Imprenditoria Made in Italy

Agroindustria verso la transizione al 2021 post Covid

La nostra agroindustria non va male, considerando che l’export dei suoi prodotti Made in Italy nel 2020 è salito e che si attende un ulteriore aumento nel 2021

L’anno 2021, considerato l’anno in cui la pandemia terminerà di fare danni, rappresenta una sfida per il settore dell’agroindustria, fiore all’occhiello del Made in Italy. Lo mostrano le ricerche effettuate dal Censis nell’ambito del proetto “Italia sotto sforzo. Diario della transizione 2020/21” di cui offriamo una panoramica relativa al comparto agroindustria.

Il valore economico conquistato sui mercati dall’agroindustria
Il consuntivo al 2020 per il settore dell’agroindustria registra una riduzione del valore aggiunto dell’1,8% in termini reali. Nel decennio 2010-2020 la variazione reale è stata del +10,9% e nel 2019, rispetto all’anno precedente, del +4%. La frenata dovuta all’emergenza Covid ha comportato una perdita di 3.000 occupati nell’ultimo anno (ma sono oltre 30.000 in più se si fa il riferimento con il 2010) e, anche se questo dato è negativo, bisogna anche dire che è sul lato dell’export che si riscontra la solidità del prodotto dell’industria alimentare italiana. Parliamo infatti di quasi 40 miliardi di euro nel 2020, con un incremento di 744 milioni rispetto al 2019 (+1,9%). E, se andiamo a vedere il lungo periodo, il rafforzamento del settore agroindustria sui mercati mondiali si è tradotto in un +60,3% del valore dell’export rispetto al 2011, pari a un incremento vicino a 15 miliardi.


I segreti del successo della nostra agroindustria
Tra luci e ombre spiccano i dati che possono essere oggetto di riflessione in un’ottica di sfida per la crescita post pandemia. Vediamoli. I consumi delle famiglie per la voce alberghi e ristoranti si sono ridotti di 43,7 miliardi di euro nel 2020 rispetto al 2019 (-40,5%), di 33 miliardi per i trasporti (-24,7%), di 16 miliardi per ricreazione e cultura (-22,5%), di 13 miliardi per vestiario e calzature (-20,9%). Le sole voci con un andamento positivo sono le spese per le comunicazioni (+2,3%), l’abitazione e le utenze (+0,6%), alimentari, bevande e tabacchi (+0,3%). I prossimi anni daranno conto dell’entità del rimbalzo atteso, dopo la crisi dovuta alla pandemia. La vocazione manifatturiera dell’Italia può contare sul forte recupero della domanda mondiale già nel 2021. La componente alimentare delle importazioni mondiali di beni ammonta a un valore di poco superiore a 900 miliardi di euro. Ne potranno beneficiare le imprese italiane più orientate all’export, in particolare nell’alimentare, settore per cui a livello mondiale ci si attende una crescita della domanda nel biennio 2021-2022 del +14,2%.

I nuovi orientamenti della domanda e l’evoluzione del settore agroindustria
Le esigenze dei consumatori sono state sempre più focalizzate sui prodotti salutari e salutistici e, naturalmente, in questo periodo la sensibilità rispetto al rischio di contagio ha fortemente innalzato la soglia di attenzione su molti aspetti della vita quotidiana degli individui. Tra gli italiani c’è una maggiore attenzione al tema della sicurezza alimentare nel momento dell’acquisto dei prodotti (per il 58%) e sulla provenienza geografica (40%), aspetti seguiti dal gusto e dal contenuto nutritivo dei cibi (entrambi al 35%). Gli italiani considerano una dieta salutare e sostenibile quella che prevede il consumo di frutta e verdure (per il 58%), quella fondata sulla varietà e il bilanciamento delle tipologie di prodotto (44%) e quella orientata al consumo di cibi locali e di stagione (44%). Alla modifica dei valori associati al cibo dalla popolazione si accompagna una spinta all’innovazione che coinvolge l’agricoltura e l’industria di trasformazione dei prodotti agricoli. Alla richiesta di una maggiore attenzione agli impatti dell’industria sull’ambiente, della distribuzione e del suo carico sulle reti e sui contesti urbani, al perseguimento di una via individuale alla salute, all’alimentazione e al benessere, le imprese rispondono riorganizzando i processi di produzione e distribuzione, cercando nuove soluzioni per le nuove questioni poste dalla domanda. Le imprese del settore agroindustria dunque sono pronte a una ripresa post Covid che tenga conto delle nuove esigenze dei consumatori, delle richieste del mercato e anche, perché no, delle richieste UE in ambito Next Generation Eu.

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