Le aziende sono a caccia di profili tecnici e professionali e già si prevede che non verranno trovati lasciando i posti di lavoro vacanti
Opportunità di lavoro perse perché i giovani italiani non studiano le materie di interesse per le aziende, che ricercano i profili tecnici e professionali e dunque i diplomati degli istituti tecnici e professionali e i laureati STEM (nelle materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche). Eppure nel XXI secolo e dopo una pandemia che ci ha abituati a usare la tecnologia in modo massiccio sorprende che i tanti giovani disoccupati italiani non vogliano acquisire competenze in questi ambiti.
Tutti youtuber e influencer
I giovani sono convinti che sia facile “fare i soldi” sfruttando le imprese che vogliono pubblicizzare i propri prodotti sulle loro pagine social nel momento in cui arrivano ad avere un alto numero di follower. Sciocchezze, miti da sfatare. Non ti contatterà mai nessuno per regalarti dei soldi solo perché ti sei divertito a fare un video stupido. Diciamocelo pure in faccia. Si guadagna lavorando seriamente e, poiché siamo in un mercato internazionale aperto e altamente competitivo, bisogna essere preparati. Sapere cosa cercano le imprese che, in quel caso sì, sono disposte a pagare bene.
Aziende a caccia di profili tecnici e professionali
Nei prossimi cinque anni le aziende saranno a caccia di diplomati con formazione tecnica e laureati STEM. Una sfida complessa considerato che i profili più richiesti saranno anche i più introvabili. Infatti, a fronte di un fabbisogno di 3,7 milioni di nuovi profili professionali, stimato per il periodo 2023-2027, mancheranno ogni anno circa 133 mila diplomati degli istituti tecnici e professionali e 8700 laureati, con gap particolarmente rilevanti nel settore medico sanitario. Inoltre, la difficoltà di reperimento del personale da parte delle imprese tenderà ad aumentare, complici i macro-trend digitale e green che porteranno ad un’intensificazione delle skill necessarie per poter governare le transizioni tecnologiche in atto, rischiando, peraltro, di ridurre l’efficacia degli investimenti del PNRR.
I profili tecnici e professionali non si trovano. È emergenza
Nel periodo 2023-2027 dunque mancheranno ogni anno all’appello circa 133 mila diplomati degli istituti tecnici e professionali e oltre 8mila laureati STEM. Un’emergenza reale che, senza un cambio di rotta, potrebbe costare fino a 37,7 miliardi di euro, con un particolare aumento dei costi per i settori più legati alla stagionalità. Ad evidenziarlo la nota dell’Ufficio Studi dei Consulenti del Lavoro dal titolo “Formazione e lavoro. Quali percorsi per il mercato del lavoro che verrà?” che ha elaborato i dati del Rapporto di “Previsione dei fabbisogni occupazionali e professionali” di Unioncamere Excelsior. Il mismatch tra domanda e offerta supera la soglia del 50% già ora.
Quale formazione è richiesta
Ma quali sono i profili tecnici e professionali più richiesti dalle aziende? Se alcuni posti di lavoro disponibili a partire da quest’anno sono destinati a chi ha seguito un percorso formativo in amministrazione, finanza e marketing (83 mila), turismo e ristorazione (57 mila), si comincia a parlare un linguaggio più tecnico quando si nota che le aziende cercano anche chi ha studiato meccanica, meccatronica ed energia (55 mila). Con riferimento ai laureati, invece, i percorsi più appetibili per il mercato nel prossimo quinquennio saranno quelli STEM (69 mila profili richiesti in Science, Technology, Engineering e Mathematics) e solo a seguire economico statistico (46 mila), medico sanitario (43 mila), giuridico e politico sociale (40 mila). Più chances di tutti le avrà chi ha deciso di frequentare l’università o gli ITS perché in questi casi, a fronte di un fabbisogno medio annuo di quasi 253 mila diplomati, il sistema formativo ne immetterà sul mercato solo 244 mila. Il divario più rilevante si avrà nel settore medico sanitario, dove ogni anno si stima che mancheranno all’appello più di 12 mila profili (il 27,7% di quelli di cui il mercato avrà bisogno).
La formazione che manca
“In quest’ottica la preparazione delle future generazioni al mondo del lavoro è diventata una delle sfide più urgenti” ha dichiarato il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca. “È necessario orientare i giovani verso percorsi formativi professionalizzanti e il più possibile connessi con le esigenze del mercato del lavoro, implementando programmi di formazione mirati che consentano di sviluppare competenze altamente richieste dalle imprese, in primis nei settori tecnici e professionali. Per garantire una forza lavoro qualificata e ridurre il mismatch tra domanda e offerta, è importante che istituzioni scolastiche, enti pubblici e imprese agiscano in sinergia per sviluppare una maggiore consapevolezza verso le skill direttamente trasferibili nel mondo del lavoro”.