Lavoro Sicurezza

Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro

Il 28 aprile è la Giornata Mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro ma in Italia è emergenza. I dati dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering

Per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro i dati sono sconcertanti: nel 2022 gli infortuni mortali sono saliti del 17% rispetto al 2021, passando da 927 a 1.080 ovvero in media circa 90 vittime al mese. Per quanto riguarda la salute dei lavoratori le vittime da Covid non c’entrano in questo calcolo, dal momento che sono diminuite del 96,6% passando da 294 a 10. Ciò significa che non si può più utilizzare “l’alibi” della pandemia per celare un problema come quello delle morti sul lavoro dovute a ignoranza delle regole, mancanza di formazione adeguata, mancanza di controlli.

Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro
Il 28 aprile 2023 si celebra il secondo decennale dall’istituzione di questa Giornata mondiale, istituita nel 2003 dall’ILO (Organizzazione internazionale del lavoro – in italiano più nota con la sigla OIL) con la finalità di mettere al centro dell’attenzione il tema della sicurezza sul lavoro tramite la prevenzione degli infortuni e delle malattie nei luoghi di lavoro. Paesi di tutto il mondo hanno aderito all’organizzazione, tra cui l’Italia e, dal momento che alla base della Dichiarazione ILO del 1998 sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro (sottoscritta nel 1998) proprio lo scorso anno, il 2022, è stata aggiunto “un ambiente di lavoro sano e sicuro” come principio fondamentale e diritto sul lavoro, ora tutti gli Stati membri dell’ILO, come l’Italia, hanno l’obbligo di rispettare, promuovere e realizzare il diritto fondamentale a un ambiente di lavoro sano e sicuro. In Italia è così o manca ancora qualcosa? Secondo le evidenze dei fatti ciò che manca è come viene messo in atto questo principio alla fine del percorso. Si parte da tante buone intenzioni ma chi deve di fatto mettere in campo le azioni sono le imprese, i datori di lavoro, i responsabili della sicurezza, i lavoratori stessi. Altrimenti ci si ferma alle belle dichiarazioni di impegno.

I dati italiani
Sono 1.090 i lavoratori che da gennaio a dicembre 2022 hanno perso la vita da Nord a Sud con una media di oltre 90 vittime al mese. Parliamo di oltre 20 decessi alla settimana e di almeno 3 infortuni mortali al giorno. Sono 790 gli infortuni mortali verificatisi in occasione di lavoro e 300 in itinere (cresciuti del 21% rispetto all’anno precedente quando era maggiormente diffuso lo smart working). Nel periodo gennaio-dicembre 2021, invece, i decessi totali erano 1.221 e quindi osserviamo un decremento della mortalità (-10,7%). Ma il decremento è solo apparente. Infatti, ricordiamo che nel 2022 sono quasi sparite le vittime Covid (10 su 1.090 secondo gli ultimi dati disponibili di fine dicembre 2022). Nel 2021, invece, costituivano tragicamente quasi un quarto dei decessi sul lavoro (294 su 1.221). Ciò significa che gli infortuni mortali “non Covid” sono cresciuti del 17% passando dai 927 di fine dicembre 2021 ai 1.080 del 2022. Quest’ultimo dato, a dir poco allarmante, è del tutto analogo a quello del 2019, epoca pre-Covid.

La sicurezza sul lavoro in Italia è ancora una meta lontana
Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, da tre decenni in prima linea sul fronte della sicurezza dei lavoratori in Italia, sottolinea il valore della giornata del 28 aprile: “Una giornata importante per riflettere sulla tragedia quotidiana delle morti sul lavoro e per introdurre nella quotidianità produttiva del nostro Paese tutte le procedure utili alla prevenzione degli infortuni gravi e mortali. Un’occasione di riflessione per i formatori, i responsabili della sicurezza aziendale e per i datori di lavoro”. Istituito nel 2009, l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro raccoglie tutte le informazioni disponibili relative agli infortuni mortali sul lavoro provenienti da diverse fonti, tra cui INAIL, mass-media, comunicazioni di enti istituzionali o di associazioni del settore. Tutte le informazioni vengono analizzate dall’ufficio tecnico di Vega Engineering al fine di effettuare propri studi tesi ad individuare le misure di sicurezza più idonee per prevenire gli infortuni sul lavoro. Il fenomeno tragico delle morti sul lavoro in Italia non subisce diminuzioni da anni, come dimostrano le rilevazioni “e purtroppo” sottolinea Mauro Rossato “siamo consapevoli di come in questo drammatico bilancio restino fuori molti altri decessi. Quelli che appartengono all’economia sommersa e tutti i lavoratori che non sono assicurati Inail”.

