Lette da attrici in piazza Montecitorio a Roma, le lettere indirizzate a Draghi dalle attiviste del Giusto Mezzo per chiedere parità di genere in ambito lavorativo
“Il 50% del Recovery Fund a parità salariale e occupazione femminile”, questa la principale richiesta del movimento Il Giusto Mezzo formatosi in Italia a seguito dell’iniziativa europea Half of It (leggi la nostra intervista ad Alexandra Geese https://www.donnainaffari.it/2021/03/intervista-esclusiva-ad-alexandra-geese/) e contenuta nelle centinaia di lettere indirizzate a Draghi dalle attiviste del Giusto Mezzo.
Lettere di uomini e donne che hanno compreso che in Italia non c’è parità di genere
Le lettere indirizzate a Draghi sono state scritte anche dagli uomini, perché fortunatamente di uomini illuminati ce ne sono in Italia. Uomini che non vedono nelle donne un nemico da combattere e che non le ritengono adatte solo a stare a casa a crescere i figli e occuparsi del maschio alfa. Le donne devono lavorare perché c’è bisogno di loro. All’interno della famiglia, all’interno del mondo economico, all’interno della nazione. Chiuse dentro le quattro pareti di casa e guardate a vista, controllate e picchiate, a volte assassinate… va da sé che non è un mondo possibile. E non lo è mai stato. Però si continua a concepirlo, dal momento che queste cose accadono. Per cambiare bisogna agire in modo forte e capire che è nelle donne che bisogna investire per un futuro sano ed equo.
Così ecco che centinaia di attiviste ed attivisti fanno sentire la loro attraverso delle lettere indirizzate al Presidente del Consiglio dei ministri per chiedere che il 50% del Recovery venga destinato a politiche per la parità di genere in ambito lavorativo. Anche perché le donne sono il 50% della popolazione (a dire il vero di più) italiana. Se è vero che viviamo in un Paese democratico questo dovrebbe poter contare.
La lettura delle lettere indirizzate a Draghi durante la discussione sul PNRR
“Caro Draghi, vorrei il 50% del Recovery perché…” Iniziano così le lettere che ieri mattina, 31 marzo, un gruppo di attrici e dell’associazione Amleta ha letto a nome del Giusto Mezzo di fronte a Palazzo Montecitorio. La lettura è iniziata nelle stesse ore in cui è iniziata la discussione in Parlamento del famoso PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), ovvero il programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione Europea per usufruire delle risorse del Next Generation EU. È ormai da ottobre che il Giusto Mezzo chiede, attraverso una petizione online che ha raccolto quasi 60mila firme e decine di iniziative, che il 50% dei fondi europei vadano in investimenti strutturali sulla parità di genere, l’occupazione femminile e il gender paygap.
Alcune delle motivazioni che hanno portato a scrivere le lettere indirizzate a Draghi
Oggi sono oltre 700 le attiviste che combattono la stessa battaglia, ognuna mossa da un proprio motivo: «Perché sono una studentessa Stem e so che dovrò lavorare il doppio di un uomo per raggiungere i suoi stessi obiettivi»; «Perché tanti anni fa ho dovuto scegliere tra l’essere madre ed essere lavoratrice»; «Perché vorrei essere libera di aspirare a ruoli dirigenziali»; «Perché durante il primo lockdown ho realizzato di essere invisibile»; «Perché una donna senza indipendenza economica non potrà mai lasciare il marito violento».
Ciò che le donne e gli uomini di sani principi chiedono nelle loro missive è che il 50% dei fondi del Recovery Fund vadano a ridurre la disuguaglianza di genere nel nostro Paese, nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza.