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Finanziamenti pubblici ai partiti, un ritorno atteso

A distanza di dieci anni dall’abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti, l’argomento viene risollevato discutendo di democrazia e trasparenza

Tornare ai finanziamenti pubblici ai partiti, a garanzia della democrazia e della trasparenza. È quanto hanno auspicato i politici intervenuti all’incontro “finanziare la democrazia. L’importanza di una legge trasparente sul finanziamento pubblico alla politica”, che si è tenuto il 10 luglio a Roma, alle Terme di Caracalla, in occasione della Festa dell’Unità. Ha moderato il dibattito Daniela Molina, direttrice responsabile di “Donna in Affari”.

Dieci anni senza finanziamenti pubblici ai partiti
L’abolizione degli aiuti pubblici alla politica risale a fine 2013, quando – al termine di un processo avviato anni prima tramite referendum abrogativi e iniziative di riforma, in un clima di mancanza di fiducia nella politica – il Governo Letta emanò il decreto legge 149/2013, convertito nella legge 13/2014, mettendo fine alla possibilità di finanziamento statale dei partiti.
I partiti politici sono previsti dalla Costituzione: si tratta di associazioni di privati cittadini che vogliono concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, come recita la nostra Carta fondamentale. Sono, quindi, enti privati che svolgono funzioni di tipo pubblicistico, che fanno da intermediari tra i cittadini e le istituzioni. Negli ultimi tempi – ha rilevato il senatore Michele Fina, presente al dibattito – c’è la tendenza a scavalcare tutto ciò che s’interpone tra il capo carismatico e la folla, compreso il partito politico.

 

Una questione di democrazia
I finanziamenti pubblici ai partiti sono necessari per garantire la democrazia, a condizione che il loro impiego sia controllato e disciplinato, come avviene per le amministrazioni pubbliche. Sarebbe necessaria una legge sui partiti; l’Italia, infatti, è l’unico Paese nel quale la definizione stessa e la ragione d’essere di un partito siano state messe in discussione. Secondo il senatore Fina, prima ancora di fare un passo nell’ambito della legislazione, occorrerebbe capire che il partito politico è tale a prescindere dal suo orientamento.

Riconoscimento del ruolo dei partiti
“Pietro Scoppola, che ha scritto ‘La Repubblica dei partiti’ [edizioni Il Mulino NdR] ha spiegato meglio di chiunque altro come i partiti per molti anni abbiano surrogato lo Stato e determinato un elemento di fiducia dei cittadini. Questa situazione è durata moltissimo tempo” ha sottolineato Michele Fina, “poi si è ribaltata e i partiti hanno perso credibilità. Bisogna restituire ai partiti una grande forza popolare, intesa nell’accezione nobile e non in quella populista, che tende invece a fare leva sulla rabbia delle persone.” Lo strumento di una battaglia popolare è riconosciuto utile alla democrazia e stiamo andando in quella direzione, secondo il senatore.

Una proposta di legge sui finanziamenti pubblici ai partiti
“Abbiamo depositato al Senato, a prima firma Giorgis, la proposta di legge su Statuti, trasparenza e finanziamento dei partiti politici, allo scopo di ridefinire le regole di funzionamento di tali organismi” ha annunciato il senatore Fina. “Se un partito riceve dei fondi pubblici, l’utilizzo di quelle risorse deve avere un elemento di controllo pari a quello che si applica all’ente locale, pur essendo il partito, un’associazione privata. Laddove manchi questo elemento, la sfiducia delle cittadine e dei cittadini, purtroppo, vince.”