Le zone rosse d’Italia per la sicurezza sul lavoro
Ciò che conta nello studio dell’emergenza è il rischio reale di morte dei lavoratori, regione per regione e provincia per provincia. “Si tratta dell’indice di incidenza della mortalità, cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa regionale e provinciale” spiega il presidente dell’Osservatorio “la cui media in Italia alla fine del 2022 è di 35 decessi ogni milione di occupati. Questo indice, un vero e proprio ‘indicatore di rischio di morte sul lavoro’, consente di confrontare il fenomeno infortunistico anche tra regioni con un numero di lavoratori diverso”.
Sulla base dell’incidenza degli infortuni mortali, l’Osservatorio Vega definisce mensilmente la zonizzazione del rischio di morte per i lavoratori del nostro Paese che viene così descritto – alla stregua della pandemia – dividendo l’Italia a colori. Ebbene, a finire in zona rossa alla fine nel 2022, con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 35 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Valle D’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Marche, Umbria e Campania. In zona arancione: Puglia, Calabria, Sicilia, Piemonte, Toscana e Veneto. In zona gialla, cioè sotto la media nazionale: Liguria, Abruzzo, Lazio, Molise, Emilia Romagna, Lombardia e Sardegna. In zona bianca, ossia la zona in cui l’incidenza delle morti sul lavoro è la più bassa, troviamo il Friuli-Venezia Giulia.

I lavoratori più a rischio
Gli anziani per scarsa reattività alle situazioni di pericolo, i giovani per mancanza di esperienza e gli stranieri, forse per incomprensione e ignoranza delle regole italiane. L’analisi sull’incidenza infortunistica svela chiaramente come gli stranieri abbiano un rischio di morte sul lavoro più che doppio rispetto agli italiani. Gli stranieri registrano 66,5 morti ogni milione di occupati, contro 31,5 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati. Un dato che si ripete, in modo più o meno analogo, dal 2019 al 2021. E poi ci sono gli ultrasessantacinquenni, che registrano 93,6 infortuni mortali ogni milione di occupati. Conseguenza, probabilmente, di una minor reattività in situazioni di rischio. Mentre quando si parla di denunce totali di infortunio sono i giovani ad indossare la maglia nera ed è la mancanza di esperienza questa volta la causa del “record”: nel 2022 sono state 76.269 le denunce di infortunio da parte di giovani tra i 15 e i 24 anni di età (doppie e anche triple rispetto alle altre fasce d’età).

Infortuni sul lavoro e Covid
Se l’emergenza sanitaria sembra essere quasi scomparsa come causa degli infortuni mortali del 2022, non si può dire altrettanto per le denunce totali di infortuni sul lavoro, ovvero quelli mortali insieme a quelli non mortali. “A fine dicembre 2021 le denunce totali per infortunio dovuto al Covid erano 48.876, mentre a fine dicembre 2022 sono diventate 117.154” spiega ancora Rossato. “Ciò significa che praticamente sono più che raddoppiate, dimostrando come il virus sia divenuto molto meno mortale, sebbene sia ancora presente nei luoghi di lavoro”.

La normativa che non viene applicata
Rossato lancia un appello a tutti coloro che si occupano di sicurezza nel nostro Paese: “non si può arrivare alla fine di ogni anno contando sempre oltre mille vittime; non è possibile vedere come i lavoratori siano sempre protagonisti delle stesse tragedie. Esiste una normativa ben strutturata nel nostro Paese per prevenire gli infortuni. Basterebbe applicarla in modo più capillare. Auspichiamo che questi nostri studi ed elaborazioni statistiche possano rappresentare un valido supporto di conoscenza e approfondimento per tutti coloro che si impegnano a fare prevenzione nei luoghi di lavoro e, soprattutto, diventino strumento concreto ed efficace per tutelare la sicurezza dei lavoratori. Ricordando una volta di più e proprio in una giornata solenne come il 28 aprile” conclude il presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre “che la disciplina in materia di sicurezza sul lavoro nel nostro Paese c’è ed è esaustiva. Dobbiamo solo applicarla. A tal fine serve dunque un’adeguata e diffusa formazione dei lavoratori e, anche, dei datori di lavoro; senza dimenticare il valore deterrente di ispezioni e sanzioni. Non si possono considerare salute e sicurezza sul lavoro dei costi, bensì un investimento. È indispensabile che l’Italia esca dal torpore dell’insicurezza che immobilizza piani virtuosi di prevenzione e che continua a perpetuare la tragedia anno dopo anno. Perché l’inettitudine e l’ignoranza di chi si dovrebbe occupare della tutela dei lavoratori, poi, si traducono in infortuni gravi e, talora, mortali”.

I dati dell’Osservatorio sono pubblicati alla seguente pagina web: www.vegaengineering.com/osservatorio/

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