di impieghi nel turismo, ma anche della maggiore diffusione dei contratti a tempo determinato che hanno assorbito la caduta della domanda di lavoro nella prima e nella seconda ondata di contagi.

Il commento della Ministra Catalfo
“I dati sulle comunicazioni obbligatorie relativi all’anno 2020” ha commentato la Ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo, “ci restituiscono un quadro che, nonostante le problematiche note dovute alla pandemia, presenta alcuni elementi da evidenziare, come la sostanziale stabilità del numero complessivo dei posti di lavoro (-42mila unità nell’anno nei settori non agricoli), i saldi positivi in alcune aree del Paese (in particolare nel Mezzogiorno) e l’incremento delle posizioni a tempo indeterminato (+260mila). Se pur a fronte di un arretramento rispetto al 2019, le misure messe in campo dal Ministero del Lavoro e da tutto il Governo – prime fra tutte la cassa integrazione Covid-19, il blocco dei licenziamenti e gli incentivi all’occupazione – nonché la forte resilienza del nostro sistema produttivo, hanno contribuito ad arginare l’impatto negativo della crisi permettendo di preservare centinaia di migliaia di posti di lavoro che altrimenti sarebbero andati perduti. Ciò ha evitato che gli effetti di una crisi sanitaria tramutatasi presto in economica diventassero permanenti. Ci attendono ancora mesi difficili ma l’attenzione dell’Esecutivo resta alta”.

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