Le entrate del Partito Democratico
Il Partito democratico, a livello nazionale, ha sostanzialmente quattro voci di entrata. La prima, molto importante, è quella che si riferisce al 2 per mille dell’Irpef. “Noi siamo il primo partito in Italia in termini di raccolta, con 530 mila opzioni, quasi un terzo di ciò che conseguono tutti i partiti.”
Il Partito Democratico ha raccolto l’anno scorso oltre 8 milioni di euro, mentre il secondo partito, Fratelli d’Italia, poco più della metà: 4,8 milioni di euro. “Otto milioni su ventiquattro totali, quindi un terzo; questa è la principale fonte di finanziamento” ha sottolineato il senatore. A questa cifra si aggiungono le contribuzioni degli eletti, con un apporto di circa 1 milione 600 mila euro; infine, una piccola quota del tesseramento, circa mezzo milione di euro. Questo è, di massima, il bilancio di un partito. “Si parla di un decimo rispetto a quando il partito aveva il finanziamento pubblico, però è un bilancio importante” ha detto Fina.

Controlli pubblici per la trasparenza
“I finanziamenti pubblici ai partiti rappresentano la maggior forma di democrazia e di trasparenza che si possa garantire” ha precisato Nicola Passanisi, tesoriere della Federazione del Partito Democratico di Roma, che raggruppa sessantuno circoli. “La democrazia ha un costo; il 2 per mille ci aiuta, ha restituito dignità a Roma e al Lazio, ma non possiamo pensare che sia l’unico sistema per contribuire alla vita dei partiti. il PD di Roma ha una situazione debitoria, perché, con 61 sedi da gestire, si è trovato all’improvviso senza un paracadute economico. I fondi pubblici sono assolutamente necessari”.
Il rischio è che altri tipi di sussidio possano indurre alcuni finanziatori a mettere in atto comportamenti ai margini della legalità. “Si può incorrere nella tentazione di mettere cinquanta imprenditori intorno a un tavolo, di farsi finanziare ad esempio con 2 mila euro a testa, riuscendo così a pagare parte dei debiti. In quel momento, però” ha precisato Passanisi “si uccide la democrazia perché, in mezzo a tanti finanziatori onesti, potrebbe essercene uno che voglia chiedere qualcosa in cambio.”
Le sovvenzioni pubbliche sono auspicabili, quelle private sono importanti, è emerso nel corso del dibattito, ma tutte devono essere disciplinate da norme che diano certezza all’agire degli amministratori, pur nell’ambito di una discrezionalità necessaria alla vita dell’organizzazione politica.

 

Il ruolo fondamentale dei territori
Alla domanda di Daniela Molina in merito all’impatto che avrebbero i fondi pubblici se arrivassero direttamente alle tesorerie locali, la presidente del PD di Roma, Giulia Tempesta, che ricopre anche la carica pubblica di presidente della Commissione Bilancio di Roma Capitale, ha parlato di un effetto sicuramente positivo, perché qualunque aiuto sia dato perché la democrazia si mantenga e si rafforzi, rappresenta un vantaggio per tutta la comunità. “Non ho mai condiviso le azioni di chi, nel mio partito e nelle varie legislature, ha voluto l’abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti” ha precisato Giulia Tempesta “e ritengo che sia stato un errore enorme averlo fatto; non per il PD, ma per la salute della democrazia. Penso che una rinnovata regolamentazione della vita democratica dei partiti e della gestione degli interessi sia assolutamente necessaria. Lo dico da persona che ha fatto per tre volte la campagna elettorale per essere eletta. So quanto sia complicato mettere insieme i fondi per il simbolo che dobbiamo sostenere e per le preferenze. Raccogliere le risorse per un partito politico è una delle cose più appassionanti e al tempo stesso meno facili da portare avanti. Sapere che c’è uno Stato che pensa a regolamentare con giuste norme quel meccanismo, è davvero importante.”

 

Le conclusioni
Il senatore Fina ha spiegato di aver voluto, a livello nazionale, un Comitato composto esclusivamente da tesorieri territoriali, del quale fa parte Nicola Passanisi, e che rispetta la parità di genere. “Abbiamo bisogno che il partito nazionale e quello territoriale si sentano un unico organismo.  Avere a cuore la crescita dei territori è fondamentale. Noi ci occupiamo di un elemento molto delicato, il denaro, e di provare a gestire al meglio la generosità di chi trasferisce il proprio il tempo-lavoro, attraverso le contribuzioni, al partito politico di riferimento” ha concluso Michele Fina.

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